Do you really think you would have survived alone?

Nicole, do you ever die?

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    L'aria fredda dell'inverno si insinuava tra le assi del legno della porta penetrando fino all'interno del rifugio. Il vento sbatteva contro i muri di pietra grezza, portando con sé il suono dell'urlo della foresta danzante. Foglie morte, polvere e detriti si abbattevano sulla bassa e povera costruzione contadina, come a sfidarla a non cadere in pezzi dopo tutti quegli anni. Il tetto di paglia era stato scoperchiato, le pietre dei muri si erano divelte e il poco mobilio presente era stato divorato dalle termiti. Quella piccola casa, forse rifugio di cacciatori ormai morti, sepolti e dimenticati, era rimasta isolata per più di due secoli, dimenticata dei meandri oscuri della foresta al limitare del regno. Era un luogo oscuro, ormai disabitato, dove la vegetazione cresceva selvaggia e rigogliosa, reclamando il possesso della natura sulle creature dell'uomo, distruggendo ciò che lui in un battito di ciglia aveva costruito ed altrettanto rapidamente distrutto.
    Nonostante la rovina della bassa casupola, il vento non riusciva ad entrare al suo interno. Nonostante l'edera avesse ricoperto ogni superficie esterna, nulla aveva sorpassato il perimetro di pietre costituito dai muri pericolanti. Il tetto era a pezzi, e solo qualche sporadica asse di legno scricchiolante rimaneva in piedi. Ma la pioggia, in duecento anni, non era mai entrata. Nemmeno il vento selvaggio di quella notte, quindi, aveva speranze di penetrare in quella casupola stregata. Si abbatteva sui varchi della casa in rovina come se in quei vuoti vi fosse solida roccia, senza potervi entrare. Furibondo, potente e inutile. Un'ottima metafora.

    Nell'unica stanza della casupola resistevano un tavolo di legno grezzo, una sedia altrettanto vecchia e ciò che restava di un vecchio camino. Il pavimento era composto di assi di legno secche e scricchiolanti, scure e e crivellate da infiniti minuscoli buchi di termiti. Era un ambiente piccolo e mal illuminato, in quella notte di tempesta. Un inaspettato fuoco ardeva nel camino spento da troppi anni, ma non emanava calore. Le fiamme erano color argento, silenziose come fantasmi, ed illuminavano l'ambiente distrutto dal tempo con gelida luce chiara e cangiante. Attaccato all'unico muro completamente integro della casetta vi era un grande letto matrimoniale, con la testiera di metallo lavorato e coltri chiare e semplici, ma non appartenenti a quel secolo. Era nuovo, vecchio appena un paio d'anni, ed era stata una fabbrica ad aver prodotto le parti che lo componevano, non le mani di un fabbro o le dita di una donna. I cuscini erano di vere piume, vere quanto potessero essere le piume sintetiche di inizio millennio duemila. Profumava di pulito, di salvezza, di civiltà. Profumava di un luogo senza sangue e dolore, di un luogo sicuro dove fosse bello vivere. Profumava di casa.
    Al centro di quelle coltri chiare, appoggiato con attenzione, vi era il filatterio di Celestina. Il cilindro emanava una quieta luce palpitante, simile al battito di un cuore, mentre al suo interno la nebbia dell'anima della ragazza si dimenava, sopita ancora per poco, vorticando nel suo contenitore. Due creature lo osservano, ferme nell'ambiente.
    La prima era una ragazza, seduta sull'unica sedia della stanza. Non pareva stupita dal fatto che questa la reggesse senza fatica, nonostante fosse così vecchia, come neppure pareva trovare strano che nonostante i varchi nei muri e la tempesta là fuori non un filo di vento penetrasse nell'ambiente. Perché avrebbe dovuto? Era stata lei a stregare la casupola.
    La fanciulla dimostrava pochi anni in più di Celestina. Aveva tratti da adolescente, corporatura sottile e non era particolarmente alta. Sotto al mantello invernale indossava vesti scure aderenti, lucidi stivali al ginocchio e quella che pareva una grossa sciarpa intrecciata di lana grezza color terra di siena addobbata intorno al collo. Seduta al tavolo, era intenta a sorseggiare una bevanda tiepida da un fine tazza di porcellana.
    La porcellana non era ancora arrivata, in quel paese, e di certo nessuno aveva ancora mai toccato un qualsiasi tipo di fibra sintetica. Ma di nuovo la ragazza non pareva stupirsene. Sotto alle lunghe ciglia blu osservava di tanto in tanto il filatterio palpitare, mentre la luce verdastra che emanava si mischiava con l'argento delle sue fiamme. La ragazza si ravvivò i corti capelli blu, mossi e tagliati corti, attendendo con pazienza.
    La seconda creatura viva della stanza squittì, facendo avanti e indietro davanti alle fiamme. Thién lo guardò, gelandolo sul posto, con quei suoi occhi color ghiaccio.
    «Lars, ti ho dato l'immortalità, ma ti giuro che se ti fai toccare da quelle fiamme non durerai più di un minuto.» disse la ragazza al ratto, alzatosi sulle zampe posteriori. La creatura la guardò con sguardo intelligente, il naso vibrante. Poi squittì di nuovo, agitato, correndo sino al letto ed arrampicandosi sulla testiera. Aspettava, gli occhi fissi sul filatterio.
    Thién sospirò, prendendo un altro sorso di tè. Quel topo era troppo agitato. Aveva aspettato quasi duecento anni per riabbracciare la sua padrona, e l'immortalità che l'ultima incarnazione di Algebal gli aveva donato gli aveva anche fatto sviluppare una coscienza superiore a quella di un ratto normale. Gli occhi della creatura erano illuminati da una luce d'argento, e possedeva in sé un minuscolo fuoco che l'avrebbe mantenuto in vita per il resto dell'eternità. La coscienza portava con sé il pensiero, ed il pensiero la consapevolezza. Il ratto rivoleva la sua padrona, e non riusciva più ad aspettare.
    Quando Thién era andata a recuperarlo, Lars era stato abbandonato nella foresta da Nicole, corsa indietro a salvare il suo neo marito. Non che intendesse davvero abbandonarlo, forse, ma doveva immaginare come la sua fosse una missione suicida ed aveva preferito lasciare libero il ratto immortale... Il ratto nonmorto, che avrebbe atteso in eterno. La viaggiatrice del tempo era arrivata giusto in tempo per prenderlo per la coda, sollevarlo e congelarlo sul posto. La povera creatura si era pietrificata, appena come un ridicolo stoccafisso per la coda, ed aveva roteato gli occhietti scuri, terrorizzata. Thién gli aveva soffiato sul muso, riportandolo in vita. Il topo aveva rischiato l'infarto, per poi scoprire che il suo cuore non poteva fermarsi. Il fiato di Thién gli aveva donato la vera immortalità, ed in meno di un minuto... Duecento anni dopo, Thién era tornata a prenderlo. La creatura aveva continuato ad aspettare la padrona nel luogo in cui lei lo aveva lasciato, incurante del passare degli anni. All'arrivo di Thién, gli si era arrampicato addosso. La ragazza aveva riso.
    «Tu sei un cane, non sei un topo.» aveva detto, passandogli un pezzo di formaggio. Lars l'aveva addentato, tutto contento. Ma erano state le parole successive della fanciulla a farlo impazzire di gioia ed a causargli un altro mini infarto. Meno male che era immortale, perché morire di contentezza pareva abbastanza una beffa, dopo tutto il tempo che aveva aspettato. «Andiamo a riabbracciare la tua padrona, ti va?»
    Perché Thién, chiaramente, sapeva quando il momento giungeva e sapeva che cosa c'era da fare. Alla cintura, quando aveva recuperato Lars, aveva i pugnali gemelli di Celestina. Per il ratto era stato un segno.

    Adesso quei pugnali giacevano sul tavolo, appoggiati ed avvolti da un fodero di pelle scura, lucidi e pronti all'uso. Erano diversi dai pugnali che Nicole aveva tenuto in mano combattendo con Kyriel prima di essere fatta prigioniera. Erano dieci volte più antichi, ma lei non poteva saperlo. Thién adorava i paradossi. Anche loro erano in attesa della rinascita della fanciulla. La viaggiatrice del tempo controllò il polso come si controlla un orologio, ma non vi era nulla se non aria legato al suo corpo. Annuì, guardando ciò che non c'era.
    «Tre minuti.» mormorò. Lars si rialzò in piedi, fremente. Thién lo ignorò, accavallando le gambe. La luce dell'alba iniziò a penetrare dai varchi della casupola, e lei spense il fuoco.
    Cadde il silenzio. La tempesta si placò. Il freddo dell'inverno pareva congelare il tempo in minuscoli frammenti d'attesa, simili a schegge di ghiaccio. Gli istanti passarono, mentre intrepidi uccellini fecero sentire il loro canto dopo il vento furibondo della notte. Thién aspettava, gli occhi azzurri fissi sul letto dove aveva portato il filatterio della ragazza. Calma quanto Lars era agitato, attese.
    Poi il terzo minuto scattò, e il filatterio si attivò, dopo quell'attesa.
     
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    Morire era sempre un'esperienza mistica, ma a ripeterla in continuazione si finisce per stufarsi. Celestina stava pensando questo, mentre vagava per le stanze della villa dove era cresciuta. Beh, non la villa vera, ma un'immagine creata dalla sua mente, così come non era davvero lei a camminare, quanto la sua coscienza in forma corporea. Morire era una seccatura anche per questo. Perché non poteva semplicemente perdere conoscenza e risvegliarsi a resurrezione ultimata? No, doveva rimanere lì, intrappolata nella sua stessa mente (o dentro il filatterio, per essere pignoli) a cercare modi per ingannare il tempo mentre il suo corpo là fuori si rigenerava. Dopo un anno di attesa era stufa, scalpitante, desiderosa di uscire da lì e fare... qualunque cosa.
    Ma cosa, di preciso? Ecco, quella era una cosa che la tormentava insieme alla noia. Ufficialmente era morta per tutti, tranne forse per Kyriel. Di sicuro non poteva tornare indietro e prendere d'assalto la cattedrale... o torre, o cosa accidenti era. Avrebbe preferito essere libera insieme a Kai, ma aveva capito che era un desiderio irrealizzabile. Non poteva liberarlo, l'angelo era troppo potente, quindi non le restava che tornare alla sua vecchia vita di assassina, sempre se la Gilda esisteva ancora, sempre se fosse un lavoro richiesto. Oppure poteva mettersi a viaggiare. Rubare un cavallo ed esplorare il mondo, cercare alleati, diventare più forte. Innamorarsi di nuovo? No, quello era impossibile. Non avrebbe trovato nessuno come Kai. Non-morti e necromanti erano sempre più rari, e non si vedeva legata ad un mortale. Forse avrebbe abbracciato la via della non violenza e seguito qualche religione straniera. Ma probabilmente no.
    Ricapitolando, era annoiata, sola e senza un futuro scritto davanti. Avrebbe dovuto improvvisare. Prima le cose importanti. Sarebbe rinata accanto al filatterio, in mezzo ad una radura, senza vestiti od armi. Perché non aveva pensato di seppellire uno scrigno con oggetti di prima necessità, insieme all'artefatto? Va bene. aveva sempre trovato estremamente improbabile, se non impossibile, la prospettiva di venire annientata completamente, ma avrebbe dovuto attrezzarsi per l'evenienza, per sicurezza. Come detto prima, le sarebbe toccato improvvisare. Anche perché sentiva che il momento era arrivato.

    Il filatterio si illuminò sempre di più, iniziando a sprigionare una sottile nebbia verde brillante, che si avvolse su sé stessa fino a formale uno spettrale bozzolo luminoso. Celestina avvertì il suo corpo ricomporsi una parte alla volta, come se la sua anima si stesse vestendo di ossa, organi, muscoli, pelle e capelli. Aveva sempre pensato che fosse un procedimento doloroso, ma non lo era per niente. Si sentiva... completa. Capì quanto fosse bello avere un corpo e quanto le fosse mancato. Il bozzolo di nebbia scomparve, lasciandola a mezz'aria. Ricadde pesantemente, finendo per fortuna su di un morbido letto. Un letto!? Hanno costruito una casa sopra il mio filatterio?! E ora come lo recupero?
    Una fievole luce verde attirò la sua attenzione. Il contenitore della sua anima era lì, accanto a lei. Meglio... o forse no. A chi era finito in mano? Di chi era quella casa? Mentre si faceva queste domande, qualcosa di piccolo e peloso le si avventò addosso. Lars? chiese, stupita. Sarebbe dovuto essere morto da un pezzo! Era strano, ma accantonò il mistero, godendosi la presenza del suo vecchio compagno. Mentre carezzava il ratto, si guardò intorno. Il letto era comodo e parecchio elegante, degno di un ricco, ma la casa era praticamente una rudere inabitabile. Che razza di psicopatico poteva vivere in un posto del genere? Il tetto era praticamente inesistente, alcune pareti semi distrutte e...
    E c'era una ragazza che la fissava sorridente, seduta su una sedia malconcia. La non-morta avvampò, cercando di coprirsi come meglio poteva. Ti giuro che che c'è una spiegazione per tutto questo. esclamò, imbarazzata.
    C'era davvero? Forse non ce n'era neanche bisogno, la padrona di casa non sembrava stupita o spaventata. Oltretutto, come faceva ad avere i capelli blu?
    Bene. Sono tornata in vita da neanche un minuto e già sono in una situazione assurda. Perché non c'è mai niente di facile?
     
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    Thién osservo Celestina da sotto le folte ciglia blu. Lei e suo fratello avevano sempre avuto ciglia assurdamente folte, e raramente Thién le eliminava quando mutava l'aspetto del suo corpo. Non batté ciglio quando Nicole si rigenerò: non era la prima volta che assisteva alla sua rinascita. Ma era la prima volta che la ragazza la incontrava. La prima volta che Celestina incrociava la strada della viaggiatrice... O almeno così credeva lei.
    Thién si portò la tazza alle labbra, con lentezza. Sorseggiò il suo tè. Osservò Nicole.
    Non era cambiata nel tempo. Né nel passato come neppure nel futuro. Aveva il medesimo aspetto immutabile, persino nella piega dei capelli appena rigeneratisi. Gli arti lunghi e sottili, lo stomaco piatto, le spalle minute ed i minuscoli seni bianchi. Le labbra sottili erano dischiuse per lo stupore ed il volto era avvampato, divenendo quasi del medesimo colore degli occhi... Thién trattenne un sorrisetto. Aveva fatto un ottimo lavoro con lei. Quella versione della ragazza, poi, le piaceva molto di più della precedente che aveva appena incontrato. La prima volta che aveva visto Celestina ritornare in vita, ovvero nel futuro rispetto a quel momento, la ragazza si era alzata senza dire una parola, gelida ed incurante della propria nudità (be', quello sì che era un miglioramento!) e l'aveva schiaffeggiata con una forza inaspettata.
    "Fammi indovinare, è per qualcosa che non ho ancora fatto?" Nicole aveva annuito, colma di gelida furia. Cavolo, doveva essere stato bello serio. "Non vedo l'ora" aveva commentato la figlia dell'angelo, massaggiandosi il volto.

    Quello stupido topo saltò addosso alla sua padrona con una gioia degna di un canide. Ancora un poco ed avrebbe imparato a scodinzolare, invece che squittire come un ossesso. Magari un giorno glielo avrebbe insegnato, inserendogli il pensiero nella piccola testolina dalla mente semplice. In quel momento era così colma di gioia che non vi sarebbe potuto stare nient'altro. Anche con lui aveva scelto bene. Non vi era niente di meglio di un compagno contro la solitudine, ancora meglio se muto ma intelligente. Lars avrebbe potuto aiutare Celestina negli anni a venire; il suo percorso non era nemmeno ancora iniziato.
    Thién si godette silenziosamente l'imbarazzo e l'agitazione dell'altra ragazza. Oh, quella versione le piaceva. Non era gelida, aggressiva o accecata dalla sete di sangue, sembrava quasi umana e... Normale, per una volta. Percepì i suoi pensieri e le sue emozioni sulla pelle, come si percepisce l'acqua scorrere a diverse temperature, mentre l'altra si domandava come facesse ad avere i capelli blu... Parlava quella con i capelli azzurri. La viaggiatrice non disse nulla, abbozzando un mezzo sorriso e senza smettere di sorseggiare il suo tè, come se non vi fosse alcuna fretta o alcun motivo per cui essere agitati al mondo. Indicò con un sottile dito chiaro il cuscino di fianco a Nicole, dove c'erano, accuratamente ripiegate, delle vesti scure. Una lunga gonna scura, biancheria, calze, una camicia resistente e morbida, una casacca e, sotto a tutto, un lungo mantello nero. La camicia era fatta apposta per potersi chiudere sino al mento, nascondendo la cicatrice a causa della quale Nicole era morta la prima volta. Vi erano anche dei guanti di seta ed alcune differenze rispetto al vestiario solito della ragazza. I materiali erano più leggeri e resistenti, più morbidi ma all'apparenza identici a quelli che Nicole era solita portare prima di incontrare Kai... Con alcune piccole variazioni dell'altezza della vita, lo sbuffo della camicia e tutti quei piccoli dettagli di stile che cambiavano con gli anni. Erano vestiti provenienti da un tempo differente da quello attuale, ma Thién era certa che le sarebbero andati bene. Dopotutto, se li era scelta da sola.
    "Ho trovato queste vesti negli anni" le aveva detto Nicole, quando era andata a riferirle quello che intendeva fare "Ogni volta che vedevo un pezzo della vecchia me mi si fermava il cuore. Sono i vestiti che mi hai dato tu la prima volta che ti ho incontrata. Nel prenderli ho capito che te li avrei dati io. Com'è possibile?" Le aveva mostrato ciò che rimaneva di un'antica camicia, lurida nonostante fosse stata più volte lavata, lisa e macchiata di sangue, ed una nuova e pulita, identica. Thién aveva alzato le spalle, capendo che erano esattamente gli stessi capi, provenienti da due tempi differenti. Ecco perché sua madre le vietava di portare via oggetti dal proprio tempo... Suo fratello aveva sbuffato. "Benvenuta nel nostro mondo. Hai appena descritto un paradosso." aveva commentato, sarcastico come al suo solito. Thién aveva preso i vestiti dateli da Nicole senza aggiungere altro, ed era scomparsa.

    «Mettiti comoda» disse, indicando i vestiti «Sono certa che ti andranno a pennello.» concluse, con un quieto sorriso a labbra chiuse. La ragazza emanava un'aura di calma e rilassatezza senza pari. Persino Lars, per un istante, parve calmarsi. Thién percepiva pensieri ed emozioni altrui, ed i suoi poteri superavano il limite dell'inimmaginabile. L'ultima cosa che volesse era che Nicole fuggisse spaventata o che la attaccasse. Non tutte le cose andavano fatte con le cattive maniere, e semplicemente rendere l'ambiente calmo e rilassato, cercando di farla sentire a suo agio, non significava volerla ingannare. Meglio ancora se non si fosse nemmeno accorta del manto di calma che aveva fatto calare sulla casa. Lars si accucciò, improvvisamente tranquillo. Thién sorrise. Con gli animali era sempre più facile.
    La ragazza si voltò con leggerezza, i riccioli blu che si muovevano con lei, senza alzarsi dalla sedia e senza smettere di tenere in mano la sua tazza. Senza che Nicole potesse vederlo, dato che le dava le spalle, nella mano libera le comparve una seconda tazza identica alla prima, che si riempì da sola di un tiepido liquido tra il rosso e il viola. «Tè?» domandò Thién, allegra, posando la tazza al suo fianco, davanti ai pugnali di Nicole. Seguendo il suo movimento la ragazza li avrebbe visti e si sarebbe fatta le giuste domande.
    La viaggiatrice le attese, quelle domande, rimanendo voltata per permettere a Nicole di vestirsi. Ai piedi del letto vi erano anche dei comodi stivali resistenti. Vesti da viaggio, pensate per durare negli anni. Thién adorava chiudere i cerchi dei paradossi interrotti, e questo era uno di quelli. Le sembrava sempre di inserire i pezzi mancanti di un puzzle grande come l'universo intero... Di cui lei era l'unica in grado di decifrare la trama.
    Avevano molto di cui parlare.
     
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    La situazione era imbarazzante. La ragazza non aveva iniziato ad urlare, vedendola comparire dal nulla, ma si limitava a guardarla con un sorriso rilassato sulle labbra, come se avesse saputo cosa stava per succedere. Probabilmente era una maga. Aveva trovato il filatterio per caso e l'aveva studiato, apprendendone la funzione. Ho rischiato grosso, se l'avesse rotto sarebbe stata la mia fine. Però... a che pro conservarlo? Sicuramente non vuole usarlo per ricattarmi, sarebbe già scattata a prenderlo, e non ha neppure lanciato incantesimi di controllo, me ne sarei accorta. mentre rimuginava su questi fatti, l'altra le indicò i vestiti accanto a lei, girandosi poi per darle un po' di privacy. Per me? Davvero? Ehm... volevo dire... grazie. balbettò, sentendosi stupida per non aver notato prima gli abiti. Poggiò Lars su un cuscino e, visto che la misteriosa incantatrice non sembrava avere fretta, si prese un po' di tempo per rimirare gli indumenti. Erano di ottima fattura e tutti scuri, come piaceva a lei. Possibile che sia riuscita ad indovinare per caso i miei colori preferiti? Effettivamente non è poi così difficile, suppongo sia credenza comune che creature ritenute oscure, come me, si vestano di nero. La biancheria di pizzo confutò l'ipotesi. Non poteva aver indovinato per caso quel suo vezzo. La presenza di quei vestiti, di ottima qualità, era già un miracolo di per sé, ma quale persona sana di mente avrebbe comprato una roba del genere per una non-morta? Oltretutto... come aveva capito che era femmina e quali erano le sue misure? Un'incantesimo per capire le qualità arcane del filatterio? Impossibile, mi sarei accorta di una simile intrusione. Doveva proprio fare qualche domanda alla ragazza.
    Mentre si rivestiva, l'altra le domandò se volesse del tè. Bene, almeno non sapeva TUTTO di lei. Certo che sapere che abiti indosso ma non che ogni bevanda per me ha il sapore di acqua mista a cenere, a parte l'acqua stessa... Niente tè, grazie, però se ti è rimasta un po' di acqua calda la gradirei. rispose, voltandosi. E allora vide i suoi due pugnali posati sul tavolo.
    Ma che diavoleria... esclamò, finendo di vestirsi in fretta e raggiungendo le armi, sfoderandone una e analizzandola. Erano proprio loro. I manici neri perfettamente adatti alle sue mani, le lame più lunghe del normale per compensare la sua statura, persino il simbolo del suo Maestro, un teschio posato sopra un libro aperto, inciso alla base delle lame.
    Inspirò, cercando di calmare il caos di quesiti che le stavano ronzando nel cervello. Va bene. Ti sono grata per i vestiti e tutto ma, comprendimi, mi sfugge un po' il senso di tutta questa situazione e ho tante domande da porti. Per la mia sanità mentale, meglio porle una alla volta, con ordine. Potrei sapere chi sei?
     
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    Grazie. Thién assaporò quella parola della ragazza. Non era mugugnata né con astio né con fastidio, era sinceramente grata. La viaggiatrice si chiese per quanto sarebbe durata. Ogni volta che incontrava la Celestina del futuro lei passava almeno un paio d'ore a scrutarla per capire se fosse davvero lei e non un trucco, e da che parte del tempo provenisse. Raramente Thién incontrava le persone nel giusto ordine e persino lei si rendeva conto come la sua personalità mutasse negli anni. Avere Nicole che la guardava con sguardo stupito e non sospettoso era una gioia; era raro che Thién potesse rimanere con lei abbastanza a lungo da farle passare i suoi sospetti, e la nonmorta era incredibilmente prudente... Non che ci si dovesse stupire, a proposito. La sua prudenza le avrebbe salvato la pellaccia parecchie volte, negli anni a venire... Sempre che la sviluppasse alla svelta, quella prudenza. Se non errava la Celestina di quel tempo era vagamente irosa ed irruente... Non era appena morta perché colpita da una lama mortale in uno scontro che non poteva vincere?
    Thién continuò a sorridere tranquilla davanti alle domande sia mentali sia apertamente espresse della ragazza. Nicole si era ripresa i pugnali e li stava osservando con attenzione. Quanto ci avrebbe messo a riconoscere su di essi i segni delle battaglie non ancora combattute, il segno del passato che era il suo futuro? I pugnali che aveva lasciato da Kyriel erano di Kai, ormai. Il ragazzo li avrebbe tenuti al suo fianco in tutti gli anni a venire, come ricordo della sua moglie perduta, ed i segni delle battaglie mai combattute si sarebbero aggiunti su quelle lame... Sino a quando non gliele avrebbe consegnate perché lei le restituisse alla Celestina del passato, chiudendo il cerchio.
    Aveva già detto che adorava i paradossi?
    Thién indicò il lato opposto del tavolo. All'improvviso c'era una seconda sedia identica a quella dove sedeva la viaggiatrice, apparentemente antica e di legno grezzo. Il bello era che un attimo prima la sedia non c'era, o erano solo loro che non avevano guardato bene? Non era comparsa all'improvviso, erano loro che non si erano accorte della loro presenza o era la sedia che si era appena ricordata di esistere, e quindi di era mostrata? Thién adorava quella casa. Non ci aveva mica portato Nicole per caso. In ogni caso, sedia o non sedia, adesso la medesima era esistente e visibile, e Nicole avrebbe fatto meglio a sedervisi.
    «Siediti.» disse, con calma. Nonostante il tono gentile, la sua non era una richiesta. «So che hai molte domande ed è per questo che sono qui. Accomodati, perché potremmo averne per un po'.» le passò la tazza, incurante del suo primo rifiuto. Era un oggetto incredibilmente bello, dipinto con dei fiori dalle linee nere e blu. Nere come le vesti della nonmorta, blu come i suoi capelli con la porcellana bianca come la sua pelle. Il liquido rossastro rifletteva il colore dei suoi occhi. «Sono certa che ti piacerà. Ti va almeno di provare?» suggerì, sempre serafica. Non avrebbe offerto a Nicole qualcosa che non potesse gustare, le sarebbe piaciuta. Sapeva effettivamente di tè con un retrogusto di more, ma aveva un sapore diverso per ogni persona che lo gustava. Quella bevanda serviva non solo a ridarle energia, ma anche a rimettere in moto un organismo sopito da troppo tempo. Doveva riprendesi da una lunga prigionia e da un altrettanto lungo sonno... Thién la guardò, gli occhi di ghiaccio luccicanti. Non poteva costringerla a fidarsi di lei.

    «Ora, le probabilità che tu ti possa infuriare alla fine di questo discorso sono discretamente alte, per questo ti chiedo di sederti. Te lo dico in anticipo, come altrettanto in anticipo ti dico che non potrò rispondere a tutte le ragionevoli domande che mi farai.» Thièn accavallò le gambe, facendo frusciare il mantello. «Ma la prima domanda è piuttosto semplice. Il mio nome è Thién ed il tuo è Nicole, detta anche Celestina. Il mio nome significa Ombra e, per quanto non me lo sia esattamente scelta e lo trovi abbastanza idiota, questo è quanto. C'è chi è nato con nomi peggiori. Kyriel, per esempio. Che razza di nome è, Kyriel?» Thién sorrise beffarda, sorseggiando il suo té. Per quanto bevesse la tazza non pareva svuotarsi, anzi. Adorava quel posto. «Ma non parliamo del folle dai quattro volti, non oggi. Ne sei appena uscita e mi auguro caldamente che tu non ti metta in testa di rincontrarlo tanto presto, perché tu sei morta. Morta, comprendi?» attese un'attimo, lanciandole un lungo sguardo profondo carico di significati. Morta significava che Kai la credeva perduta ma che lei non sarebbe più stata prigioniera. Morta significava poter fare ciò che voleva senza farsi scoprire, e vivere un vita decente nell'attesa del proprio destino. « Sei libera. Kyriel non ha idea di dove sia il tuo filatterio e di conseguenza nemmeno dove tu sia. Be'» Thièn rise «Se è per questo nemmeno tu sai dove ti trovi.»
    La ragazza tacque, guardando con attenzione Celestina. aveva uno sguardo penetrante, esasperato da quel colore intenso degli occhi.
    «Sono felice che tu abbia nominato la tua sanità mentale. Ci sono cose che, per mantenerla tale, non posso dirti. Il fatto che non te le possa dire potrebbe farti infuriare. Cerca di non prendermi a pugni, per favore, non sarebbe carino dato che sono qui per cercare di darti una mano.» Thién ricordò di una volta che Celestina l'aveva davvero picchiata. era rimasta così stupita da prendersi tutte le botte senza riuscire a reagire. Non uno dei ricordi più piacevoli che aveva di lei. Alzò un dito, come a fermare le obiezioni della ragazza. «Ti devo dire dove sei e quando. Hai dormito un po', e ho portavo via il tuo filatterio da dove l'avevi l'asciato. Negli anni la pioggia ha eroso il terreno e l'alluvione di dieci anni fa» erano davvero dieci? «ha definitivamente scoperchiato il tuo prezioso contenitore. Se non fosse che dieci anni fa era già stato trasferito in questa... Casa, diciamo. Non ringraziarmi, a quest'ora saresti già morta e sepolta. Definitivamente, intendo.» fece un'altra pausa, per far assimilare alla ragazza quelle informazioni. «Sì, per la cronaca, so diverse cose su di te. Come faccio a saperle? Non chiedermelo. E, sì, quelli sono davvero i tuoi pugnali. Come ho fatto ad averli? Non ci provare. Come facevo a sapere che i vestiti ti sarebbero andati bene? Nemmeno.» fece un'altra pausa, guardando con preoccupazione Nicole. Normalmente la Celestina del futuro si sarebbe già sporta verso di lei ingiungendole a denti stretti di smetterla di giocare col tempo e di dirle chiaro e tondo ciò che sapeva, punto e basta. Al che Thién le avrebbe spiegato che non poteva raccontarle del suo tempo prima che lei lo vivesse ed a quel punto Celestina avrebbe espresso a voce alta i suoi dubbi sull'utilità di avere una viaggiatrice del tempo alle calcagna se quella nemmeno poteva raccontarle ciò che le serviva. Al che Thién avrebbe sospirato e sarebbe sparita prima che Nicole reagisse molto male per la frustrazione. Certe cose non cambiavano mai.
    Sospirò.
    «Se molto lontana da Kyriel. Cerca di non farti riprendere, perché l'angelo aumenta i propri poteri ogni giorno che passa. Tra poco sarà in grado di ucciderti senza aver bisogno del filatterio e, fidati, ti farebbe desiderare di averlo distrutto con le tue mani.» La ragazza posò la tazza sul tavolo, intrecciando le dita davanti a sé. Si sporse verso Nicole, flessuosa, appoggiando di gomiti sul tavolo. «Ora, so quello che sembra. Sei appena ritornata in vita dopo aver passato cento cinquant'anni tra le grinfie di Kyriel. Tuo marito è prigioniero senza possibilità di fuga e il tuo nemico peggiore è l'unico che non potrai mai uccidere. In più, la prima cosa che vedi una volta tornata in vita è un luogo che non conosci ed una strana persona che sembra sapere tutto di te. Ti ci abituerai, in ogni caso. So cosa stai passando e, per quanto ti possa sembrare strano, sono qui per aiutarti.»
     
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    La conversazione non era iniziata tanto bene. Che razza di psicotica pensa che io sia? si chiese Celestina quando la ragazza iniziò ad insinuare la possibilità di eventuali scatti d'ira. Va bene, aveva un caratteraccio, ma non fino a questo punto! Sospirando, si sedette (c'era già da prima quella sedia?) e prese la tazza, picchiettando il bordo con un'unghia, cercando di capire il materiale di cui era fatta. Non sembrava coccio, o ceramica, era più delicata. Non ci pensò più di tanto, c'erano domande più importanti. Ascoltò le prime frasi della ragazza, mentre sorseggiava il tè e cercava di riconoscere il sapore. Miele? Fragole? Dopo secoli passati a non mangiare nulla, il suo senso del gusto faticava a funzionare bene, a ricordarsi gli aromi.
    Nonostante le insinuazioni iniziali, la discussione continuò bene, tanto che sorrise alla domanda "che razza di nome è Kyriel?" e, sulla parte "sei morta" rispose No, ma davvero? grondando sarcasmo.
    Purtroppo il discorso peggiorò, andando a naufragare su "domande a cui non può esserci risposta" e altre insinuazioni sugli scatti d'ira. Posò la tazza sul tavolo dicendo, gelida Non ho idea di che razza di animale violento tu pensi che io sia. Comunque, per fugare le tue paure, sappi che sono consapevole che tu abbia custodito il mio filatterio per non so quanto senza tentare di distruggermi o schiavizzarmi e per questo hai la mia gratitudine. Non farti del male è il minimo che possa fare per ricambiare il favore.
    Sbuffò, lasciandola continuare con le sue divagazioni sul "non posso dirti né questo né quello", sperando che la finisse in fretta per iniziare a dire qualcosa di utile. L'ultima parte del discorso le fece male. Kai non è mio marito. Non più, l'ho ripudiato. disse con tristezza Può sembrare strano, ma sono contenta di essere morta, ho fatto un favore ad entrambi. Sarà distrutto dal dolore, ma almeno Kyriel non avrà più una scusa per torturarlo e, magari, tra le incarnazioni femminili di Algebal troverà qualcuna di cui innamorarsi. Se lo merita. Non mi avvicinerò alla torre, posso giurarlo su quello che vuoi, so di non poter uccidere quel dannato angelo. E poi, perché tornare? A Kai ho provocato solo dolore, dovrei proprio odiarlo, e odiare anche me stessa per fare una cosa del genere.
    Sospirò. Stava riportando a galla parecchi brutti ricordi che risvegliavano rabbia, dolore e profonda tristezza, e con loro anche bei ricordi se possibile ancora più dolorosi. Meglio cambiare discorso.
    Lasciamo perdere, passiamo alla prossima domanda. Dove siamo, e che anno è? Almeno mi farò un'idea su cosa fare dopo.
     
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  7. S h a u l
     
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    A Thién venne anche in mente, per un istante, che la Celestina del futuro avrebbe potuto comportarsi in modo tanto astioso con lei proprio a causa del suo atteggiamento, ma non se ne preoccupò più di molto. Fece un mezzo sorriso, iniziando ad elencare:
    «Vediamo; hai ucciso tuo padre e coloro che hanno causato la tua morte. Appena resuscitata. Morte o non morte, avevi dodici anni. Dodici. Eri una bambina; una persona normale sarebbe fuggita a gambe levate o si sarebbe suicidata... Cosa che hai tentato di fare, comunque. Non venirmi a dire che non sei impulsiva; hai attaccato Kai a mani nude la prima volta che l'hai visto, minacciando anche di ucciderlo a suon di pugni. Hai preso d'assalto un negromante non una, non due ma ben quattro volte senza un vero piano giusto perché volevi farlo a pezzi, pur sapendo che è immortale... E per finire ti sei gettata sui tuoi ultimi assalitori causando la tua morte in quella segreta. Giusto per citare i casi più eclatanti.» la ragazza tacque, guardando Celestina con sguardo divertito. Dio, si rendeva conto di essere detestabile, certe volte? «Ah, per la cronaca, mi chiamo Thién, non Kyriel. Ho un debole per gli schiavi, sopratutto quando si riesce a liberarli. Fidati, ultimamente è il mio lavoro.»

    Thién ascoltò con attenzione le parole della sua interlocutrice. Certo che le stavano bene, quei vestiti. Sarebbe andata avanti per anni in perfetta autonomia, sapeva bene che era in grado di farlo.
    Alla fine sospirò appena.
    «Nicole, Kyriel non ha bisogno di una scusa per torturare Kai. Continuerà a farlo per un semplice motivo, anzi due: perché può, e perché gli piace da morire. Ed ha davanti a sé l'eternità. E poi, non l'ha lasciato vivere in pace con te nemmeno sotto condizioni da schiavo; non lo lascerà stare mai con nessuno se non se stesso, e Kai non è così stupido da riprovarci dopo la prima moglie schiava e morta.» tacque, lasciando che l'altra comprendesse le implicazioni di quella semplice constatazione. Quanto ci avrebbe messo Kai ad impazzire? Di cosa gli sarebbe importato, adesso che la sua ragione di vita era morta? Il ragazzo era appena sprofondato fino ad un livello più profondo dell'inferno, e non sarebbe risalito da solo. «Quello che Kai si merita, Nicole, è la libertà. O la morte, o entrambe le cose, chissà. Di certo non si merita la vita che sta vivendo. Il cui unico lato positivo della quale, te lo assicuro, eri tu.»
    Thién osservò Nicole con attenzione.
    «Siamo nel 1497, Nicole, e tu sei morta da un anno. In questo periodo, Kai ha tentato il suicidio quattro volte. Durante l'ultima, ventidue dei sacerdoti di Vasilije hanno perso la vita nel tentativo di fermarlo. Persino gli altri nonmorti si sono accorti che qualcosa non andava. Vi è stato uno scontro, hanno rischiato un combattimento fratricida tra loro quattro incarnazioni di Algebal e quasi cinquecento sacerdoti dell'angelo. Tutti i nonmorti al momento sono sottochiave. Rinchiusi nelle loro stanze, puniti senza dolore per uno scontro che non doveva esserci perché "riflettano" sulle loro azioni, mentre Kai è ai ferri stretti direttamente incatenato nelle stanze dell'angelo. Come un cane. Ma sai una cosa?» Thién bevve un sorso di tè, tranquilla come un lago notturno nonostante le atrocità che stava raccontando «Non gli importa. Sta scivolando nel delirio della depressione come non mai. E' sempre più folle. Che gli importa, adesso che sei morta?» la ragazza fece un gesto vago con la mano libera «Kyriel è furibondo. Sei riuscita a rovinargli i piani persino morendo. Comprendi che è frustrante. La notte che hai ripudiato Kai l'hai spezzato. Non capisci che tuo marito aveva fatto di te l'obiettivo della sua esistenza? Liberarti e fuggire con te. Lo conosci, per quanto si impegni l'amore ha su di lui più presa dell'odio. E' capace di rinunciare alla vendetta per una goccia di luce nel mondo... Tu invece no. Kyriel lo sa, e quella notte ne ha approfittato. Non serve essere potenti per orientare il dolore altrui verso i propri desideri. Kai era distrutto, quella notte, e per la prima volta non ha combattuto contro i desideri del suo padrone, trovandone addirittura vergognoso conforto. Sai qual è la differenza tra uno schiavo e un servo? Il secondo non può essere abusato sessualmente. Tutto qui.»
    La viaggiatrice alzò le spalle. Sapeva di stare rigirando il coltello nella piaga, ma si comportava come se non se ne rendesse conto. Bevve il suo tè, lieve.
    «Ah, bada bene, non ti sto giudicando. Puoi gettare via Kai, cancellarlo dalla tua vita quando vuoi. E' un tuo sacrosanto diritto, non lo negherò mai. Puoi abbandonarlo come un cane randagio come e quando ti pare. E' giusto, è la tua vita, hai diritto anche tu ad un po' di felicità, riprendendo da dove sei partita prima di conoscerla. Sì, il mondo nel frattempo è un po' cambiato, hanno persino scoperto un nuovo continente, ma che importa? Al proposito» Thién si chinò, raccogliendo una piccola borsa a tracolla che aveva appoggiato in terra di fianco al tavolo. La posò sul tavolo, verso Nicole, dopodiché estrasse da una tasca del mantello (ma erano sicuri che quel mantello avesse effettivamente tasche?) quello che pareva un diario. Era spesso, e di costosa pergamena. Thién lo sfogliò rapidamente con una mano. Era fittamente scritto in una grafia minuta con inchiostro scuro, senza miniature o altro che lo rendessero degno del costoso materiale di cui era composto. Diviso in paragrafi, raccontava la storia di quegli ultimi cinquant'anni, ma non solo. In quel diario vi era molto di più. Favole, antiche leggende, sogni e indovinelli. «questo ti potrà essere utile. Leggilo, potrebbe salvarti la vita, i futuro.» e quello, detto da lei, non era un suggerimento dato a caso. «Nella borsa c'è del denaro. A parte ciò, puoi tornare esattamente come prima ed alla tua vita felice fatta di sangue e solitudine, come se né Kai né Kyriel fossero mai esistiti. Che aspetti? Il mondo si sta divorando sotto i morsi dell'ennesima guerra, ma non smetteranno mai e lo sai anche tu. Puoi sfamare i tuoi istinti di sangue come ombra nelle retrovie, persino ridurti a spogliare i morti, in un mondo sempre più avanzato e crudele. Tanto una cosa è certa: in ogni epoca le ragazze vengono fatte soffrire, e troverai sempre un uomo nero su cui sfogarti.»
    Thién tacque, come se non volesse aggiungere altro. Nicole si sarebbe accorta presto che la Torre di Kyriel non esisteva in alcun luogo del mondo, e che poteva comparire ovunque e da nessuna parte al tempo stesso. Non era il fatto che potesse cercare Kai, quello che Thién temeva, ma che lo potesse dimenticare. La sua storia sarebbe stata tremendamente breve, altrimenti, e proprio non le andava di far vincere Kyriel di nuovo.
    «Ah, dimenticavo: Vasilije è vivo. Ha un disegno nuovo sul viso, ma Kai non gli ha nemmeno potuto torcere un capello... E sì, sa che sei viva. Sinceramente mi preoccuperei più di lui che dell'angelo. Dopotutto ti ha già uccisa una volta. Questo luogo è sicuro, ma non se porti qualcuno all'interno. Non cambierà mai. Non si sposterà mai. Distrutto com'è, non sarò mai abitato. Chi è sotto questo tetto, poi, smette di esistere. Non importa quanto Kyriel sia potente. Qui non potrà trovarti. Tienilo a mente, giusto in caso.»
     
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    Celestina si imbronciò alle accuse della ragazza, mentre quella elencava i suoi crimini. I più eclatanti, almeno. Per tua norma e regola, è facile che un non-morto risvegliato dopo essere stato assassinato si svegli in preda alla sete di vendetta, sono i rischi del resuscitare la gente. La parte sul suicidio lasciamola perdere, ero terribilmente confusa in quei momenti. E, per quel che riguarda Kai, non mi pento di quanto ho fatto, da vivo era terribilmente sciocco, solo con la morte è rinsavito. Va bene, andare contro Kyriel non è stato intelligente, quello lo ammetto ma, a parte questo, ho sempre ucciso gente che se lo meritava, con metodo e discrezione, non sono una bestia. Per come parli, sembra quasi che dovrei andare in giro tenuta per un guinzaglio da qualcuno. si difese, fissandola con aria di sfida. Chi era quella strana ragazza per giudicarla? E poi, come faceva a sapere così tante cose sul suo conto? Lo aggiunse alle cose da chiedere.
    Le successivo accuse, il resoconto di cosa stava succedendo a Kai, smontò tutta la sua sicurezza. Ascoltò, il capo chino, sforzandosi di non piangere, ripetendosi che non era colpa sua, che non era morta intenzionalmente, ma sapeva che era una bugia. Tutto quel casino era iniziato perché aveva ripudiato suo marito, distruggendo l'unica speranza che aveva in una vita fatta esclusivamente di ombre. Visto che mi conosci così, bene, ho mai fatto qualcosa di giusto? sussurrò Non sarebbe meglio se distruggessi il mio filatterio e lasciassi questo mondo, smettendo una volta per tutte di fare danno? scosse la testa, prendendosela poi tra le mani, ringhiando.
    Calmati, Celestina, hai l'eternità a disposizione, sfruttala. disse, in tono di sfida. Sfida verso sé stessa, verso Kyriel, verso il mondo. Alzò lo sguardo, una nuova determinazione negli occhi color sangue. Allora, le cose sono due. O Kai mi dimentica, oppure lo libero. Non posso controllare la prima eventualità, ma la seconda sì. Devo diventare più forte, trovare alleati. Vasilije può essermi utile. Se riuscissi a mettergli le mani addosso, potrei costringerlo a tornare alla torre e dire al mio amato la verità su di me. Mi ha ucciso perché ero senza poteri, ma adesso... non riuscirà neppure a sfiorarmi.
    Prese i due pugnali, roteandoli in aria come un giocoliere. Inutile dirmelo, ho già capito che non mi aiuterai in questa follia. Mettere in pratica questa idea richiederà anni e anni, non sarà facile trovare gente che odi Kyriel e sia ancora viva, dovrò cercare altri immortali, come minimo. Ti ringrazio per il libro, mi sarà enormemente utile e, se non ti dispiace, mi sa che terrò qui il filatterio. rinfoderò i pugnali, tornando a concentrarsi su Thién Ora, hai qualche consiglio, oppure vuoi limitarti a ricordarmi le mie numerose colpe? A proposito, come accidenti sai tutte queste cose su di me?
     
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  9. S h a u l
     
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    Thién osservò Celestina nel suo attimo di debolezza, spietata. La vita della nonmorta non era stata facile, ma almeno era stata una sola. Thién, a differenza delle altre incarnazioni, portava in sé la memoria di tutte le altre. Lei ricordava ogni suo ego passato. Ogni amore, ogni genitore, ogni morte subita... Persino ogni bambino avuto, nelle sue vite umane. Le volte che era stata donna era stata violata; le volte che aveva avuto figli erano stati uccisi, aprendole il grembo mentre era ancora viva o uccidendoli neonati. Lei ricordava ogni istante in cui aveva urlato, sola e nella tragedia, prima che le sue incarnazioni morissero. Ricordava Kai, Francesca, Azhar, Hertwig, Naja, Camille e tutti gli altri. Kyriel era il suo incubo quanto lo era per Kai. Poteva ricordare, ancora, la sensazione delle sue mani sul viso del ragazzo albino, quel giorno maledetto in cui Kyriel l'aveva incontrato... Quel giorno che lei stessa aveva causato.
    Se avesse voluto cercare vendetta, lei viaggiatrice del tempo, avrebbe dovuto sterminare l'umanità intera.
    «Quello di Vasilije è un sospetto, Nicole. Nemmeno Kyriel è certo che tu sia ancora viva.» Thién appoggiò la tazza sul tavolo, cauta «Il giorno in cui ti dovessero vedere capirebbero che sei viva, perderesti quell'unico vantaggio che hai ora: la libertà. Anche senza catene passeresti una vita braccata. Hai un unico vantaggio; Kyriel non è mai riuscito a raggiungere l'anima del tuo maestro. Pare che... Sia scomparsa troppo in fretta.» la ragazza tacque, guardando Nicole. «Ti consiglio, quindi, di stare alla larga da Kyriel e dai suoi.» Scandì. Non aggiunse altro. Non poteva aiutare Nicole se avesse compiuto per due volte il medesimo errore. «L'ultima volta che hai preso d'assalto la Cattedrale sei rimasta prigioniera per cento cinquant'anni. Non essere di nuovo impulsiva. Kyriel è immortale; e finché vivrà Kai sarà costretto sotto il suo giogo. Sai quanto può essere potente quell'angelo.»
    Thién ringraziò mentalmente il fatto che Celestina avesse deciso di lasciare lì il filatterio, esattamente come sperava. Almeno così sarebbe stata al sicuro. A differenza dei suoi fratelli, Thién non decideva mai per gli altri. Sia Kyriel che Shaulal, per salvare uno dei loro, avrebbero scavalcato la loro volontà senza pensarci due volte. Kai, Kilian... Ma non Thién. Non aveva evitato che il suo stesso fratello andasse al macello quando lui aveva scelto di morire, con che faccia avrebbe impedito a Nicole di scegliere la sua strada?
    Lei indicava. Stava alla nonmorta decidere se guardare o meno.
    «In realtà...» disse Thién, con calma, giunte alla parte del discorso riguardante i "consigli" «...sono qui per questo.» Accavallò le gambe davanti a sé, osservando la ragazza pronta per andare all'avventura. «Secondo te perché sono stata qui ad aspettare il tuo risveglio, sapendo il luogo sicuro? Avrei potuto lasciarti una lettera, insieme ai vestiti ed a tutto il resto, invece ti ho aspettata.» sospirò appena, improvvisamente molto seria. Gli occhi azzurri erano ancora più inquietanti di quelli rossi dei nonmorti; parevano ghiaccio, luce simile all'argento ma viva, una scheggia di gelo incastonata in uno sguardo umano. «Nicole, non posso dirti perché ti conosco. Non posso dirti come, o quando ti ho incontrata. Ma ti basti sapere che ti ho vista bambina, e ti ho molto amata. Come ho amato Kai, molto tempo fa. So cose, molte cose, che semplicemente non posso dirti ancora.» l'ultima incarnazione di Algebal si alzò, lentamente. Improvvisamente parve molto più alta, slanciata, più simile ad un'angela che ad un'umana. Non sorrideva più, ma non era nemmeno ostile. Era calma, calma come sempre, con la calma degli savi. «So che non ti puoi fidare di me. Sai solo il mio nome e io so troppo su di te. Ma proprio per questo, ti chiedo, concedimi il beneficio del dubbio. Hai detto di cercare un immortale che odi Kyriel: ne hai uno proprio davanti. Il mio odio nei suoi confronti, te lo assicuro, è antico ed atavico, così antico che nemmeno lui può ricordarlo. Per questo, e per quel che so, ti chiedo di fidarti. Leggi le storie, segui le leggende. Gli immortali si nascondono tra di esse. Al momento sei sul confine: sulle Alpi, qui, tra Francia e Italia sono passati e passeranno infiniti eserciti, ma nessuno di loro toccherà mai questa capanna.» tacque un istante. Indicò la porta con un gesto del capo. «Quel che ti posso dire adesso è questo: cerca la figlia del sole, ed i suoi discendenti. E leggi le storie degli immortali. Vai al sud, cerca il mare. I regni italiani stanno per essere invasi, quindi te ne devi andare. In un paio d'anni il re di Francia muoverà verso Napoli, e dopo di lui verranno gli spagnoli. Non vi è nulla in Italia per te; se non io. Ogni cinque anni, mi troverai qui, a questo tavolo, per un giorno. Oggi è l'equinozio di primavera nel 1497. Se morirai, sarò qui. E risponderò ad una delle tue domande. Una sola, ma sinceramente. Quindi pensaci bene.»

    Edited by S h a u l - 29/11/2014, 21:21
     
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    Celestina raccolse le ginocchia al petto, circondandole con le braccia e poggiandovi sopra il mento. Thièn le aveva dato parecchio su cui riflettere. Non voleva tornare alla sua vecchia vita, andare avanti giorno dopo giorno senza un chiaro obbiettivo, passando da un omicidio all'altro senza concludere davvero nulla. Ecco, quella strana maga aveva ragione su una cosa: la razza umana non avrebbe mai finito di compiere nefandezze, per quanti malvagi uccideva, altri ne avrebbero preso il posto. Non era questa la soluzione, non era qualcosa per cui consacrare la propria immortalità. E non poteva dimenticare Kai, era grazie a lui se la monotonia della sua vita era finita, nel bene o nel male. Anche se l'aveva ripudiato, sarebbe rimasto sempre nel suo cuore.E ora sta soffrendo. Per colpa mia, solo e soltanto mia. il pensiero era insopportabile. Doveva liberarlo, assolutamente. Architettare la sua evasione dalla Torre era un modo come l'altro per passare il tempo.
    Attaccare Kyriel, in maniera diretta o meno, è una pessima idea, lo abbiamo ripetuto entrambe abbastanza volte. Non ho intenzione di andare a caccia dell'angelo o dei suoi servi, anche se niente mi impedirà di attaccarli se mi passassero davanti. Non penso che questo mi tradirebbe, la sparizione di un servo non è certo la prova che io sia viva. prese il libro che la ragazza le aveva regalato, svogliandolo distrattamente. Più tardi lo avrebbe studiato a fondo, per farsi un'idea di come era diventato il mondo. Penso proprio che viaggerò un bel po', devo prima di tutto sviluppare i miei poteri, o non troverò mai alleati, non mi prenderebbero sul serio, al mio attuale grado di potenza. Pensavo di andare verso il profondo oriente. In caso non riuscissi ad essere qui fra cinque anni, fra dieci mi dovrai due risposte, va bene? Intanto, ecco la domanda per questa occasione: come può un piccolo gruppo di persone entrare nella Torre, recuperare Kai e fuggire in fretta? Niente omicidi o scontri con Kyriel, tranquilla, meno tracce si lasciano meglio è.
     
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  11. S h a u l
     
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    Thién rise di cuore. Nicole non perdeva tempo. Stava per suggerirle qualcosa di piuttosto mirato, per la questione dei poteri, quando la ragazza pose la sua domanda. Mica scema. La cosa la fece ridere di cuore, senza alcun intento denigratorio. Le suscitò mera tenerezza.
    «Hai scelto questa domanda? Va bene.» rise, sedendosi di nuovo. «La Torre non si trova in questo piano dimensionale. Il che significa che non ha nessuna localizzazione fisica. E' un concetto un po' complicato, ma basti questo: può comparire in qualsiasi parte del mondo, visibile o no, fisica o incorporea. Come può un piccolo gruppo entrare nella Torre? Passando dalla porta principale, quando hai la fortuna di trovarla. Più ragionevolmente? In catene. Come può recuperare Kai? Chiamandolo per nome. Lui verrà, sentendo la tua voce, come verrebbe comunque percependo degli intrusi. Potrà seguirti volentieri, ma fino a quando il legame tra lui e Kyriel non sarà spezzato lui continuerà ad obbedire ai suoi ordini. Portarlo fuori, quando lui sa di dover tornare, è inutile. Al proposito, se vuoi fargli sapere di essere viva, sappi che lo saprebbe anche Kyriel. Kai non può mentirgli. E tra un po' non riuscirà nemmeno a celargli i suoi pensieri. Sai che l'angelo è paranoico.» Thién allargò le braccia, come a scusarsi di averle dato una risposta così inutile. Ma Nicole era stata precipitosa; non era quella la prima domanda da fare. E decisamente la nonmorta continuava a ragionare in un sistema ad attacco diretto; non avrebbe mai vinto in quel modo, contro Kyriel. Prima avrebbe fatto quattro chiacchiere con Nathlija meglio sarebbe stato. Sempre che la demonessa non la uccidesse per il nervoso. In quel periodo storico la figlia di Lucifero era più tesa che mai... Thién ringraziava di non essersi mai dovuta scontrare con lei.
    «Tra dieci anni ti dovrò sempre una risposta sola, così la prossima volta rifletterai meglio su quale porre. Queste erano tutte informazioni che potevi scoprire da sola, Celestina. Per finire, anche se esistesse un metodo per entrare e portare via Kai, ti tireresti dietro più di metà delle creature rinchiuse in quella Torre. Qualsiasi strategia è inutile; la Torre è cosciente, e lo spazio al suo interno è mutevole e cangiante. Può essere labirintica come incredibilmente stretta. Se Kyriel lo volesse, o se la Torre ti sentisse come una nemica, passeresti l'eternità a vagare per i suoi corridoi deserti senza mai incontrare nessuno.» disse Thién, somigliando improvvisamente ad una vecchia maestra imbronciata. L'ultima informazione era l'unica davvero importante; dentro la Torre Celestina era perduta.
    "Ci mancherebbe altro, è il rifugio di una Stella"
    Fece un gesto vago con una mano.
    «Una domanda ogni cinque anni significano venti risposte in cento anni.» Thién alzò un sopracciglio «Io non mi lamenterei.»
    La giovane stella sentì il desiderio di raccontare tutto a Celestina, ma saprebbe che non l'avrebbe ascoltata. Coloro che seguivano il normale scorrere del tempo non seguivano mai ciò che lei diceva, e se lo facevano con il loro eseguire gli ordini cambiavano il corso della storia in modo inaspettato. No, il rischio di cambiare il flusso del tempo era davvero troppo elevato. Che andasse ad oriente. La figlia del sole era anch'essa ad est, vagando e portando vita dove passava.
     
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    Celestina era indecisa se sentirsi offesa o meno per le risate di Thièn, ma non perse molto tempo a rifletterci su, aveva altro a cui pensare. Va bene, niente attacco alla torre anzi, meglio non starci neanche vicini. Meglio trovare un modo per far uscire Kai fuori da lì senza che Kyriel si insospettisca e liberarlo dal legame con l'angelo. guardò la ragazza con rimprovero. Diceva di odiare il necromante, ma non le stava offrendo chissà quale aiuto. Magari non era molto potente e quindi non aveva voglia di rischiare la pelle, ma poteva darle le informazioni che voleva subito.
    Certo che no, dove sarebbe il divertimento, altrimenti? Meglio dare aiuti a rate, e osservare come passo il tempo tra una notizia e l'altra. Sospirò. Una risposta ogni cinque anni, eh? Se per quel periodo non riuscirò ad essere qui, voglio la risposta ad uno di questi due quesiti scritta su un foglio e lasciata sul tavolo, almeno non dovrò correre da un capo all'altro del mondo per paura di perdere preziose opportunità.
    Le era balenata per un'attimo l'idea di saltare addosso alla ragazza ed estorcerle tutto e subito con la violenza, ma la accantonò. Non sarebbe stata migliore di Kyriel, facendo una cosa del genere, e poi avrebbe perso un'alleata, cosa che non poteva assolutamente permettersi. Certo, questo non le toglieva la sensazione di essere passata da un burattinaio all'altro, sicuramente migliore del precedente, ma era sempre vittima di qualche manipolatore. Dev'essere divertente giocare a scacchi usando gli altri come pedine. Magari tra qualche decennio potremmo fare una partita, giusto per vedere come va a finire. Scegliamo due regni a caso e vediamo che riesce ad influenzare meglio i sovrani. Ti va? disse, solo in parte sarcastica.

    Edited by Darvar‚ Lord of Shadows - 1/12/2014, 19:48
     
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  13. S h a u l
     
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    Thién percepì una punta di nervoso sulla pelle. Stava lavorando per il bene di quella ragazza, di Kai e di tutta la sua genia, e come sempre i suoi sforzi non venivano riconosciuti. Lei era troppo potente, troppo imprendibile, e le persone per questo motivo credevano che potesse semplicemente risolvere i problemi del mondo manco avesse la bacchetta magica.
    «Deve essere divertente essere quella aiutata e non quella che aiuta senza chiedere nulla in cambio.» replicò Thién, lo sguardo tagliente «Deve essere un conforto avere qualcuno che non solo salva la tua anima, ma le crea un rifugio indistruttibile ed impensabile intorno, e la lascia andare pur lasciandole intuire di essere un'immortale. Capisco che tu abbia incontrato solo Kyriel finora, ma ti assicuro che come lui il resto del mio popolo non brilla per compassione o generosità. Ma vedo che ti stai incamminando al meglio lungo la strada della vita eterna: spocchia, irruenza e sprezzo del proprio corpo. Ed in più, pretese nei confronti dell'unica alleata gratuita che ti ritrovi... Ti troverai decisamente in buona compagnia.» tacque, sapendo di stare lasciando parlare la rabbia e non la ragione, ma doveva finire di dire almeno un'ultima cosa:
    «Capisco come mai Kyriel è così ammaliato da Kai. A differenza di tutti gli altri, nonostante ciò in cui lo ha trasformato e ciò che lo costringe ad essere il ragazzo rimane puro, mantenendo la sua mente pulita e i suoi desideri elevati. Persino Francesca, come tutti i nobili, si è lasciata andare alla boria dell'immortalità. Kai mantiene la sua umanità in un luogo ed un momento in cui chiunque, al suo posto, perderebbe il senno. Non stento a credere che Kyriel si sia innamorato di lui.»
    L'ultima incarnazione di Algebal tacque. Kai era stato una delle sue incarnazioni illuminate, una delle più coraggiose di cui serbasse memoria. Kai aveva amato la sua vita con ogni fibra del suo essere, aveva saputo mettere luce in ogni suo gesto, aveva avuto paura come qualsiasi uomo ma non ne era rimasto annientato. Quello Nicole non l'avrebbe mai compreso. Thién sentì la furia danzarle nelle vene, ma si trattenne. Le Stelle avevano la tendenza di infuriarsi facilmente, e i loro poteri erano collegati alle loro emozioni. Lei, in quel momento della sua vita, ne aveva sin troppi in corpo.
    "Non puoi pretendere da lei una comprensione che Kilian non avrebbe preteso da te all'inizio della tua vita. E' giovane. E non sa ancora nulla. Non è più la bambina che era, ma non è nemmeno la donna che conosci dal futuro."
    Thién si diede dell'idiota. Non avrebbe dovuto arrabbiarsi. Non era colpa di Nicole. Non era colpa di nessuno. Lei stava cercando di salvare il collo a tutti, alla fine. Lei sola, perché nell'universo non esisteva una creatura come lei.
    La solitudine del viaggiatore... La ragazza sentì una stretta al cuore.
    Non poteva pretendere dagli altri la comprensione. Anche se lo desiderava tanto, non poteva neanche parlare liberamente. Alcune conoscenze andavano acquisite tramite sforzi personali, e nessuna parola avrebbe mai potuto trasmetterla.
    Thién era l'unica della sua specie. Viaggiava nel tempo e nello spazio, e questo la condannava all'eterna solitudine e altrui incomprensione.
    La ragazza scosse il capo.
    «Perdonami, Celestina. Hai ragione, ed ho parlato a sproposito. Hai tutti i motivi per essere frustrata ma credimi, se potessi semplicemente darti le risposte che cerchi riceverle così non ti servirebbe. Non è per gioco o per divertimento che ti impongo di attendere, ma per proteggerti da te stessa. Avendone le possibilità, non attaccheresti forse Kyriel anche domani? Lo farei anch'io, ma questo ti distruggerebbe. Chi sono per decidere cosa devi sapere e cosa no?» sospirò, apparendo improvvisamente molto più giovane «Sono più vecchia di te. E conosco i tuoi avversari. Sei arrabbiata e non sai neanche chi io sia, e lo capisco, ma... Anche gli immortali sbagliano. Ma a differenza di quelle che tu chiami "pedine" hanno sulle spalle responsabilità molto più grandi. Puoi non capirne il motivo, ma riconoscimi questo sforzo: sono qui per aiutarti, e per farlo faccio tutto ciò che ritengo sia meglio data la mia esperienza. Ascoltavi il tuo maestro. Ascolta me, perché come lui voglio solo il tuo bene.»

    Thién si alzò. Non avrebbe detto altro. Doveva raggiungere Arielle, ma nel suo caso fare ben più attenzione che con Nicole. La ragazza avrebbe capito subito chi aveva davanti, per il semplice motivo di non poter sapere chi lei fosse... E non doveva accadere. Doveva stare infinitamente più attenta, con lei.
    Prima di scomparire, lasciandosi attrarre dal vortice del tempo, Thién attese le ultime parole di Celestina. Non poteva fare di più, per lei.
     
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    Spider-Man 1602 vive

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    La sfuriata di Thién la colpì come uno schiaffo, facendola trasalire. Non solo le sue parole erano piene di dolorosa verità, ma le fecero anche comprendere che razza di misantropa era diventata. Le sue ferite potevano anche guarire velocemente, ma un secolo e mezzo di reclusione avevano lasciato segni più profondi di quanto pensasse. E poco importava se subito dopo la ragazza aveva chiesto scusa, aveva ragione, su tutto. L'assassina chinò il capo, umile. A quanto pare, dicevi il vero, non ho saputo controllarmi e ti ho aggredita, anche se con le parole e non con le armi. Ti prego di perdonarmi, so che ti devo molto, e probabilmente non mi basterà l'eternità per ricambiare. Sei la mia sola amica e non ho il diritto di trattarti così male. sospirò Già, Kai è davvero speciale, non si può non amare. Prendimi pure in giro ricordandomi che la prima volta che l'ho incontrato sono stata vicina tanto così ad ucciderlo, ma già allora ero rimasta colpita. Lui è luce, rara e preziosa, mentre io non riesco a trovare modi per fare il bene che non contemplino lo sporcarsi le mani col sangue.
    Alzò la testa, pensosa. Io aiuto la gente uccidendo i malvagi, e mi chiamano mostro, tu cerchi di aiutarmi con i tuoi consigli e ti definisco manipolatrice. Va bene, è un confronto idiota ma... dovrei accettare l'aiuto che mi dai, non lamentarmi, dovrei essere la prima a capire che stai agendo per il mio bene e accettare quello che mi dai. Che è molto, molto più di quanto merito.
    Thién intanto si era alzata, preparandosi ad andarsene. E presto anche per Celestina sarebbe giunta l'ora di partire. Su una cosa, però, ti sbagli. Non ho intenzione di attaccare la torre di Kyriel. Non voglio più avere nulla a che fare con lui. Voglio solo liberare Kai e andarmene con lui in un luogo dove quell'angelo non potrà mai trovarci. Ma al momento non posso fare nulla di tutto questo. Sono inutile. Debole. Devo migliorare, crescere. E non parlo solo dei miei poteri, ma anche del mio carattere. Da viva mi piaceva stare con la gente. Non riuscirò mai a tornare com'ero allora, ma spero di diventare un po' più socievole.
    Si alzò, avvicinandosi alla ragazza ed inchinandosi. Ti auguro buon viaggio. Spero che potrai perdonarmi per quello che ho detto, e se ti servisse qualcosa... non hai che da chiedere. Concedimi una risposta, però. Riuscirò mai a fare qualcosa di buono?
     
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  15. S h a u l
     
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    Thién osservò la ragazza di fronte a sé. Entrambe ferite, si affrontavano. Nicole a testa china, Thién gelida. E triste. Annuì.
    «Avrai quel luogo.» deglutì, le labbra secche. Quello non era certo, perché quella parte di futuro era instabile poiché l'avrebbe vissuta in prima persona. Ma era quello che Thién stava cercando di fare: giustizia. «Avrai un luogo di pace in cui vivere con chi ami, un giorno. Un luogo imprendibile, dove nemmeno il potere di un dio potrà raggiungervi. Te lo prometto.»
    Nicole si inchinò. Thién chinò il capo. Nicole non poté impedirsi un'ultima domanda, mossa dalla tristezza.
    Riuscirò mai a fare qualcosa di buono?
    Thién sorrise, triste. Allungò una mano dalle lunghe dita affusolate, da pianista, accarezzando con estrema dolcezza una ciocca di capelli di Nicole. Con una nocca, poi, le sfiorò il profilo del viso. Così come Kai aveva fatto e così come Kilian faceva con lei, quando la confortava. Entrambi i fratelli sue incarnazioni sapevano essere dolci e spietati insieme.
    «Nicole» disse, con un sorriso tra il dolce e il mesto «Tu sei l'unica che può rispondere. Giudica tu: cosa consideri buono abbastanza per cui valga la pena combattere? Per cosa puoi versare il tuo sangue, per cosa impiegare i tuoi talenti?» tacque, accarezzandole il volto con il palmo. Il suo tocco era morbido, fresco, simile ad un balsamo capace di cancellare ogni dolore. Algebal era la Stella della Pena. Significava che era l'unica stella capace della compassione. L'unica stella capace di una sensibilità così profonda che l'aveva portato a distruggersi, ed a trasformarsi in un dio del gelo prima, e in una fanciulla viaggiatrice dopo. L'unica stella davvero capace di amare, e di curare il dolore altrui. Colei che prendeva il dolore e lo trasformava in luce... Non era stato anche Kai, così?
    «Qualsiasi cosa sia, noi scegliamo ogni giorno, ogni istante chi vogliamo essere. Ogni giorno decidiamo cosa mettere nella nostra vita. Siamo padroni di noi stessi e del mondo in un modo che non comprendi. Il pensiero ha potere. Allena il tuo pensiero, Nicole, perché tu sei ciò che pensi di te. E non sei un mostro, ma una fanciulla ferita a cui è stata data un'altra possibilità. Tu, e soltanto tu hai il potere di decidere cosa diventerai. Se io ti dessi delle risposte ti priverei della libertà di scegliere il tuo percorso. Se seguissi le mie direttive sentiresti di non aver mai davvero scelto; se le ignorassi, passeresti il resto della vita a credere di essere in errore. Ognuno di noi cerca la propria via. Ogni giorno.» la Stella della Pena si chinò verso la ragazza, dandole un lieve bacio sulla fronte. Il suo tocco era pace, redenzione. Una ragnatela di luce argentata che avvolgeva il creato. «Smettila di odiarti, mia piccola creatura. Impara a vivere senza il costante peso del dolore. Non tutto deve essere sofferenza. Impara che anche tu meriti la tua pace. La tua fetta di amore. Di compassione. Di perdono. Impara il miracolo dell'essere umana. Assapora la gioia di essere viva. Non importa la forma. Importa cosa metti della tua vita, e come riempi i tuoi respiri. Impara a ricordare che li meriti tutti. Una creatura come te è una seconda occasione, una speranza o un abisso di dolore. Sei tu a decidere come impiegare la tua forza. Ed il tuo potere. Che, ti assicuro, è grande.»
    Thién si allontanò, gli occhi azzurri luminosi come luce pura. E poi, con un sospiro, dopo un'ultima carezza, scomparve nel nulla senza un suono, scomparendo gradualmente alla vista.
    Un momento dopo, non c'era più. Nell'aria, nemmeno il suo profumo. Sul tavolo, beffarda della sua assurdità nel tempo, la sua tazza di ceramica, testardamente piena di liquido adesso color ambrato.
     
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