Potrebbe andare peggio di così?

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    L'intensa luce bianca che aveva avvolto il piccolo gruppo iniziò a sfumare, lasciando intravedere finalmente le linee di quello che li circondava.
    Pian piano una sensazione ovattata di brusio iniziò a intensificarsi fino a diventare vero e proprio chiasso, l'aria intorno a loro divenne pesante e fumosa.
    Si ritrovarono in quella che era la locanda della città, Niniel la riconobbe in fretta.
    Il luogo era saturo di odore di fumo dovuto alle fiaccole appese alle colonne della grande sala e c'era nell'aria il perenne odore di alcool e cibo.
    Non appena si rese conto di dove si trovavano, Niniel si irrigidì.
    Erano appena apparsi, dopo un flesh di luce, in un luogo gremito di persone e nessuno dei tre angeli si era preso la briga di nascondere la sua natura. Tralasciando il fatto che in generale Niniel non amasse quel posto, c'era da aggiungere che di certo non avevano fatto n'entrata che passava inosservato.
    La banshee fece scattare lo sguardo per tutta la sala, esaminando ogni commensale, in ansia, eppure nessuno sembrava averli notati. Era come se quattro viandanti qualunque fossero entrati a prendere una birra.
    La nonna di Luinil, lo sguardo duro, si avvicinò a grandi passi al bancone di legno massello dietro al quale un uomo di mezza età stava asciugando un boccale.
    L'uomo nemmeno la guardò, però prese una chiave di metallo da un cassetto sotto al bancone e la passò all'angelo. Tutto come se fosse già stato programmato.
    Niniel per la prima volta si chiese che razza di poteri possedesse la nonna di Luinil.
    La donna si voltò a guardarli, minimamente turbata da tutta quella situazione.
    "Seguitemi. Dobbiamo fare in fretta"
    Niniel lanciò un'occhiata a Luinil, ancora svenuta tra le braccia di Jin, il viso contratto in una smorfia e si rese conto che dovevano fare davvero in fretta. Niniel ingoiò tutte le domande e le obbiezioni per seguire la donna che già stava salendo le scale della taverna che portavano al secondo piano.
    La nonna di Luinil aprì la porta corrispondente alla chiave per accedere ad una stanza dall'arredo essenziale, luminosa, invasa da un letto matrimoniale dalle lenzuola che sapevano ancora di bucato.
    "Stendila sul letto, finalmente scopriremo qual'è il problema" disse rivolta a Jin, una profonda ruga che le attraversava la fronte, piegandola in un'espressione preoccupata.
     
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    Jin venne avvolto da una luce accecante prima che potesse finire di sentire il discorso di suo padre. Cosa gli stava per dire? Aveva solo capito che d'ora in poi si sarebbe fatto sul serio, ma era davvero possibile rintracciarlo appena avesse usato i suoi nuovi poteri? Se effettivamente le cose stavano in questo modo, sarebbe stato oltremodo difficile proseguire nella ricerca delle altre Chiavi... Perchè sì, quello ora era il suo scopo: era diventato forte ma non lo era ancora abbastanza, aveva sofferto molto per ottenere quel nuovo potere ma non poteva tornare indietro. Per poter proteggere la persona che amava di più al mondo doveva diventare molto più forte!
    Con questi pensieri Jin venne avvolto dalla luce abbagliante della nonna di Luinil mentre era ancora nella forma trasformata, il grigiore della pelle messo ora in risalto del biancore dello sfondo. Il decaduto provò fastidio stando a contatto con quell'aura così candida, così come si sentiva a disagio a contatto con l'oscurità di suo padre (benchè anch'egli fosse in realtà neutro tendeva leggermente per l'oscurità piuttosto che la luce). Aveva sempre provato questa sensazione ma ora che era ritornato a tutti gli effetti parte integrante del Chaos come Rikkarudo era diventato molto più sensibile a questi squilibri energetici.
    Tutti questi pensieri però svanirono quando si accorse di essere stato materializzato insieme al resto del gruppo dentro la locanda della città vicina! Jin si irrigidì visibilmente, tanto che istintivamente represse i suoi poteri come per nascondersi e tornò alla sua forma umana. Strinse al petto nudo Luinil ancora svenuta, sperando con tutto se stesso che nessuno li attaccasse in quel momento, e maledicendo contemporaneamente sua suocera.
    "Ma è pazza questa?! Che diavolo le è saltato in mente nel mandarci qui sotto gli occhi di tutti!"
    "E' stata una mossa avventata, però vediamo che fa, magari ha un piano."
    "Piano de' 'sto cazzo! Arriva tutto a un tratto e ci teletrasporta in un luogo pubblico?! Bell'aiuto della mia fava!"
    La parte buona di Jin non ebbe cuore di zittire il suo alter ego nella sua mente, giacchè la pensava più o meno come lui. Si limitò tuttavia a osservare il comportamento della suocera, che si faceva dare una chiave da un locandiere fin troppo docile, e che poi li scortava su in camera.
    Una volta entrati, Jin storse il naso. Lo stesso tanfo di quello che vi era nella sala, aria pesante all'inverosimile, e della pulizia non ci volle neanche pensare. Si concentrò invece su quello che gli stava dicendo la nonna, obbedendo e poggiando delicatamente Luinil sul letto. Ma poi il suo sguardo si posò sull'angelo anziano, uno sguardo ambiguo.
    Sentimi bene, disse mettendole una mano guantata dietro la nuca e costringendola a guardarlo negli occhi, solo perchè ci hai tirato fuori di lì non significa che siamo alleati. Per me sei allo stesso livello di mio padre, prova a fare qualcosa che mi faccia semplicemente insospettire e ti ritroverai il cervello sparso su tutto il pavimento.
    Poi la lasciò andare con fare brusco. Non gli era mai piaciuta, anche se era una parente di Luinil era pur sempre un angelo puro, e al pari di quelli oscuro o dei demoni era un suo nemico.
     
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    Quando Jin le arpionò la nuca la nonna di Luinil lo guardò impassibile, come si guarda qualche cosa che non ti interessa.
    "Insospettire? Del tipo?" chiese acida quando la lasciò andare con malagrazia, stringendosi poi nelle spalle.
    "Le cose sono cambiate, Jin, e non mi avrai fuori dai piedi molto in fretta, non ora"
    Niniel osservava i due, lo sguardo pensieroso, c'era qualche cosa in tutta quella situazione.
    "Mia signora, se mi è permesso domandare... Luinil mi disse che voi non avevate nome in quanto ancora non avevate un missione, dato che lei avrebbe avuto un ruolo solo nel giorno dell'apocalisse... cosa è cambiato? Qual'è il suo nome?"
    La donna guardò la banshee, Niniel avrebbe giurato di averci visto un briciolo di tristezza attraversare gli occhi dell'angelo.
    "E' cambiato tutto, ogni cosa, nulla di tutto quello che è accaduto era stato previsto. Mi è stato dato il nome di Inilshara"
    Detto questo la donna sorpassò Jin e Luinil per poi inginocchiarsi al capezzale della nipote.
    Niniel, all'udire quel nome, sgranò gli occhi.
    "Inilshara..." sussurrò la banshee tra se e se.
    "Inilshara... custode... della stella. La Stella Azzurra. Luinil."
    Quando Niniel realizzò tutto ciò si voltò sconvolta a guardare i due angeli bianchi.
    Un angelo dell'apocalisse che diventa l'angelo custode... di un'altro angelo? Mai stato, ma è successo un simile evento nella storia del mondo! Cosa aveva di tanto prezioso Luinil per ricevere un angelo custode?
    Niniel guardò Jin, gli occhi spalancati e il mento tremolante. Jin si rendeva conto della gravità e dell'enormità della situazione?
    Intanto Inilshara iniziò a mormorare poche parole della lingua antica, ripetendole in un cantilena dalle note dolci, tutto il corpo di Luinil iniziò a emanare una flebile luce.
    La nenia non durò a lungo, ma quando il silenziò calò di nuovo nella stanza Inilshara sembrava più vecchia, il volto straziato dal dolore.
    Si rialzò in piedi e guardò con pietà Luinil che iniziò ad agitarsi nel suo stato di incoscienza.
    "Nienil veglia un attimo su di lei... Jin, devo dirti delle cose"
    Detto questo la donna aprì la porta indicando al decaduto di seguirla. Dovevano parlare, in privato.
     
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    La risposta acida di Inishala (così si chiamava la nonna di Luinil) non fece altro che irritare ancora di più Jin, e le parole che disse dopo lo fecero sbottare del tutto.
    Se non te ne vai dopo aver finito qui, ti prenderò a calci in culo per mandarti a fanculo, commentò a sua volta acido.
    La parte malvagia sghignazzò per quell'eccesso d'ira del suo alter ego buono, nonchè della rima fantastica che aveva creato. Sarebbe stato un ottimo malvagio se avesse voluto, eh già.
    Quel che poi Niniel chiese all'angelo non lo comprese appieno: quella tizia era un angelo dell'apocalisse? Ah be', aveva sbagliato di qualche secolo, sarebbe dovuta comparire quando Rik avrebbe dichiarato guerra agli dei.
    Quando poi udì che Inilshara sarebbe la custode di Luinil gli venne da ridere. Lei? La sua custode?! Jin dovette dar fondo a tutto il suo autocontrollo per evitare di fare quel che stava pensando di fare. La guardò da dietro che si inginocchiava accanto a Luinil sdraiata sul letto, letteralmente dall'alto in basso, trovandola quasi disgustosa. Odiava la gente come lei, li odiava tutti, e su questo sia la parte buona che quella malvagia erano d'accordo.
    Improvvisamente percepì qualcosa, una sensazione strana, come se qualcuno di indefinito stesse perlustrando la locanda e i dintorni in cerca di qualcosa; la cosa strana era che si sentiva braccato, come se fosse lui l'oggetto da scoprire. Ma perchè? Forse... c'entrava con quello che gli aveva detto suo padre? Lo avevano già individuato a causa del fatto che si era materializzato nella locanda in forma trasformata? No... non era possibile, non voleva credere che lo avessero già scovato... così in fretta. Magari era solo una sua immaginazione. Eppure... non riusciva a togliersi di dosso quel prurito dietro la schiena, come se dovessero balzargli dietro da un momento all'altro. Era così che si sentiva suo padre da sempre? Questo significava essere braccati?
    Come venuta, la sensazione sparì. Evidentemente chi lo stava cercando aveva rinunciato o si era spostato altrove. Per questa volta gli era andata bene, ma in futuro avrebbe fatto meglio a stare più attento. Sperò con tutto il cuore che no venissero altri a perlustrare la zona.
    Inilshara lo distolse dai suoi pensieri, chiedendogli di uscire un attimo dalla stanza. Doveva parlargli in privato. Jin sbuffò sonoramente, ma obbedì e uscì, non prima di aver gettato un ultimo sguardo verso sua moglie ancora indebolita.
    Una volta usciti, il decaduto incrociò le braccia e puntò lo sguardo dritto verso la suocera.
    Avanti, non ho tutto il giorno per ascoltare le tue farneticazioni.
     
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    Fermi nel corridoio Inilshara alzò gli occhi al cielo all'ennesima risposta acida di Jin.
    "Io non ti piaccio e tu non piaci a me, ma abbiamo qualche cosa in comune di molto prezioso, quindi cerca di collaborare, per favore" disse la donna indicando con la testa la porta dal quale erano appena usciti.
    Inilshara sospirò e si appoggiò con la schiena al muro, lo sguardo basso.
    "Luinil si sta consumando", alzò lo sguardo su Jin.
    "Poco fa ho controllato la sua situazione e di certo non mi aspettavo quello che ho visto. E questo suo lento degrado è iniziato da prima di oggi, direi da quando è rimasta incinta"
    Inilshara digrignò i denti.
    "I tuoi figli sono troppo... potenti per il su corpo. Luinil è solo un angelo terreno! La sua forza, la sa via, è legata alla manipolazione e all'uso dell'energia spirituale. Ma... non ne ha quasi più. Ma forse prima sarebbe anche riuscita a portare a termine la gravidanza senza problemi ma quando lei è..." la voce gli si rippu, ci mise un po' a riprendere.
    "Quando lei è morta, la sua energia si è dispersa, cosa che succede a ogni creatura che muore. L'energia che le è rimasta durerà si e no un altro mese. Non di più. A meno che non prenda energia da qualcun'altro. Qui sorge un'altro problema"
    Inilshara si passò una mano sul viso, stanca.
    "Non ci sono creature dalla quale può attingere energia. La mia non la può usare in quanto sono un angelo celeste e quindi incompatibile, non saprebbe manipolarla... la tua per lei è come veleno, lo abbiamo visto la prima volta che vi siete incontrati. E' già un miracolo che la tua sola presenza non l'abbia uccisa. Dobbiamo trovare un'altro angelo terreno per sperare di salvarla"
    A quel punto la donna ammutolì, mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare.
    Con un filo di voce continuò.
    "Purtroppo, che io sappia, Luinil è l'ultima della sua specie. Gli angeli terreni sono quasi tutti oscuri. O decaduti."
     
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    A questa rivelazione Jin rimase basito. Non poteva credere che la causa del malessere di Luinil fossero i figli che portava in grembo. In effetti, ora che ci pensava mesi prima da Specchio Justitia li aveva avvertiti delle possibili conseguenze di questa azione, però lui non l'aveva voluta ascoltare, troppo preso da questo nuovo evento e troppo innamorato per poter pensare che stesse facendo un danno proprio alla moglie. La consapevolezza lasciò spazio alla disperazione, la disperazione alla rabbia. Con violenza afferrò per il collo Inilshara schiacciandola contro il muro.
    E così tu sapevi?! Lo sospettavi?! E perchè non hai fatto nulla! Dov'eri quando Luinil è rimasta incinta?! Dov'eri quando mio padre è apparso per la prima volta e ci ha attaccato?! Dov'eri quando è rimasta coinvolta nello scontro alle prigioni?! DOV'ERI?!
    Per la rabbia Jin battè il pugno libero contro il muro più volte, crepandolo sempre di più. Solo dopo si decise a lasciare il collo della suocera, scostandosi da lei schifato.
    Sei una lurida ipocrita, come tutti gli altri! Sei proprio come mia madre, tante parole gentili ma quando arriva il momento del bisogno non ci siete mai. Anche adesso, pur sapendo che tua nipote è in grave pericolo non fai nulla per aiutarla, o non ne sei capace. In ogni caso non servi a niente.
    Jin si girò id spalle, stringendo i pugni con violenza fino a bloccare la circolazione. Era frustrato, incredulo, terrorizzato. Rikkarudo aveva ancora una volta ragione, i suoi figli stavano usando il sangue della stirpe di Luinil per crescere, la stavano prosciugando. Suo padre aveva ragione... ed era colpa sua. Tutto questo non faceva altro che aumentare il suo dolore. Neanche si accorse che, paradossalmente grazie a questo fatto il potere della Chiave Dolore cresceva in lui, più dolore provava e più sarebbe diventato forte. Ma era così caro il prezzo per il potere...
    Non sai neanche come abbia fatto a tornare in vita dopo che è morta. Non sei di alcuna utilità... vattene.
    Jin strinse ancora più forte i pugni e si girò un'altra volta, puntando lo sguardo su Inilshara e bloccandola con gli occhi al muro.
    Io... forse io ora potrei aiutarla. Ora che ho assorbito il potere del Chaos, non sono più un vero e proprio decaduto. La mia energia probabilmente ora è compatibile con qualsiasi forma di vita, tipo il sangue universale. Aiutami a filtrare la mia energia dalla sua parte oscura così che possa trasferire la parte pura a Luinil. Fallo, altrimenti vattene da qui.
    Neanche lui sapeva se effettivamente avrebbe funzionato. Sul fatto che ora avesse un'energia differente e universale era probabilmente vero, visto che il Chaos trascendeva la bontà e la malvagità. Tuttavia non sapeva se questo avrebbe funzionato, senza contare che la sua energia non era nè buona nè malvagia, ma si poteva dire anche che era sia buona che malvagia, pertanto Inilshara doveva aiutarlo a filtrare l'energia che lui avrebbe passato a Luinil, facendo passare quella pura e bloccando quella oscura. Un metodo alquanto rudimentale e rozzo, ma lui non vedeva alternative, senza contare che avrebbe fatto l'impossibile per aiutare la sua sposa, a qualunque costo.
     
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    Inilshara non oppose alcuna resistenza quando Jin la afferrò al collo per alzarla da terra spingendola contro il muro. Malgrado fosse abbastanza potente da tenere tranquillamente testa a Jin, non desiderava e non trovava utile ribellarsi.
    Lo lasciò parlare, senza fare una piega, quando la lasciò andare rimase immobile lì dov'era., Attese che quello stupido avesse finito di lamentarsi come un moccioso, poi, fissandolo con sguardo di fuoco, iniziò a sciorinare tutto quello che aveva trattenuto.
    "Non lo sapevo. Poteva essere plausibile, ma non lo sapevo. Dov'ero io quando TU hai ingravidato mia nipote? Ero al mio posto. Io non posso in alcun modo interferire con quello che accade sulla terra, Jin! E quando TUO padre vi ha attaccato? Ero lì, a mangiarmi l'anima perchè ero costretta ad assistere impotente all'annientamento della mia stirpe per colpa tua. E dov'ero quando Luinil ha quasi rinunciato a vivere? Quando lei è quasi diventata folle? Quando stava per decadere? Quando si è sacrificata facendosi uccidere? E, ti ricordo, tutto per colpa tua? Io non c'ero! Io non potevo esserci e non sai quanto stavo male per questo. Ma tu? TU! Tu eri al suo fianco, tu avevi giurato di proteggerla, tu la vedevi ogni giorno stare male, soffrire per te, consumarsi e diventare dipendente da te fino a giungere al punto che non è più in grado di stare senza di te. Lei per te ha sacrificato ogni cosa! La sua vita, la sua esistenza, la sua fede, la sua castità, il suo essere un angelo bianco. TUTTO. Ti ha donato la sua vita. Eppure tu non sei in grado di proteggerla. Non solo, malgrado tu sapessi che la stavi condannando in eterno, hai comunque scelto di tenerla al tuo fianco, ingravidarla... l'hai praticamente uccisa con le tue mani. E tu, l'unica cosa che fai, è prendertela con me. "
    Il tono di voce di Inilshara era basso, un sussurro, ma tutta la calma che contraddistingueva l'angelo era stata spazzata via da una maschera di dolore e rabbia. Non temeva particolarmente una reazione da parte di Jin anche perchè le sue parole erano vere e il decaduto, per quanto fosse un testardo dalla dubbia moralità, non poteva contraddirla.
    Inilshara inspirò profondamente, per ritrovare la sua solita calma, anche se rimase guastata da una nota di dolore.
    "Il potere del Chaos è troppo per lei, Jin. Usa la testa, diamine! Se non vogliamo ammazzarla di nuovo dobbiamo usare la maggior delicatezza possibile"
    Le ali fremettero, un tremolio accompagnato dal morbido fruscio delle bianche piume, la donna si appoggiò con la schiena al muro, la fronte aggrottata, pensierosa, lo sguardo basso sul pavimento. C'era una soluzione da qualche parte, per forza, altrimenti non sarebbe stata mandata sulla terra. Da dove poteva attingere energia Luinil? Un catalizzatore... ma ne esisteva uno con dell'energia che Luinil potesse assimilare?
    Allora venne l'illuminazione. Si, esisteva!
    "Ho trovato la soluzione, credo." disse lentamente, poi alzò la testa su Jin.
    "Mia figlia possedeva un rosario che le era stato donato dalla comunità elfica ai confini del Regno. Non era un rosario qualunque, era un rosaio intagliato nel diamante, unico nel suo genere. Mia figlia lo portò con se a lungo ed è risaputo che le gemme assorbono enormi quantità di energia. Mia figlia ha pregato a lungo usando quel rosario, deve essere ormai saturo della sua energia spirituale. Poco prima di morire mia figlia donò il rosario alla chiesa della città, è conservato ancora lì. Per fortuna è vicino"
     
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    Malgrado Jin le avesse detto i suoi pensieri con particolare veemenza, la suocera non si scompose minimamente. Anzi, portò la discussione a suo favore, rinfacciandogli ciò che il decaduto voleva seppellire nei ricordi più profondi della sua psiche.
    Ancora una volta Jin comprese quanto la verità potesse far male più di un pugno. Trafiggeva l'anima come fredde e spietate lame che non conoscono la pietà... e ti senti perduto, sconfitto, impotente di fronte a essa. Perchè in fondo, la verità è la sola legge sacra, sotto cui persino un dio è costretto a piegarsi; e proprio per questo nessuno la vuole ascoltare, tutti la fuggono e la temono. Perchè? Perchè una sola piccola verità può distruggere un mondo intero.
    Esattamente quello che stava accadendo in scala minore, Jin era in balia della verità che gli si presentava davanti in tutta la sua crudeltà e allo stesso tempo magnificenza. La consapevolezza di questa verità costrinse l'angelo decaduto ad appoggiarsi al muro per non venirne schiacciato. Il respiro si fa corto... il cuore batte forte... sudore freddo gli imperla la fronte bagnandogli anche parte degli occhi... la testa gli gira... In un attimo gli tornano in mente tutti i ricordi spiacevoli passati con sua moglie, primo fra tutti quello alle prigioni dove ha seriamente rischiato di perderla. Quello che diceva Inilshara era giusto, oltretutto lui non sapeva neanche come aveva fatto Luinil a tornare in vita dopo essere praticamente morta. Il senso di vuoto e la disperazione lo attanagliarono, si sentì mancare e inconsciamente stava rilasciando energia Chaotica. Gli ci vollero alcuni secondi per riprendersi e frenare la trasformazione in atto. Aveva voltato le spalle alla suocera, quasi volesse fuggire da lei che gli metteva davanti la cruda realtà. Altrettanti secondi gli ci vollero per far uscire le parole.
    Sì... hai ragione. Non potevo prevedere che sarebbe finita così nè tantomeno che la ingravidassi, però è vero sono stato imprudente. Il fatto è che la desideravo troppo, mi ero accorto fin da subito che lei era diversa, diversa e speciale per me. Anch'io ho dedicato la mia vita a lei, ho abbandonato i miei propositi di vendetta contro il mondo intero per restarle accanto, solo questo.
    Era difficile parlare. Il petto gli faceva male, l'aria si rifiutava di circolargli nei polmoni, e calde lacrime cominciarono a bagnargli le gote.
    Lo so, ho giurato di proteggerla e più volte sono stato a un passo dal fallire, riprese poi voltandosi di scatto verso Inilshara, mostrando apertamente il fluire delle sue emozioni attraverso gli occhi, ed è proprio per questo che la notte non riesco a dormire! I ricordi di quando stavo per perderla sono marchiati a fuoco nella mia mente, e ogni volta ho la terribile sensazione di perderla. Per questo ho deciso di diventare ciò che mio padre vuole, il Chaos, perchè non sono forte, non lo sono affatto paragonato a lui e agli dei!
    Ora si era calmato, la voce si era abbassata di tono per poi incrinarsi sotto il peso delle lacrime, complice anche il groppo in gola che gli si era formato.
    Io... io... io... ho paura! esclamò infine, stringendosi una mano sulla spalla opposta, ho paura di perderla! Ho paura di stare senza di lei... Luinil mi ha salvato, ha riempito la mia vita come si fa con una stanza spoglia, mi ha dato una ragione per continuare a vivere invece che solo una misera vendetta. Mi sentivo... solo... prima. Non me ne accorgevo ma avevo un disperato bisogno di qualcuno da avere accanto; stavo sprofondando e neanche me ne rendevo conto, solo avevo la sensazione che più passava il tempo e peggio sarebbe andata. Luinil mi ha salvato, ha trasmesso pace alla mia mente e al mio cuore, ha deciso persino di sposarmi dandomi la gioia di avere una moglie, e ora mi sta dando la gioia di avere dei figli. So bene il dolore che sta passando, lo so meglio di quanto tu possa immaginare, e l'impotenza e il rischio di fallire gravano su di me come macigni. Ho paura del mondo esterno, perchè ho un padre che non posso gestire e se vuole può portarmi via la cosa che amo di più e non so fino a quando a Dio e Satana starà bene lo status quo. Luinil è già sommersa di difficoltà e io devo proteggerla combattendo e combattendo ancora. Ma ho paura... ho paura di non farcela... il mondo lì fuori mi spaventa, non sono forte abbastanza!
    Non era uno dei suoi momenti migliori, ma Inilshara aveva colpito un suo tasto dolente, e malgrado avesse ragione Jin non voleva lasciar correre. Certo Luinil era in pericolo, ma chi ci pensava a lui? Ogni volta che appariva una nuova minaccia era lui a doverla combattere, era lui che in primis rischiava la vita con la speranza che tutto si risolvesse. In questo Rikkarudo era stato chiaro, lui non era minimamente in grado allo stato attuale di proteggere alcunchè, era come una rana in un pozzo che non sapeva nulla del grande oceano. Probabilmente vi erano esseri molto più forti di lui di cui ignorava persino l'esistenza... Come poteva allora proteggere la sua famiglia? Oltretutto, malgrado le belle parole Inilshara aveva confermato il fatto che ogni qualvolta avevano avuto bisogno di aiuto lei per un motivo o per l'altro non c'era mai stata. Questo pensiero in parte confortava Jin.
    Sai, Inilshara, forse non ho ancora la forza per proteggere Luinil, però almeno ci sto provando con tutte le mie forze. Se mai dovesse perdere la vita irreparabilmente, preferisco che sia davanti ai miei occhi; per quanto doloroso potrà essere, se sarò presente cercherò di impedirlo a qualsiasi prezzo. Ma se invece accadesse mentre sono via, il rimorso mi corroderebbe per tutta la vita.
    Jin si asciugò gli occhi e si diede una sistemata. In fondo comportarsi così non era da lui. Dopo questo sfogo, eccola la buona notizia: la suocera forse aveva trovato un modo per risolvere il problema di Luinil... Recuperare il ciondolo della figlia, la madre di Luinil. Il decaduto trovò la soluzione con qualche lacuna di troppo, ammesso che il rosario fosse ancora integro, bisognava trovarlo e sperare che avesse ancora abbastanza energia da salvare Luinil... di certo un piano rischioso.
    Se non dovesse funzionare... porterò Luinil da mio padre.
    Sembrava folle, sicuramente, ma Jin sapeva quel che stava dicendo. Se questo tuo piano non dovesse funzionare, portarmi da mio padre e ci penserà lui. Sicuramente con le risorse di cui dispone saprà di sicuro aiutarla. Preferisco darla in mano a lui piuttosto che vederla morire lentamente. Te l'ho già detto, pur di salvarla sono disposto a tutto.... Anche ad allearmi con l'incarnazione del mio odio.
    Non erano certo parole leggere quelle, ma se fosse stata l'unica alternativa, avrebbe davvero portato la moglie al cospetto di Rikkarudo, pur di salvarla avrebbe pagato qualsiasi prezzo... fosse anche assecondare suo padre nel suo piano e distruggere il mondo e gli dei...
    ... Tutto per lei...


    La presenza tornò a perlustrare i dintorni della locanda. Aveva avvertito di nuovo quell'emanazione. I suoi ordini erano chiari, anche se non riusciva a comprenderli appieno. La locanda... Era quasi sicuramente nella locanda. Stavolta l'avrebbe trovata... e avrebbe portato a termine il suo compito.
     
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    Inishara si aspettava tante cose: che Jin si infuriasse, che distruggesse qualche cosa, che se ne andasse, che si chiudesse in un muro di silenzio. Quello che non si aspettava era un'ammissione di colpevolezza.
    Jin che confidava di sentirsi in colpa? Di avere paura?
    L'angelo alzò le sopracciglia e incrociò le braccia. Forse quel ragazzo non era un caso tanto disperato.
    Aspettò, attese che si sfogasse, poi gli poggiò una mano sulla spalla, un contatto leggero, attento e misurato, ma era un gesto di incoraggiamento, un gesto con il quale Iilshara voleva far capite a Jin che erano sulla stessa barca, che avevano entrambi da perdere molto. Troppo.
    "Troveremo un modo. Non voglio che tuo padre metta le mani su Luinil più del dovuto, ma se sarà necessario avrai il mio benestare. La salveremo, anche al costo di..."
    Le parole gli morirono in gola e si morse le labbra. No, non poteva dirlo. Non poteva ammettere di averlo pensato. Un angelo puro non poteva concepire l'aborto, l'omicidio come opzione. Ma l'aveva pensato, oh, se lo aveva pensato. Se quella volta Rik avesse portato via tutti i feti, ora Luinil sarebbe stata benissimo!
    Si, l'aveva pensato. Inishara se ne vergognava, ma non poteva negarlo.
    "... anche al costo di estirpare il male alla radice" concluse a denti stretti e lo sguardo basso, pieno di vergogna ma anche di una certa determinazione.
    Era un'angelo giovane, dopo tutto, ancora possedeva certe impulsività.
    In quel momento accadde qualcosa, fu solo una percezione, un sesto senso, come se uno spiffero d'aria avesse carezzato la sua coscienza.
    Alzò lo sguardo, allarmata. Non era stata una bella sensazione, e cercava conferme nello sguardo di Jin.
    "Lo hai sentito anche tu?"
    Cadde il silenzio più assoluto, Inishara tese tutti i suoi sensi per captare ancora quella sensazione, ma non sentì più nulla.
    Era talmente tesa che sussultò con evidenza quando udì il secco rumore metallico di una maniglia che si apriva, dalla porta di fronte a loro emerse la testa rossa di Niniel.
    "E' sveglia"
    Due parole che alle orecchie di Inilshara suonarono come la più soave delle melodie.
    La donna si precipitò nella stanza e si fermò sulla soglia contemplando la nipote. Qualche cosa però non andava.
    Luinil si era messa seduta, abbandonata contro i cuscini, come se il solo resta in posizione semi sdraiata le costasse enorme sforzo.
    Il viso era segnato, gli occhi infossati e le guance scavate, come se non dormisse da giorni.
    Luinil posò gli occhi stanchi sui tre ospiti nella camera, erano arrossati, le mani erano poggiate sul ventre in una stretta quasi morbosa.
    Non appena vide Jin e Inilshara Luinil li fulminò con lo sguardo.
    Li aveva sentiti. Aveva sentito tutto. Non che i due avessero avuto la premura di parlare sottovoce.
    "Io non intendo consumarmi"

    Disse l'angelo, biascicando leggermente e con sguardo duro.
    "Mi rifiuto farmi toccare nuovamente da tuo padre" disse rivolta a Jin.
    "E i miei figli... NON SI DEVONO TOCCARE" disse infine rivolta a Inilshara, ma la voce gli si ruppe alla fine per un attacco di tosse.
    Inilshara, di fronte alla nipote, alle sue condizioni e alle sue parole, si sentì persa.
    Guardò Jin, cercando cosa dire.
     
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    Dopo essersi sfogato, Jin si sorprese nel sentire una mano di Inilshara sulla spalla. Non credeva che lo avrebbe confortato, in fondo a lui lei non piaceva e probabilmente anche lui non le andava a genio. Tuttavia quel gesto di consolazione forse stava a significare che dovevano mettere da parte le loro divergenze per stare accanto all'oggetto a loro più prezioso.
    Quel che fece rabbrividire il decaduto furono le parole della suocera: stranamente era stata fin troppo permissiva riguardo l'idea di portare Luinil da Rikkarudo, ma soprattutto lo spiazzò il fatto che avesse messo in campo anche l'opzione... definitiva. L'aborto, perchè di quello stava parlando. In un primo momento Jin pensò con superficialità che quell'angelo puro non era poi tanto puro, come poteva aver anche solo pensato di fare una cosa del genere?!
    In realtà lui essendo un decaduto forse aveva un'idea più chiara sulla questione, l'aborto era sicuramente una decisione difficile sia per loro che soprattutto per Luinil, tuttavia non era sempre la scelta sbagliata o affrettata, in certi casi poteva anche essere l'unica scelta possibile. Se lo si faceva all'inizio della gravidanza non era un vero e proprio "omicidio", visto che l'embrione non aveva ancora sviluppato una coscienza e non poteva essere classificato come "essere senziente"... Tuttavia allo stato attuale la gravidanza di Luinil era troppo avanzata e un eventuale aborto sarebbe stato di certo una decisione estrema per i loro figli che ormai si erano generati e stavano crescendo.
    Spostando il peso da un piede all'altro, Jin notò la frustrazione di Inilshara nel dire quella frase, e forse comprese che la sua determinazione a salvare la nipote poteva superare anche il suo istinto di angelo puro. In fondo anche per lei doveva essere una decisione estrema e non priva di conseguenze. Jin si chiese anche se l'aver proposto una cosa del genere potesse in futuro negarle di tornare in paradiso accanto a Dio. Con sarcasmo il decaduto pensò che non farebbe un soldo di danno a lasciar perdere Dio, però evitò di dirlo ad alta voce. Anzi, se doveva credere alle parole di suo padre Dio era una femmina, questo si che era un colpo di scena anche se non cambiava di fatto lo stato delle cose.
    Poi improvvisamente la suocera gli fece notare una presenza, forse la stessa presenza che lui aveva avvertito prima. Non rispose alla sua domanda, tuttavia cercò di acuire i suoi sensi, inutilmente. La percezione di quella presenza era troppo vaga per essere identificata, poteva essere un nemico quanto uno sconosciuto che casualmente era stato notato nella folla, ad ogni modo loro non potevano fare niente.
    I suoi pensieri vennero interrotti dall'annuncio di Niniel: Luinil si era svegliata. Subito Jin e Inilshara si precipitarono accanto al suo letto per sincerarsi delle sue condizioni, ma scoprirono ben presto che le loro parole erano state ascoltate. Infatti la giovane cominciò a inveire contro di loro dicendo perentoriamente che non avrebbe mollato e che nessuno doveva toccare i suoi figli. A quella vista Jin sentì una stretta al cuore, non tanto per quello che la moglie aveva detto ma per tutto il resto. Prima di tutto era viva, e questa era la cosa più importante, ma soprattutto il suo stato era straziante da guardare: pareva provata, stanca, insonne e tremendamente debole, e si stringeva il grembo come se qualcuno di punto in bianco glielo dovesse strappare via. Quasi senza accorgersene Jin si era seduto sul letto ma non aveva osato toccare la moglie, perchè sapeva bene quel che aveva in testa, sapeva che a Luinil non sarebbe piaciuto affatto.
    Inilshara davanti all'ostinazione della nipote non riuscì a reagire, e cercò l'appoggio di Jin che però non se la passava peggio. Tuttavia era bene mettere subito le cose in chiaro, per il bene di tutti.
    Luinil... ascolta. Per il momento non permetterò a nessuno di toccare i nostri figli. Per il momento io e tua nonna abbiamo un piano che forse potrà aiutare tutti quanti. Tuttavia...
    Jin prese un bel respiro, cercando di ponderare bene le parole per farle accettare da Luinil, e nel contempo si stava flagellando l'animo per costringersi a dire quel che stava per dire.
    ...tuttavia non siamo certi di riuscire nell'intento. Se qualcosa dovesse andare storto la tua vita sarebbe in pericolo... E io non posso permetterlo. Ho fatto una promessa, e prima stavo per infrangerla perdendoti, non posso permetterlo di nuovo. Ho giurato che ti avrei protetta a qualsiasi costo... anche a costo del nostro stesso sangue. In questo momento i bambini sono in pericolo quanto te, se tu dovessi morire anche loro farebbero la tua stessa fine... E piuttosto che perderti sono disposto a sacrificarli con le mie mani. Mi farò carico di questo dolore se significa salvare la tua vita. E non essere tanto egoista da dire che la tua vita no avrebbe motivo di esistere senza i nostri figli, perchè avresti ancora me. E io non voglio rimanere di nuovo solo, non potrei sopportarlo ancora...
    Luinil si sarebbe opposta, era fin troppo scontato, qualunque madre l'avrebbe fatto. Tuttavia Jin non poteva lasciarsi trasportare dai sentimenti, nè in un verso nè nell'altro, non poteva per forza lasciare in vita i figli rischiando quella della madre ma non poteva neanche praticare l'aborto con tanta leggerezza.
    In caso fossimo costretti, sono pronto a lasciarti in mano a mio padre pur di salvarti. Gli offrirò la mia collaborazione se ti salverà. Però, per il momento non si farà niente di tutto ciò. Prima vediamo di risolvere la questione con il piano che tua nonna ha elaborato, poi vedremo il da farsi.
    Jin sperò ardentemente che il piano di Inilshara funzionasse, se avessero fallito ogni altra opzione sarebbe stata una sconfitta.
    Allora, Inilshara, quando cominciamo?


    La presenza continuò ad aggirarsi intorno alla taverna cercando di individuare la fonte di quell'energia anomala, ma non avvertiva più niente. Probabilmente era stata scoperta quindi era inutile continuare a cercare in quel modo, tuttavia era altresì vero che se la fonte si era schermata voleva dire che era molto vicina. Tornò a guardare verso la taverna da sotto il cappuccio viola scuro: poteva anche essere lì dentro, forse c'era troppa gente per passare inosservati o forse era un nascondiglio perfetto proprio perchè insospettabile, in ogni caso valeva tentare e provare a dare un'occhiata; male che andava avrebbe ordinato una birra.
    Entrata dentro, la figura si avvicinò al bancone e ordinò un boccale di birra. L'oste gliene portò una in pochi secondi e subito dopo la figura prese a osservare uno a uno i presenti. Visto che era inutile cercare di percepire lo spirito combattivo della fonte, anche essa si era mascherata ; avrebbe cercato con gli occhi e gli altri sensi. Tuttavia passò una decina di minuti senza risultato, e la birra era quasi finita. Evidentemente non era quello il posto giusto; la figura si alzò dal tavolo a lato che aveva occupato e si diresse verso il bancone dell'oste quando passò davanti alle scale che portavano alle camere del primo piano. Ma certo... poteva essere lì sopra, come aveva fatto a non pensarci prima e aver perso tutto quel tempo? Era ovvio che nessuno si sarebbe nascosto in mezzo a quella marmaglia di inutili ubriaconi di varie razze.
    Cominciò lentamente a salire le scale, un gradino alla volta. Forse era vicina alla meta.
     
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    Jin si avvicinò al letto di Luinil che parve farsi più piccola, malgrado avesse ancora alto lo sguardo infuocato di poco prima. Poco credibile considerate le sue condizioni, ma si poteva notare bene la rabbia.
    Luinil era sempre stata di costituzione magra, ora, così sciupata, poteva rappresentare una minaccia quanto lo era uno spillo... ma mai sottovalutare una madre arrabbiata che vuole difendere i suoi cuccioli.
    Quando Jin si sedette sul bordo del letto Luinil sembrava sul punto di mettersi a ringhiare, invece rimase in silenzio, le labbra strette in un feroce disappunto.
    Rimase sempre in silenzio quando suo marito iniziò a parlare, ma lo fulminò quando udì il primo "tuttavia", epppure nemmeno allora si inserì nel discorso. Attese paziente che suo marito smettesse di parlare, quando calò il silenzio cercò di alzarsi in una posizione un po' più dritta, inutilmente, perchè ricadde con la schiena sui cuscini in un morbido tonfo.
    Si morse avidamente un labbro, torturandosi le mani ancora tenute sul grembo in atteggiamento iperprotettivo.
    "Jin..." iniziò, la voce flebile e malferma piena di una stanchezza quasi tangibile, eppure anche piena di determinazione.
    "... lo sai che ti amo oltre ogni cosa. Ma non permetterò assolutamente a nessuno, nemmeno a te, di portarmeli via" lo sguardo che aveva tenuto basso lo alzò, puntandolo in quello di Jin.
    Fisicamente era uno straccio, la brutta copia di un essere vivente, ma in fondo agli occhi aveva un fuoco che poteva travolgere tutto.
    "Se io dovessi morire prima di portare a termine la gravidanza, i bambini saranno comunque abbastanza sviluppati per sopravvivere. Sono i tuoi figli, sono forti, molto forti" disse ancora.
    Seguirono pochi secondi di silenzio in cui Luinil chiuse gli occhi, boccheggiando, la fronte corrugata presa da improvvisi dolori alla testa. Il dolore passò e lei tornò a guardare Jin.
    "Egoismo Jin? No, decisamente non è egoismo... sono i miei figli Jin, carne della mia carne, sono cresciuti nel mio grembo, e mi hanno parlato" un sorriso tenero le comparve sul volto ricordano cosa era accaduto quando era... morta. "Mi hanno parlato. Lei ti somiglia così tanto..." una lacrima fuggì dalle ciglia candide di Luinil, che pareva in estasi immersa nei suoi ricordi... ma poi tornò brutlmente alla realtà.
    "Tu ti farai carico del dolore? Jin, accidenti, ti rendi conto di quello che dici? Loro sono parte di noi, parte di me. Ti rendi conto di quello che significa...?" le parole caddero nel vuoto, la frase rimase in sospeso, un altro attacco di dolori fece serrare i denti a Luinil, ma anche quello lentamente passò. Fece una smorfia quando sentì in bocca il sapore del sangue, accorgendosi di essersi morsa la lingua.
    Non sapeva che altro dire. Luinil sapeva che Jin avrebbe fatto di tutto per lei, anche andare contro la sua volontà se fosse stato il caso... l'angelo alzò lo sguardo su Niniel.
    "Mia custode, ti dò un comando" disse in elfico, lo sguardo illuminato da nuova derminazione.
    Niniel a quelle parole si mise in allerta, basita. Quelle parole erano l'inizio del suggello, una pratica che Luinil non aveva mai compiuto: il comando che il protetto avrebbe impartito era impossibile da spezzare e lei sarebbe stata costretta a portare a termine la richiesta, nemmeno la morte spezzava il suggello.
    "Se i miei figli saranno minacciati da qualsiasi entità esterna dovrai prosciugarmi di ogni energia trasferendola ai bambini e tu dovrai proteggerli con ogni tua forza, loro saranno i tuoi prossimi protetti. Sono stata chiara?"
    Niniel, terrorizzata, guardò basita Luinil. Le parole dette erano state pronunciate nella lingua corrente, così che anche Jin potesse coprendere, e quello che Luinil le stava chiedendo era... Niniel fece sparire il volto tra le mani. Uccidere Luinil per salvare i bambini? Come poteva chiederle una cosa simile?Ma non poteva però venir meno al suggello.
    "Oh mio protetto, la tua volontà sarà perpretata anche nella morte"
    Inilshara si sentì mancare e dovette sedersi su una sedia di legno accanto al letto.
    "Luinil.. tu... tu..." l'angelo scosse il capo, completamente sconfitta.
    La donna guardò sua nipote, che in quello stato di decadenza apparve comunque forte. Una madre che protegge i sui figli... era una scena che aveva visto decenni prima, quando sua figlia morì nel proteggere Luinil. Che la storia si dovesse ripetere? Eppure che diritto aveva lei di interferire in tanta solidità di spirito? Inilshara si sentì, per la prima volta in vita sua, tanto piccola e dalla fede tanto gracile.
    Si alzò in piedi, rianimata. Bene, la vita di sua nipote era nelle loro mani, ora, sue e di Jin.
    "Andiamo alla chiesa e prendiamo il Rosario", disse con decisione.
     
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    Jin si aspettò una replica del genere da parte di Luini, sapeva perfettamente che la moglie si sarebbe opposta fino alla morte all'idea dell'aborto. E lui non poteva replicare, perchè era conscio del fatto che mai sarebbe riuscito a farla ragionare, e anche perchè lui stesso trovava molto difficile accettare l'idea. E ciò divenne ancora più arduo quando Luinil gli rivelò che quando era "morta" i figli le avevano parlato... e che la femmina gli somigliava. Jin dovette trattenere le lacrime per la gioia, sapeva che non doveva cedere davanti alla moglie altrimenti sarebbe stato ancora più arduo compiere l'estremo sacrificio, a maggior ragione per il fatto che ormai i loro figli avevano preso coscienza di sè. Per avallare la sua teoria Luinil disse che essi potevano sopravvivere anche se lei fosse morta, che erano figli di Jin e che quindi erano forti.
    Poi, stupendo tutti Luinil ordinò a Niniel di trasferire tutta la sua energia ai figli qualora risultassero in pericolo. Questa specie di patto inviolabile sconvolge Jin, facendogli capire che Luinil era decisa ad andare fino in fondo pur di salvarli. Tuttavia sapeva che la vera decisione spettava a lui, poichè lui sarebbe sopravvissuto comunque. La morte di Luinil o la morte dei loro figli, in ogni caso avrebbe perso per sempre una parte di sè; come poteva trovare il coraggio di scegliere? Però... avrebbe scelto Luinil, lei veniva prima di tutto... anche prima dei loro figli.
    Anche Inilshara e Niniel rimasero interdette davanti a quella richiesta, la nonna si accasciò su una sedia di legno li accanto mentre la banshee non potè fare altro che acconsentire a onorare il patto. Ma Jin? Lui l'avrebbe permesso? La verità era che non era pronto per dare una risposta e probabilmente non lo sarebbe mai stato. Ma forse era meglio che Luinil era così restia a cedere, così se fossero arrivati a fare quella scelta la responsabilità sarebbe ricaduta su di lui. Jin preferiva fare le cose contro la volontà di Luinil, così facendo lei avrebbe rivolto la sua rabbia su di lui e non su se stessa per aver appoggiato l'idea. Certo così era lui l'egoista che non rispettava i desideri della moglie, però in questo caso uno dei due per forza doveva recitare questa parte, e per evitare altre sofferenze alla moglie l'avrebbe fatto lui.
    Con studiata lentezza Jin mosse una mano verso Luinil, la fece scivolare sotto la sua veste bianca per fermarsi sul pancione. Prima di ciò si era tolto il guantone, il contatto con la pelle della moglie era una sensazione impagabile, soprattutto sul pancione che cresceva man mano che passava il tempo. Jin chiuse gli occhi e inspirò a fondo, sentendo il calore che il ventre gli trasmetteva alla mano, e lentamente lo accarezzò. Malgrado non avesse il contatto diretto di una madre, Jin provò a comunicare con i figli: ovviamente non si aspettava una risposta ma voleva più che altro comunicare loro qualcosa.
    "Non so come dirlo, però mi dispiace, mi dispiace per tutto. Sapevo che qualora avessi avuto dei figli avrei portato loro solo disgrazia, e malgrado avessi promesso di non farlo a voi ho fallito. Siete la cosa migliore che potesse capitarmi, qualcosa anche di inaspettato... però... però... non posso lasciare che vostra madre muoia. Non posso... Spero possiate perdonare la mia stoltezza e ingenuità."
    Jin non sapeva dire se i figli lo avessero realmente ascoltato, però parlare a se stesso gli aveva comunque aiutato a acquistare risolutezza. Dopo qualche secondo si staccò e si rimise il guantone; era tempo di andare. Come se gli avesse letto nel pensiero, Inilshara si alzò dicendo che era giusto il tempo di andare a prendere il Rosario.
    "Non succederà niente. Troveremo questo Rosaio e tutto si risolverà", pensò Jin, forse solo per cercare di convincersi.
    Prima di uscire il decaduto diede un ultimo sguardo a Luinil e soprattutto Niniel: sapeva che la banshee avrebbe protetto l'angelo a qualsiasi costo, aveva imparato a fidarsi di lei. Senza dire altro Jin uscì dalla stanza.


    Si ritrovarono faccia a faccia. Jin e la misteriosa figura erano nel corridoio che portava alle camere da letto. Per qualche attimo si guardarono studiandosi: entrambi avvertivano qualcosa di strano nell'altro ma non erano sicuri delle loro percezioni. Fu la figura a rompere il silenzio.
    Sei tu la fonte? Sei il decaduto... Jin?
    L'interpellato serrò i denti ma non fece nulla per compromettere la sua situazione.
    Non ho idea di chi tu sia, nè chi sia questo Jin. Che io sappia in questa locanda non c'è nessun decaduto. ora se vuoi scusarmi ho da fare.
    Non era del tutto sicuro, ma dalla voce sembrava una donna. Cosa voleva da lui? Era un nemico? Non riusciva a sentire nulla provenire da quella figura incappucciata e nascosta da un soprabito scuro; probabilmente si stava mascherando, cosa che stava facendo anche lui. Doveva assolutamente scoprire perchè lo stava cercando, e la soluzione migliore era spiarla da lontana o ancora meglio indurla a uscire. Così con apparente disinvoltura provò a passarle accanto, tuttavia quando si trovò accanto a lei questa alzò un braccio armato di un pugnale rifinito per bloccargli il passaggio. Jin si irrigidì ma evito gesti compromettenti.
    Non mi hai sentito? Cercavo proprio te... Jin, disse la figura con un sorriso mascherato dal cappuccio.
    Visto che ormai era stato scoperto era inutile continuare a fingere, pertanto Jin con uno scatto afferrò il braccio della figura e con una giravolta la lanciò in fondo al corridoio. Questa però non si fece cogliere impreparata e rotolando appena toccato il pavimento si rimise in piedi con facilità.
    Chi sei? Come mi hai scoperto? E soprattutto cosa vuoi da me?
    La figura si girò verso di lui. Il cappuccio si era abbassato durante la capriola, rivelando il volto di una giovane donna. Guardandola bene Jin si irrigidì sensibilmente.
    Tu?! Sei davvero tu maledetta! Che vuoi da me... Nathlija!
    La donna rise davanti all'espressione di Jin. Gli somiglio davvero molto? Ebbene non sono lei, se può rincuorarti. Ma forse non sarà un bene. Cosa voglio da te, Jin? Semplice... cosa vogliono tutti quelli che sanno la verità su di te, su Lunil e i tuoi figli?
    Stavolta Jin si mise esplicitamente in guardia. Lei sapeva... sapeva tutto. Quindi era un nemico. Doveva ucciderla, non c'erano altre soluzioni.
     
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    Luinil con sguardo di fuoco seguì i movimenti di Jin, ma sul viso stanco si permise un sorrise addolcito dal gesto delicato del marito.
    Sentì la mano grande e calda del marito sul ventre, attraverso la stoffa Luinil appoggiò le proprie mani su quelle del caduto, stringendole appena con tenerezza, gesto che comunque le costò un certo sforzo.
    L'angelo bianco non capì bene cosa successe, ma sentì un colpo. Piccolo, appena accennato, sul ventre. Si erano mossi.
    Luinil si portò na mano davanti alla bocca, sopresa e commossa. Non sapeva a che cosa i bambinini avessere risposto.
    Con delicatezza Jin tolse la mano, si alzò rimettendosi il guantone.
    Jin si allontanò, seguendo Inilshara verso la porta, Niniel si sentì in soggezione di fronte allo sguardo penetrante di Jin, ma gonfiò il petto, ostentando sicurezza e convinzione.
    "Qua ci penso io. Nessuno la toccherà"
    Jin uscì dalla stanza e Luinil con Niniel rimasero sole.

    Qualche cosa non tornava. Era un presenza sottile, come un refolo di vento, ma portava con se un sentore di... maligno.
    Quando uno strano figuro incappucciato superò lei e Jin lei sentì un brivido, ma non reagì in quanto grazie ai suoi poteri stava facendo in modo che gli esseri umani e le altre creature terrene non facessero caso a loro.
    Inutile dire che fu molto sorpresa quando lo sconosciuto riconobbe e attaccò Jin, istintivamente lei si ritrasse.
    Alla colluttazione tra i due Inilshara non seppe che fare. Fretta. Aveva fretta. Ma tutta la premura si spense quando lo sconosciuto calò il cappuccio.
    "Yoko...", il viso dell'angelo puro sbiancò, gli occhi si sgranarono.
    Yokoshimana. Cosa ci faceva un frammento della progenie di Satana lì, in quella loncanda? Cosa...
    L'angelo si affinacò a Jin, lo guardò.
    "Jin, non abbiamo tempo" sussurrò Inilshara, tesa, portando poi lo sguardo su Yoko.
    "E dobbiamo portala lontano da qui"
    Dovevano portarla lontano la Luinil e dai bambini, fin troppa gente voleva mettere le mani sulla discendenza di Jin.
    Tutto sarebbe andato bene se Yok non scopriva dove Luinil era nascosta.. ma erano troppo vicini alla stanza di sua nipote, per gusti di Inilshara.
     
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    La figlia di Satana percepì immediatamente l'ostilità di Jin e Inilshara, malgrado tutti stessero sopprimendo la loro aura spirituale.
    Non so cosa tu voglia da me o da mia moglie, ma il solo fatto di essere interessata a noi costituisce un pericolo. E pertanto sono obbligato a estirpare quel pericolo.
    Con queste parole Jin si lanciò all'attacco senza pensarci due volte; aspettare o ragionare non avrebbe avuto senso, a maggior ragione ora che sapeva che ella sapeva. Con uno scatto in avanti si portò di fronte alla figlia di Satana e le sferrò un pugno diretto al volto. Mossa abbastanza banale invero, e infatti la donna schivò il colpo scartando di lato e, estraendo un coltello anonimo, contrattaccando con una pugnalata dritta al ventre del decaduto. Questi afferrò il braccio dell'altra con la mano libera e sfruttando la sua forza muscolare sollevò l'avversaria in aria per poi scaraventarla contro una parete. Tuttavia, questa sfruttò il tutto a suo vantaggio, roteando sopra la testa di Jin dandosi lo slancio con la parete contro cui doveva finire, atterrando alle spalle del nemico. Con decisione portò un affondo contro le reni di Jin, riuscì a scartare di lato alzando il braccio verso cui stava giungendo l'attacco, che lo sfiorò soltanto al fianco destro.
    Rotolando di lato, Jin rimise la donna davanti a sè, guadagnando anche qualche metro di distanza da lei.
    "E' brava, non c'è che dire. Non devo abbassare la guardia, anche se quel coltellino non riuscirà a scalfirmi. Quel che mi preoccupa è Luinil nella stanza accanto..."
    Era ovvio che sia Jin, sia la figlia di Satana non stavano mostrando il loro vero potenziale. Più che uno scontro sembrava una danza fatta sulle punte dei piedi, quasi a non voler far rumore; e infatti di rumore ce ne fu pochissimo. Tuttavia il tempo era contro il decaduto, doveva al più presto trovare l'amuleto che avrebbe salvato la vita a sua moglie, non poteva aspettare oltre. Senza perdere altro tempo, si gettò contro l'avversaria e un attimo prima di andarle addosso aumentò la sua velocità e le arrivò come un'ombra alle spalle. La donna si girò di sorpresa, menando un rozzo fendente che Jin evitò chinandosi a terra, per poi contrattaccare con decisione; il momento era propizio, la donna aveva lasciato il corpo scoperto dopo il fendente andato a vuoto, e Jin lo seppe cogliere colpendola con una scarica di pugni rapidi e precisi. Colpì l'articolazione di una spalla e più volte su più punti il torace, concludendo con un colpo di palmo in pieno petto che fece rotolare via l'avversaria. Era fatta; l'aveva colpita in diversi punti vitali, non avrebbe più usato per un po' la spalla sinistra, aveva sicuramente qualche costola rotta e l'ultimo colpo le aveva mozzato il fiato.
    Contro ogni aspettativa però, la donna dopo qualche attimo si rialzò in piedi, come se non avesse risentito dei colpi subiti.
    Ma... come è possibile?! esclamò Jin sinceramente stupito.
    Mio caro decaduto, non avrai pensato che fosse così facile mettermi al tappeto, vero?
    Già, in fondo era pur sempre una figlia di Satana. A dimostrazione di ciò, dove prima si vedeva qualche livido ora la pelle era perfettamente liscia e priva di ferite. Jin studiò attentamente le mosse della donna, e grazie alla sue esperienza in combattimento avanzò qualche ipotesi. Rigenerazione non era sicuramente, le ferite parevano non rigenerate ma come se non fossero mai esistite: poteva essere solo un qualche incantesimo di illusione. Tuttavia lui non si sentiva ipnotizzato, era perfettamente cosciente e i suoi sensi funzionavano regolarmente, come anche la sua percezione; pertanto l'unica spiegazione possibile era un incantesimo di illusione non rivolto a lui quanto a ella stessa, o forse una barriera illusoria.
    Scommetto che stai rimuginando qualcosa sul perchè non sia stesa a terra, dico bene?
    Jin non le risposte, ma cercò di concentrarsi meglio visto che per il momento era lei ad essere in vantaggio.
    Se lo vuoi proprio sapere, una delle mie specialità è l'elusione. Reputo gli attacchi illusori alquanto improduttivi, giacchè il bersaglio colpito potrebbe accorgersi di ciò e in qualche modo sfuggire alla presa mentale. No, io prediligo di gran lunga l'elusione, un'arte che influenza me stessa e lo spazio intorno a me: in questo modo il mio bersaglio si trova nell'incapacità di attaccare efficacemente dato che non ne è influenzato, e nel contempo mentre è impegnato a capire come arrivare a me, io posso colpire sfruttando un attimo di esitazione, o dubbio.
    A quelle parole Jin si fece più serioso. Certo era una mossa davvero furba, in questo modo non si poteva anticipare le sue mosse mentre lei aveva sempre il controllo dello spazio intorno alla battaglia. Un'autoillusione e un'illusione ambientale insieme, in modo da distorcere lo spazio intorno a lei evitando gli attacchi. Lui sapeva per certo che l'aveva colpita, ma la quantità di danni che credeva di averle inferto non era assolutamente esatta.
    Perchè mi hai rivelato il tuo segreto? A che pro?
    Vedilo come una prova, una prova della veridicità delle mie parole.
    ... e quali sarebbero le tue parole?
    Non sono qui per combatterti, Jin. Sono qui per allearmi con te..
    Stavolta il decaduto rimase completamente spiazzato.
    Allearti... con me? Per quale motivo? Tuo padre non lo verrà a sapere?
    Non preoccuparti per mio padre. Le mie parole sono sincere.
    Perchè pensi che mi serva il tuo aiuto? E poi cosa ci guadagni dall'allearti con me?
    I miei di guadagni non ti riguardano, pensa piuttosto ai tuoi di guadagni. Avere per alleata una figlia di Satana non è cosa da poco, potresti sapere in anticipo le mosse degli Inferi, nonchè avere una valida alleata dalla tua parte, che come avrai constatato potrebbe tornarti molto utile.
    Jin non seppe che dire. Questa svolta non l'aveva assolutamente prevista. Mai nessuno lo aveva avvicinato per chiedergli di unirsi a lui, era sempre stato abituato ad avere tutto il mondo contro e ora questa novità era un fulmine a ciel sereno per lui.
    Non voglio una risposta subito. Ti darò il tempo di riflettere bene, disse la donna prima di avviarsi lentamente verso le scale, rimettendosi il cappuccio e rinfoderando il coltello.
    E' stato solo un caso che tu mi abbia trovato. La prossima volta ti ci vorrà molto più impegno.
    La donna gli rivolse un sorriso malizioso. Non ti ho mica velato tutte le mie specialità... Quando arriverà il momento mi rifarò viva.
    Detto questo scese le scale e un attimo dopo Jin smise di percepirla.
    Andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo, disse il decaduto rivolto a Inilshara, ancora turbato per quella proposta inaspettata. Che diavolo stava succedendo tutto insieme?
     
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    Inilshara iniziò a pensare freneticamente. I poteri di Yoko erano complessi e pericolosi, ciò disturbava ampiamente l'angelo che imponendo la mano di fronte creò quella che sembrava una partigiana fatta di luce.
    Quando Jin partì alla carica Inilshara tentò di fermarlo: "Jin, così non..." ma non fece in tempo a farsi ascoltare che Jin e Yoko già se le davano di santa ragione.
    Inilshara sospirò alzando gli occhi al cielo: sin dal primo loro incontro Jin gli era sembrato un tizio fin troppo impulsivo e troppo poco riflessivo, quella era l'ennesima conferma. Più passava il tempo più Inilshara si convinceva che l'unico pregio del deceduto fosse l'amore per Luinil.
    Restando in posizione di difesa con l'arma in mano Inilshara attese che i due se la finissero di fare i leoncini, perchè dovevano ammetterlo entrambi: quello più che un combattimento sembrava un bisticcio, nessuno dei due si stava impegnando più di tanto.
    I due infine decisero di farsi una chiacchierata, Inilshara annuì alla spiegazione di Yoko confermando che le parole della figlia di Satana erano vere, che quelli davvero erano parte dei suoi poteri. Inilshara non conosceva tutte le capacità della donna, ma buona parte sì, certe conoscenze sono alche delle poche cose buone nel dover stare nel paradiso ad aspettare la fine del mondo, senza nient'altro da fare se non guardare quello che accade altrove.
    Certamente, comunque, Inilshara rimase di sasso quando Yokoshima espresse l'intenzione di creare un'alleanza.
    L'angelo, lasciando la posizione di difesa, affiancò Jin, fissando lo sguardo in quello della donna. Cosa... cosa diavolo voleva? Oh, no, Yoko non si sarebbe mai mossa senza un tornaconto personale, considerato che si stava mettendo contro il suo stesso padre, bhe... il tornaconto doveva essere molto appetibile. Ma non fece un fiato, Inilshara sapeva che cavare una parola di verità dalla bocca di un demone era tempo sprecato, e di certo non sarebbe stata la donna a fermare Yoko quando questa ebbe la magnifica idea di levare le tende, allontanandosi da loro e, sopratutto, da Luinil.
    Lentamente, Inilshara iniziò a rilassare i muscoli, si volse verso Jin.
    "Certo che dove ci sei tu ci sono guai, eh?" disse leggermente seccata, anche se "guai" non rendeva giustizia ai casini cosmici che accadevano dove passava Jin.
    Jin la incitò a muoversi: "Io aspettavo i tuoi comodi, eh"
    Detto questo la donna si pose di fronte a Jin, fece sparire la partigiana e mise gli avambracci tesi in avanti, i palmi delle mani rivolti verso l'alto.
    "Dammi le mani" disse solo la donna, afferrando le mani guantate di Jin e stringendole tra le proprie.
    "E trattieni il respiro. Ti conviene"
    Detto questo aprì le ali, avvolgendo sia se stessa che Jin, la stessa luce intensa che li aveva avvolti alle prigioni ricomparve, invadendo ogni cosa, e i due angelo scomparvero dal corridoio, lasciando dietro di loro solo una manciata di piume bianche.
    Ehi, fetecchia, apri tu in chiesa?
     
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