La scelta di perdere

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    Omae wa mo shindeiru ~ ~ ~ Trasforma la tua tristezza in forza.

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    La luce accecante avvolte Jin fino a sovrastarlo, e in men che non si dica sia lui che Inilshara si ritrovarono all'interno della chiesa di città. Fortunatamente non vi era nessun altro oltre a loro in quel momento, strano ma vero. Non era la prima volta che Jin entrava in una chiesa, ma ogni volta aveva sempre la stessa sensazione: quelle costruzioni le facevano piuttosto tetre gli umani, senza contare che avevano idee tutte loro su come girava il mondo.
    I pensieri del decaduto furono interrotti da un improvviso conato di vomito. Non riuscì a trattenersi e, inginocchiatosi dopo aver barcollato per qualche metro, vomitò... una sostanza lucente. Ebbe due\tre rigetti, mentre la sua aura si tingeva di oscurità. Era il nuovo potere del Chaos: essendo stato avvolto dal potere lucente di Inilshara, la nuova neutralità di Jin si era un poco stabilizzata e quel rigetto significava che la sua natura di Chaos tendeva per inerzia a ritrovare la neutralità espellendo l'energia positiva in eccesso. Jin aveva fatto un mezzo macello, buttando tutto sopra un paio di panche accanto a lui, ma fortunatamente la sostanza lucente, che altro non era che energia positiva, svanì senza lasciare traccia.
    Dopo qualche momento passato a boccheggiare, l'angelo si rimise in piedi ed osservò la struttura intorno a lui: c'erano un paio vi file di panche disposte su un corridoio centrale delimitato ai lati da una fila di colonne, i cui archi in cima che le collegavano sostenevano il peso di un piano superiore, che correva però ai lati della struttura lasciando il corridoio centrale libero di rispecchiarsi nel soffitto. Dalla parte opposta all'entrata vi era l'altare, e in alto sulla parete dietro di esso vi era un gigantesco rosone raffigurante angeli e demoni di varie forme, secondo gli umani (l'immagine di cristo non vi era mai stata).
    Non abbiamo tempo da perdere, disse Jin consapevole dello stato precario di Luinil. Forza andiam...
    Prima che potesse muovere un passo, le gambe gli cedettero e dovette reggersi a una panca per non cadere a terra. Provò a rialzarsi ma barcollò di nuovo e alla fine si costrinse a sedersi. La stanchezza ora si faceva sentire, lo scontro con suo padre e la chiave Dolore, nonchè l'acquisizione recente di un potere del Chaos lo avevano indebolito assai e solo ora il suo corpo ne risentiva. Dannazione, perchè proprio in quel momento in cui il tempo era loro nemico?!
    Sto bene, non è niente, si affrettò a dire pr evitare che Inilshara si concentrasse su di lui invece che sul medaglione. E a proposito di quello, che forma aveva? Quanto ci avrebbero messo a trovarlo? Sarebbe stato facile arrivarci?... Sarebbero arrivati in tempo?
    Troppe domande assillavano Jin e troppe poche risposte. Stavolta però, era tutto nelle mani di sua suocera, la vita di Luinil era nelle sue mani. Non gli piaceva in parte la cosa, ma non aveva altra scelta se non fidarsi di lei... Oppure chiedere aiuto al padre per l'aborto... ma a quale prezzo tutto ciò?
     
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    Non appena la luce diminuì Inilshara fece qualche passo e si inchinò al tabernacolo senza problemi, abituata a quel genere di spostamenti, si fermò voltandosi verso Jin quando sentì dei rumori che parevano conati di vomito.
    Quando lo vide piegato in avanti a rimettere energia pura, Inilshara alzò gli occhi al cielo, attendendo che il decaduto si rimettesse in sesto... un "Bleah" detto sommessamente però se lo concesse: la scena era davvero disgustosa, se non patetica.
    Jin finalmente smise di vomitare luce bianca, boccheggiando fece per rimettersi in piedi.
    "A posto?"
    No, decisamente no. Barcollando Jin ricadde su uno della panche, con una pessima cera.
    Inilshara sbuffò. Così Jin era completamente inutile! Sarebbe stato meglio lasciarlo alla locanda con Luinil, per come si stavano mettendo le cose.
    Quando Jin cercò di rassicurarla sulle sue condizioni, Inilshara girò sui tacchi. Prima recuperavano il rosario, prima se ne andavano, prima sua nipote sarebbe stata meglio.
    "Vado a cercare il Reverendo Padre. Poi ce ne andiamo. Tu cerca di riprenderti"
    Inilshara non fece però in tempo a raggiungere la sacrestia che ne uscì un ometto basso con una lunga tonaca nera. Parli del prete...
    L'uomo fissò Inilshara, sorpreso, quando un barlume di comprensione gli passò negli occhi.
    "Venerabile Kaeliil?"
    Nell'udire quel nome Inilshara si irrigidì, fissando l'uomo.
    "No... Kaeliil era mia figlia"
    L'uomo osservò meglio Inilshara.
    "Infatti vi è una certa somiglianza! Venerabile, mi dica, perchè si trova qui?"
    Inilshara si voltò verso Jin, per constatare le sue condizioni, poi tornò sull'uomo.
    "Sono qui per il rosario di mia figlia"
    L'uomo la guardò con uno sguardo impenetrabile. Inilshara non intendeva dare altre spiegazioni, se queste l'uomo si stava aspettando.
    I due rimasero in silenzio ancora qualche secondo, poi l'uomo annuì: "Seguitemi, venerabile"
    Più facile del previsto! Inilshara si voltò verso Jin: "Aspetti qui o vieni anche tu?"
     
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    Malgrado il pessimo stato in cui versava, Jin riuscì bene o male a seguire i movimenti di Inilshara, fin quando un prete non apparve all'improvviso sbucato solo lui lo sapeva. La donna gli chiese il rosario della figlia, e dopo qualche attimo di assoluto silenzio, il prete fece un cenno e la invitò a seguirlo. Cosa... tutto qui? Era già tutto finito? Niente mostri, trappole, padri che spuntano all'improvviso?
    Jin era talmente abituato a trovarsi davanti il peggio, che questa piega degli eventi gli pareva quasi surreale.
    "Secondo te, è tutto fin troppo calmo vero? Sembra quasi finto."
    Non ricevette risposta.
    "Ehi, che fai te ne stai in silenzio? Strano da parte tua."
    Ancora niente.
    Jin provò ancora a chiamare il suo alter ego malvagio, provò e riprovò. Ma quello che ricevette in risposta fu il silenzio. Solo dopo qualche minuto capì la situazione. E non ci volle credere. Qualche lacrima gli scese sul viso, ma si pulì in fretta per non farsi vedere dalla suocera, no voleva mostrare ad altri la sua debolezza.
    Realizzò alla fine che la sua doppia personalità... era sparita. Il suo alter ego era scomparso, o meglio le due personalità si erano fuse diventando una sola mente, come sempre doveva essere. E questo, Jin lo capì subito, era merito del Chaos: in effetti da quando aveva assorbito Dolore che non avvertiva più l'altro se stesso.
    Il Chaos aveva infine portato pace nella sua mente.
    Ora... si sentiva strano, quel silenzio in testa paradossalmente quasi lo assordava. Ma malgrado tutto quella sensazione era qualcosa di nuovo e inaspettato, qualcosa che sognava da quando era nato. La pace della mente, ora in perfetta armonia col corpo. Ora era finalmente completo.
    Si riscosse dal suo torpore solo quando Inilshara gli chiese se volesse seguirla o meno. Il decaduto ci mise un attimo ad elaborare l'informazione, ma dopo qualche attimo di vuoto mentale annuì col capo. Non aveva di certo fatta tutta quella strada per rimanere in una stupida chiesa a non far niente. La presenza di Dio tra quelle mura gli dava il voltastomaco, ancora peggio di prima ora che aveva risvegliato il Chaos dentro di sè. Ora capiva bene come poteva sentirsi suo padre accanto all'angelo o al diavolo.
    Lentamente si alzò e seguì Inilshara senza dire nulla, quel posto lo conosceva sicuramente meglio lei.
    Eppure... eppure qualcosa non quadrava. Ne aveva passate tante, troppe per credere alle favole. Possibile che sarebbe stato così facile? Avrebbero preso il rosario dentro una teca impolverata nel retro-bottega? Nessuno li avrebbe fermati? Era troppo facile per essere vero, lo era fin troppo. Eppure... Jin si lasciò sfuggire un pensiero di speranza che tutto filasse come doveva filare. Giusto o sbagliato che sia, era pur sempre una possibilità. Anche la sfiga aveva un limite... come le energie del suo corpo.
     
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