A proposito di libri e orazioni

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  1. ¬ S h a u l
     
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    Narrato
    Parlato
    "pensato"
    Scheda Elesiel

    Quella della riapertura della biblioteca era stata, per una volta, una manna dal cielo. Non solo per il semplice valore culturale che così la neo fondata università cittadina acquisiva, perché permetteva di condividere con chiunque fosse stato nella vita così annoiato da desiderar di imparare a leggere, ma anche e sopratutto per il suo secondario ma fondamentale uso che Elesiel ne faceva. Una fuga dalla noia, principalmente.
    Da quando gli antichi imperi erano crollati la vita culturale del pianeta si era così drasticamente ridotta che lui aveva passato secoli a languire nella noia. Una volta, prima del sorgere delle orgogliose piramidi, quando ancora gli uomini danzavano mano a mano con i figli maggiori della terra, quando le meraviglie del pianeta terra giungevano brillanti a non fargli neanche rimpiangere il paradiso perduto, in quei tempi dell'età d'oro umana, quando gli dei camminavano sulle stesse strade dei mortali e condividevano con essi il proprio desco, era stato allora che non aveva conosciuto la noia. Solo tristezza, e nostalgia per un maestro perduto... Ma a quei tempi la sua determinazione era forte, ed era molto più giovane di ciò che era diventato lui adesso. A quei tempi la gente e i sacerdoti ricordavano ancora. Quando gli dei erano molti e compresi in un unico, quando era il sangue, e non il fuoco, ad essere donato per purificazione. Quando gli uomini ancora amavano i loro corpi, e non se ne vergognavano, e donne e uomini camminavano fieri al fianco degli dei... Gioiosi della loro mortalità.
    Era un tempo più saggio, dove la conoscenze era un bene pubblico e pubblicamente elargito. Era il tempo in cui l'umanità aveva iniziato e terminato uno dei suoi cicli a spirale: il terzo. Un tempo in cui i passaggi tra l'inferno e la terra erano ancora chiusi, e non vi era bisogno di angeli oscuri come lui. A quei tempi la gente ricordava il disastro senza falsi libri e scritture, e non bruciava le donne ora chiamate streghe.
    Tempi diversi, culture diverse, sensibilità opposte. Elesiel chiuse gli occhi neri, un attimo prima posati su un prezioso tomo rilegato. Una Bibbia, tanto per cambiare.
    Si chiese per quale motivo ancora tornasse in biblioteca, quando con la sua esperienza avrebbe potuto riempirne dieci di quella, e solo con i resoconti dei suoi primi anni della sua esistenza. E si rispose da solo: i tempi in cui tutto ciò che si sapeva lo si imparava con amore erano finiti, e ne rimanevano solo gusci vuoti di ricordo. Come quei libri, mal trascritti, tradotti e interpretati: gusci vuoti del passato. Era per quello che lui rimaneva in biblioteca: per stare tra i suoi simili.
    Elesiel aveva sempre amato apprendere. Apprendere era come combattere: erano mezzi necessari ed entrambi gli portavano gioia e piacere. Ed ormai, da quando il mondo era tornato bambino, dimenticando gli dei ed i propri fratelli maggiori gli rimanevano solo quei due gusci. Combattere e leggere.
    Ecco perché, nonostante la banalità che per lui rappresentavano gli scritti racchiusi tra quelle mura, l'apertura della biblioteca era comunque un fattore positivo. Persino rileggere la stessa storia infinite volte aiutava a scacciare la noia. In più, c'era silenzio. Anche quello il calmo e beffardo Elesiel ricercava. Gli umani come era in quel momento erano bambini: andavano bene... Se guardati da una certa distanza.

    Elesiel si stiracchiò, dal suo scranno in fondo alla sala di lettura. Non c'era nessuno: guardando fuori dalla finestra poté percepire il tramonto avanzare. Anche lui se ne sarebbe dovuto andare... O forse no? Poteva rimanere a leggere tutta la notte, volendo. Gli uomini in lui vedevano solo ciò che lui voleva. Non vedevano le ali nere e la bellezza ultraterrena, spesso non lo vedevano affatto. Trucchetti elementari di disillusione... Non celare ciò che c'era, semplicemente renderlo così noioso e poco importante da non essere degno di nota. Poteva andare dove voleva, quando e quanto voleva.
    Forse anche per quello si annoiava. Elesiel schivava anche la compagnia degli altri, pochi, immortali che camminavano su quella terra. E come biasimarlo, visto che un paio di anni prima un simpatico demone preda della sua stessa noia l'aveva quasi scuoiato? L'angelo nero sospirò.
    Dei del cielo, che noia! mormorò alle ombre incombenti. Sentì che qualcuno chiudeva il portone che dava accesso alla torre della biblioteca, un paio di piani più sotto. Poco male, sarebbe andato via in volo.
     
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  2. Salazar (TW)
     
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    *Un tintinnio riecheggiò per tutta la struttura, segno che, il custode del luogo, aveva appena chiuso i pesanti portoni della biblioteca determinando, così, la chiusura della stessa.
    Il luogo era calato, completamente nelle tenebre, ma poco importava a Salazar, le tenebre erano la sua famiglia e quindi si sentiva a proprio agio nella completa oscurità.
    Amava sentirsi in quella determinata situazione, amava camminare tra sagome modellate a dovere dall'oscurità, affinchè rendessero impervio il percorso da seguire.
    Ma a lui non importava, lui vedeva nel buio e lo plasmava a suo piacimento.
    Gli occhi scarlatti di Sal rilucevano come fiamme di candele, ma, a differenza di quest'ultime, non rischiaravano la notte.
    L'angelo oscuro credeva di essere solo, quindi iniziò ad aggirarsi tra i tanti scaffali di legno cercando di ricordarsi il maggior numero di titoli di libri.
    Era un gioco che amava fare, certo era abituato a farlo in contesti diversi, ricordandosi non i titoli di tomi impolverati, ma i nomi di tutti coloro che aveva ucciso o che avrebbe ucciso.
    Sal adorava questi mentalismi, d'altronde era la sua “materia” preferita.

    Mentre percorreva il lungo corridoio del primo piano, svoltò, rapidamente, verso una rampa di scale.
    Le sue possenti ali, richiuse su loro stesse, sfiorarono un'altra libreria, fortunatamente senza farla cadere.
    I movimenti di Salazar erano lenti e precisi, come se si trovasse davanti un avversario pronto per attaccare. I piedi nudi sbattevano contro la fredda roccia e, nel momento in cui si scollavano dal suolo per spostarsi in avanti, così da permettere la mobilità, provocavano un lieve suono reso vivido ed udibile dalla silenziosa situazione in cui l'angelo si trovava.*

    Libri ovunque... solum discere, quod humana notitia non possit addisci ex libris....quando impareranno gli umani, che non si apprende solo dai libri..

    *Le sue parole scivolarono languide dalla sua bocca. Amava aggiungere qualche frase in latino, lo considerava elevato...

    Forse perchè, in fondo, rimpiange i tempi passati nel Paradiso?
    No...non è il tipo di Angelo che si sofferma su i rimpianti.

    Dopo alcune rampe di scale, Sal si fermò senza voltare minimamente la testa.
    Una sagoma era presente sul fondo della stanza, forse si sbagliava, ma colui, o colei, sembrava avere un paio di ali...si certo si trattava sicuramente di un Angelo...oscuro? Decaduto? Oppure un angelo bianco?
    Era difficile a dirlo, ma ormai si trovava li e, di certo, Sal non voleva sottrarsi ad un..ehm piacevole?!...conoscenza.*

    Solo soletto, fratello? O dovrei dire sorella?

    *Sal rimase impassibile sul pianerottolo che divideva due rampe di scale. Ora gli occhi rossi fissavano la sagoma nera, immobile anch'essa. Attendeva una risposta e di certo l'avrebbe ottenuta. *
     
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  3. ¬ S h a u l
     
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    Elesiel si appoggiò al duro schienale della panca a muro dove si era rannicchiato. In un angolo, a dominare le entrate e le uscite, ma pur sempre un angolo. Elesiel non aveva mai avuto manie di grandezza. Elesiel sapeva stare al proprio posto, ma non la sua lingua. La sua insolenza gli era già costata qualche scudisciata, in un passato non troppo remoto. Al pensiero fece una smorfia.
    "Perché ci sto a ripensare? Quel demone se n'è andato. E tu sei ancora qui. Bloccato in questa dimensione a languire, ma ancora tutto intero e, sopratutto, libero"
    La libertà in solitudine aveva però lo stesso dolce gusto che al palato aveva la sabbia rovente. Anche questo Elesiel aveva imparato. Amava la solitudine nella pratica, ma a lungo andare aveva... Sfibrato anche lui. Con debolezza.
    Per questo gli avevano fatto del male. Da quando era rimasto ferito, Elesiel detestava i demoni.
    "Tradii, tradii... E mai mi pentii. Ma lo feci per una persona. La mia punizione è l'eternità senza di lui" pensò, con rabbia.
    Eppure una delle sue regole era di non pensare a quelle cose. Non mentre era in biblioteca. Esistevano altri luoghi in cui pensare, ma quello era il suo piccolo angolo di pace... Perché nessuno lo vedeva nonostante fosse nella folla, e nessuno lo disturbava nonostante fosse tra le gente. La popolazione, la loro cecità, gli facevano da scudo.

    Ma non quella sera.
    Solo soletto, fratello? O dovrei dire sorella?
    Elesiel lo aveva visto entrare. Aveva riconosciuto la sagoma delle ali, nonostante fosse ormai buio, ma nulla di più delle fattezze dell'altro. Elesiel non vedeva al buio. Elesiel era un angelo di categoria inferiore, prima di decadere, e non era caduto all'inferno. Aveva solo perso poteri, e senza guadagnarne. Almeno, però, a differenza di tutti coloro che erano diventati macellai dell'inferno, aveva mantenuto la sua testa.
    E dal tono quello lì presente sembrava proprio uno di quei macellai.
    "Il cielo mi scampi... Un altro. Ma non possono restare a bruciare all'inferno?" Elesiel sorrise. Un sorriso pigro, beffardo, ma fu con gentilezza che rispose.
    Ah, la perfezione di un corpo del paradiso... Neanche una sana caduta la sa annientare. Lo stesso non si può dire delle speranze di vittoria, ma almeno ci rimase la beffa.
    L'ultima volta che aveva risposto in maniera beffarda ad un demone quello lo aveva quasi ammazzato. Uno psion, esattamente come lui, e un guerriero. Esattamente come Elesiel, ma un Duca. Più potente, più crudele, banalmente più... Invogliato. L'angelo oscuro dalla bellezza efebica non aveva l'interesse di fare né del bene né del male. Elesiel non si interessava di niente al mondo.
    "Incredibile invece quanti demoni siano interessati a trascinarmi all'inferno per farmi danzare tra le fiamme coi dannati. Sembrerà assurdo che il preferisca i climi miti della terra sopportando l'inettitudine dell'attuale razza umana, ma è così."
    Tuttavia Elesiel era anziano, anziano quanto l'universo stesso. Un ragazzino nell'aspetto, agitato nell'animo e ferito nello spirito, ma ciò che di più umile si può trovare in un essere dannato. Cosciente delle proprie forze.
    Sin troppo.
    Rispose con gentilezza, domandando.
    Il tuo nome... Fratello? Vorrei l'onore di conoscerlo.

    Elesiel si riferisce ad una precedente role, una delle ultime che ha fatto con un altro pg (di un utente che ora ha lasciato il forum): Si chiamava Vinerion ed era un Duca infernale, un demone psion, che ha combattuto contro Elesiel, vinto e poi l'ha quasi ammazzato a suon di torture mentali e fisiche insieme. Diciamo che da quel momento in poi non ha una gran voglia di incontrare figli dell'inferno, visto che lui non c'è mai stato visto che è caduto sulla terra.
     
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  4. Salazar (TW)
     
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    *I movimenti lenti e precisi dell'Angelo lo facevano apparire fermo sempre allo stesso posto, ma, invece, con un andatura precisa, si avvicinava sempre di più all'altra creatura che aveva di fronte.*

    Ah, la perfezione di un corpo del paradiso... Neanche una sana caduta la sa annientare. Lo stesso non si può dire delle speranze di vittoria, ma almeno ci rimase la beffa.

    *Un sorrisetto sardonico si illuminò sulle labbra di Salazar. Quanto amava e al contempo odiava, la spavalderia dei suoi fratelli. Tutti, sempre, pronti ad essere dannatamente beffardi, a schernire chi sta davanti a loro, senza pensare minimamente alle conseguenze.
    Anche lui un tempo era così, un tempo che fortunatamente era passato. Questa sua indole da schernitore era ormai passata, o meglio la riutilizzava solo nel momento in cui doveva torturare qualche essere vivente umano o non che fosse.*

    La beffa, dici?! No, io credo ci sia rimasto molto di più, anche la vittoria stessa, che tu millanti di aver perso...mio caro fratello!
    Vedi, noi, in un certo qual modo, abbiamo vinto...abbiamo ottenuto ciò che volevamo e tra le tante vittorie, ci siamo allontanati da quelli che consideravamo nostri fratelli e che, comunque sia, hanno combattuto contro di noi...ma ora non ha importanza!


    *Attimi di silenzio intercorsero tra i due. La biblioteca era stranamente silenziosa. Di tanto in tanto si poteva sentire l'odore di carta marcita e impolverata. Non riusciva a darsi una spiegazione, ma per Sal quell'odore era la cosa più vicina a ciò che amava più fare, gli ricordava l'odore di carne macellata, dilaniata e sofferente di quando torturava gli umani. *

    Il tuo nome... Fratello? Vorrei l'onore di conoscerlo.

    *Salazar continuò a muoversi, sempre lentamente e in direzione del fratello. Sapeva che pronunciare il suo nome poteva non innescare alcuna reazione nell'Angelo che aveva di fronte, questo perchè, poteva essere caduto sulla Terra e non nell'Infero quindi, poteva non conoscerlo affatto. *

    Fratello, a me non dispiace presentarmi, ma spero per te che, nel sentir pronunciare il mio nome, non scappi via, visto che sono paragonato all'Angelo della Morte...però dell'Inferno!
    Io sono Salazar Lucifer, comandante in prima di nostro fratello Lucifero in persona...tu invece, saresti?


    *Gli occhi di Sal, per un brevissimo istante, parvero prendere vita e irradiarsi di un rosso vivo, di un rosso infuocato.
    Il solito sorriso sardonico e beffardo era sul volto dell'Angelo Oscuro. Era ormai giunto al cospetto del suo Fratello e quindi si fermò. Rimase immobile, con le braccia conserte e le gambe leggermente divaricate. Gli occhi rossi erano fissi sul volto del giovane angelo e le ali era, come prima, richiuse su loro stessa, anche se,a volte, dei movimenti impercettibile lasciavano cadere qualche piuma nera che, prima di toccare il suolo, si dissolveva completamente.*
     
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  5. ¬ S h a u l
     
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    Elesiel non si perdeva una mossa di quel suo "fratello". Gli occhi neri privi di potere parevano due oscure schegge di ossidiana sul bianco volto perfetto, così bello da parere giustamente inumano. Si avvicinava sempre di più, con un sorrisetto ed una postura che avrebbero fatto scappare chiunque. E forse Elesiel, visto il suo vissuto,sarebbe proprio dovuto fuggire. Era evidente che l'altro non aveva buone intenzioni.
    Se per questo, neanche lui.
    "Il tempo degli uomini pecora è finito. Sono sopravvissute le serpi, sotto le pietre roventi. Se minacciate, sono mortali"
    Elesiel non si mosse. Serio, composto, irremovibile, adesso osservava l'altro avvicinarsi e parlare. E leggeva in ogni suo movimento, in ogni sillaba da lui pronunciata, una minaccia neanche troppo velata.
    "Sono identici. Costui è uguale a Vinerion."
    Un lento sorriso gli si disegnò sulle labbra, mentre un freddo gelo gli calava addosso. Con un brivido, si rese conto di non avere paura. E nemmeno rabbia. Solo... Freddo. Era bello, il freddo. Come il marmo, Elesiel lo guardò arrivare.
    Ah commentò Elesiel, con fredda calma Se la memoria non mi inganna fummo noi a rivoltarci contro la nostra casa, ed a tingerla di sangue. Pecore al macello prima dell'arrivo del padre, furono i nostri "fratelli". e poi, inaspettatamente, sorrise con infinita dolcezza, piegando appena la testa di lato E quegli stessi fratelli ora cantano in cielo la loro furia, scendendo a cacciare il male con tutta la loro luce. Ma inutilmente. Perché è vero, non ha più importanza. Una volta gettato, il seme del male si riproduce nel vento.

    Fratello, a me non dispiace presentarmi, ma spero per te che, nel sentir pronunciare il mio nome, non scappi via, visto che sono paragonato all'Angelo della Morte...però dell'Inferno!
    Io sono Salazar Lucifer, comandante in prima di nostro fratello Lucifero in persona...tu invece, saresti?

    "Oh, che paura. Sbagliato: questo cobra è persino più tronfio di Vinerion."
    Tremo di fronte all'ultima signora. Elesiel chinò appena il capo, incrociando le gambe davanti a sé. L'altro ormai era così vicino che agitarsi, alzarsi o tentare di andarsene sarebbe apparso sospetto. Elesiel rimase quindi seduto, tranquillo. Le sue katane gemelle erano incrociate dietro alla sua schiena, una presenza quantomai rassicurante.
    Temo di non poter vantare un tale altisonante nome. Non sono nessuno. Cosa quantomai dubbia, devo riconoscerlo, ma il mio nome è sconosciuto al mondo. Ma se proprio vorrai ricordare il mio viso associato ad un nome, che sia questo: Elesiel. Così mi chiamavano una volta e così desidero chiamarmi ancora.
    Sorrise appena, a labbra strette, inarcando le sopracciglia. La sua muscolatura era perfettamente rilassata, ma vi erano parecchie cose interessanti nella stanza. Non da ultimi gli affilati coltelli per rilegare su uno degli scaffali. Incredibile quante lame vi fossero, in quell'epoca. Avvicinò le mani, unendo le punte delle dita di una con quelle dell'altra.
    Dunque, Salazar, cosa ti porta a voler varcare i cieli dei mortali, in questa notte così pacifica?
     
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4 replies since 25/4/2014, 17:43   120 views
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