Acquisti sospetti

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    Narrato
    «Parlato»
    "Pensato"
    Scheda Kai

    Era una giornata piacevole, dopotutto. In quei primi di giugno il freddo lasciava definitivamente spazio all'estate, senza essere tuttavia troppo invasiva. Non era ancora arrivato il caldo afoso estivo, ma il sole già era spuntato, quella mattina, infastidendo i nonmorti. E Kai si era scoperto ad odiare il sole.
    Da quando era morto, in quell'anno di vita, si era reso conto di come il suo corpo, così forte e resistente, in realtà avesse delle pecche. Non solo la perdita di memoria, anche il... Fastidio verso le fonti di luce. Non sopportava la vista del sole e delle fiamme vive: gli ferivano gli occhi, lasciandogli il segno sulla retina per parecchi secondi. Il caldo lo appesantiva e lo metteva a disagio, facendogli solo desiderare di rintanarsi al fresco nell'ombra, da qualche parte.
    Per fortuna era arrivata la pioggia.
    Si erano incamminati da un po', rapidi, passando per la solita strada, tra le foreste, per poi arrivare ad avvistare le mura della città. La cattedrale di Kyriel era lontano dal mondo, sconosciuta e sprofondata nel cuore della foresta... Un ambiente perfetto per creature come loro, andava ammesso. Usciti dalla foresta aveva cominciato a piovere. Entrambi si erano rifugiati sotto i loro mantelli, calandosi i cappucci sui capelli chiari e per entrambi innaturali. Erano così simili... Erano entrati in città tenendosi per mano.
    «Quindi, ricapitolando... Cosa vuoi comprare, Nicole?» aveva preso i soldi che gli lasciava il maestro. Anche per quelli, insieme a tutto il resto che gli spiriti portavano, aveva smesso di domandarsi la loro provenienza. Sospettava che rubassero, oppure che depredassero tombe per il maestro. Quello era già molto più ragionevole.
    Erano entrati in città, avvolta da una nebbiolina leggera dovuta alla pioggia. Non era forte, solo piacevolmente fresca e fine. Finchè non lo bagnava, a Kai andava bene. Il mantello reggeva abbastanza bene l'acqua, essendo spesso. Non vedeva l'ora di entrare al chiuso, però.
    La strada dove si trovavano era sottile e puzzolente, anche se la pioggia aiutava a far scivolare via gli odori, coprendoli con il suo. Tutto era così amplificato, da quando era diventato nonmorto... Ci aveva fatto l'abitudine, ormai. Sapeva quali delle case erano abitate solo dall'odore umano che ne usciva, dato che la luce del giorno, per quanto filtrata dalle nuvole, era ancora sufficientemente forte da non necessitare di alcun lume. C'era pesino ancora qualcuno in strada, e nessuno badava a loro, per colpa della pioggia. Erano solo due basse figure incappucciate, pure piuttosto esili. Di certo non un'apparente minaccia.
    «Sono certo che conosci la città meglio di me» mormorò Kai, piano, osservando le poche persone rimaste. Aveva uno sguardo strano, vigile e limpido insieme. «Vuoi fare strada?»
     
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    Si chiedeva perché continuasse a considerare "belle" le giornate estive. Troppo caldo, troppa luce, troppa gente in giro, tutte condizioni pessime per creature come lei e Kai. Per fortuna una leggera pioggia stava mitigando il tutto. Si guardò intorno, leggermente confusa dalle strade intorno a lei. Realizzò che Kai l'aveva condotta in città attraverso un ingresso secondario delle mura, non dalla porta principale, che lei usava di solito. Beh, non le cambiava molto, si trovavano vicino ai bassifondi, un luogo che lei conosceva più che bene data la sua precedente occupazione. Si incamminò per le stradine mal tenute cercando di evitare le pozzanghere. Mettermi i sandali non è stata un'idea troppo intelligente. si disse. Oltretutto si sentì improvvisamente imbarazzata a stare in quel postaccio tenendo la mano di Kai, come se fossero una coppietta sperduta. Imbarazzo o meno non lasciò la presa, le importava di più la presenza del ragazzo che il giudizio di qualche sconosciuto. La domanda di Kai giunse alla sprovvista. Si era scordata di dirgli cosa stava cercando. Mi serve un'arma, e temo dovrò farmela fare su misura, dubito di trovarla già pronta... un pensiero la folgorò Credi che il Maestro si arrabbierebbe se passassimo la notte in qualche locanda qui? Non so se quello che cerco può essere preparato in giornata. chiese, improvvisamente preoccupata per quel particolare. Kyriel non era un padrone severo, ma era impossibile capire cosa gli passasse per la testa. Beh, in caso avrebbe cercato di prendersi tutta la colpa, evitando punizioni per Kai.
    Un secondo problema sorse. Chi avrebbe potuto fargli un'arma come quella che chiedeva lei? Di certo non il fabbro di cui si serviva prima, anche perché lavorava per la Gilda e non era sicura di cosa pensassero di lei i suoi ex-colleghi.
    Vagò per diversi minuti per i vicoli, facendo finta di avere una destinazione in mente, poi si ricordò di un artefice che aveva conosciuto quando ancora serviva il suo vecchio Maestro. Strinse più forte la mano di Kai e con andatura decisa lo trascinò in labirinto di vicoli non esattamente raccomandabili fino ad un grosso edificio simile ad altri intorno a parte la presenza di un ragazzo seduto su una sedia vicino l'ingresso. Sembrava addormentato, ma la non-morta sapeva che stava fingendo. Si portò davanti a lui e gli sussurrò Siamo qui per incontrare Mastro Palin. Questione di affari.
    Il giovane aprì gli occhi, squadrandoli pigramente, anche se Celestina aveva già notato un paio di armi nascoste pronte ad essere estratte in caso di pericolo. Siete fortunati, in questo momento è libero. Entrate pure.
    Celestina ringraziò con un cenno del capo ed entrò nell'edificio, sempre portandosi dietro Kai. L'interno era come lo ricordava, un enorme magazzino con gli oggetti più disparati, molti presumibilmente magici, e in fondo una forgia, su cui lavorava un'uomo dall'età indefinibile, forse sulla sessantina, forse più vecchio. Celestina, mi chiedevo se ti avrei più rivisto. Chi è il tuo amico? chiese il fabbro.
    Mastro Palin, è un piacere rivederla, purtroppo il mio nuovo padrone, nonché padrone del qui presente Kai non lascia troppo tempo libero. ma avevo bisogno dei suoi servigi per un'arma. disse, poggiando su un tavolino la sacca con i soldi e il disegno di un katar.

    Mi serve uno di questi, in ferro lavorato a freddo, se possibile in tempi brevi.
    Ferro lavorato a freddo? Una richiesta particolare... posso fartelo avere per domani. rispose il creatore di oggetti magici, mentre spostava lo sguardo verso Kai. Piuttosto... il tuo amico è stato rianimato con procedimenti diversi da quelli classici, vero? In cambio di una fialetta del suo sangue potrei anche migliorare il tuo progetto.
    Il corpo di Celestina si tese a quella richiesta. Portò le mani più vicine ai coltelli e si voltò verso Kai, in attesa di una sua reazione.
    Oltretutto, perché diamine Palin aveva chiesto una cosa del genere? Sperava fosse solo interesse professionale e che non reagisse male ad un eventuale rifiuto, in ogni caso lei era pronta ad uscire da lì a suon di lame se le cose si fossero messe male.
     
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    C'era poca gente per strada, ed a Kai di quella gente non importava nulla. Erano alieni, creature diverse, strane ed ignoranti ed allo stesso tempo spesso più informate di lui... Aveva per gli umani un misto di disprezzo e gelosia, ma di certo non li rispettava o temeva il loro giudizio. Nicole invece gli parve lievemente imbarazzata a camminare mano nella mano con lui, in quell'ambiente sporco e serio. Ma visto che non lasciò la presa non lo fece nemmeno lui. Almeno finchè non arrivarono a destinazione.
    Mi serve un'arma, e temo dovrò farmela fare su misura, dubito di trovarla già pronta... Credi che il Maestro si arrabbierebbe se passassimo la notte in qualche locanda qui? Non so se quello che cerco può essere preparato in giornata.
    Disse Nicole, camminando per i vicoli. Kai li osservava, attento e rilassato. Una parte di lui moriva dalla voglia di uccidere, già solo vagando per quelle strade trasudanti pericolo ed ambiguità, tra le ombre, tra odore di uomo... Distratto da queste sensazioni - era problematico avere i sensi così affinati e potenti - rispose dopo un attimo a Nicole, tornando alla realtà. Agitò la mano libera quasi con fastidio.
    «Figurati, non avrà nessun problema. È sparito, lo sai com'è, tornerà quando avrà bisogno, magari tra settimane... Noi siamo insieme, siamo autosufficienti e lui ha... Altre preoccupazioni. Non se ne accorgerà nemmeno e non gli importerà minimamente. Restiamo quanto serve.» disse, senza scendere nei dettagli. Kyriel non lo rendeva ancora partecipe dei suoi piani, ma gli stava insegnando a tornare se stesso. Il Kai intelligente, che aveva sfruttato quell'intelligenza per sbirciare nei suoi appunti folli... L'ossessione per la famigerata torre di babele non era sparita. Il maestro era ossessionato da qualcosa che voleva raggiungere tramite... No, non era il caso di dire a Nicole cose che nemmeno lui capiva. Kyriel avrebbe spiegato quando l'idea avrebbe smesso di formarglisi in testa. Se mai l'avesse fatto. In caso contrario, lo avrebbe convinto a parlargli... Conosceva bene il maestro ormai.

    Siamo qui per incontrare Mastro Palin. Questione di affari.
    Erano arrivati finalmente a destinazione, e Kai aveva lasciato la mano di Nicole. Il vicolo era stretto e sporco, e la pioggia era quasi finita. Tuttavia, Kai non si tolse il cappuccio ed osservò, in piedi, il ragazzo seduto. Nicole faceva tutto il lavoro e lui taceva, come se fosse stato solo una spalla dell'assassina, silenzioso e pallido quanto lei, ma non minaccioso. Occhi rossi splendenti a parte... Non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo davanti a loro. Si trattenne da flettere le dita, rimanendo immobile e rilassato... Voleva stringergli le mani intorno al collo. Pugnalarlo, farsi scivolare il suo sangue caldo tra le dita, morderlo e...
    Si riscosse, chiudendo gli occhi un istante. Guardò di nuovo il ragazzo. Non poteva ucciderlo così, senza un motivo. Aveva un lavoro da compiere. Si riprese, e poi entrarono, lui silenzioso ed incappucciato dietro a Nicole.
    Dentro c'era, nella confusione, un vecchio che odorava di lavoro, fatica e sudore oltre al metallo. Aveva un'età indefinibile, ma Kai capì con un'occhiata che era un uomo forte e senza dubbio sveglio. Bastava guardare come lo stesse osservando...
    Mastro Palin, è un piacere rivederla, purtroppo il mio nuovo padrone, nonché padrone del qui presente Kai non lascia troppo tempo libero. ma avevo bisogno dei suoi servigi per un'arma.
    Kai chinò appena il capo quando Nicole lo presentò, cupo e silenzioso. Aveva ancora in corpo quella gran voglia di attaccare, ma non vedeva nel vecchio una preda accettabile... Vide rosso, per un istante. Ma non mostrò nulla, osservando con lo sguardo innaturale quel vecchio, che poi distolse lo sguardo.
    Ferro lavorato a freddo? Una richiesta particolare... posso fartelo avere per domani. disse l'uomo, rispondendo alla richiesta di Nicole. Poi però spostò lo sguardo nuovamente su di lui, dalla bellezza angelica evidente anche sotto il cappuccio, insieme ai tratti infantili.
    Piuttosto... il tuo amico è stato rianimato con procedimenti diversi da quelli classici, vero? In cambio di una fialetta del suo sangue potrei anche migliorare il tuo progetto. propose lui, pratico e... Avido?
    Kai sentì Nicole irrigidirsi. Lui, d'altro canto, sapeva che i suoi poteri venivano dal sangue, unico nel suo genere, la cui ignoranza in materia lo avrebbe fatto rimanere vivo il più a lungo possibile sin quanto questa durava, e che Kyriel non sarebbe stato affatto contento di quella donazione... Su questo Nicole aveva ragione: lui era suo, adesso lo percepiva, e non lo avrebbe mai lasciato andare via. Ed in quanto suo, in continuo perfezionamento, non avrebbe mai potuto dare a nessuno il suo sangue... Sorrise, guardando dritto negli occhi il vecchio fabbro.
    «Mi dispiace, ma questo non è possibile.» disse, con voce bassa e suadente, sorridendo appena. Moriva dalla voglia di farlo a pezzi in un istante, ma così Nicole non avrebbe avuto la sua arma. «Il nostro padrone non lo permette.» disse, calcando apposta la parola padrone, seguendo la versione alla Nicole, anche se odiava vederla così «Ma, se il vostro interesse verso la mia rinascita è così impellente posso sempre strapparvi il cuore dal petto e portarlo dal padrone. Provereste in prima persona la sensazione di avere sangue come il mio nelle vene... Prima che qualcuno vi uccida, è ovvio.» sorrise, fosco. Moriva dalla voglia di uccidere... Comprendeva così bene Nicole, adesso! Ma a differenza sua, Kai non aveva ancora sviluppato una coscienza. Voleva solo... Sangue. O meglio, carne.
    «Direi che potete continuare senza fiala, ed al meglio... Un'arma potreste anche forgiarla da morto, ma in quel caso non sareste pagato e non avreste scelta alcuna. L'asservimento è una pratica diffusa e gradita dal nostro comune padrone... Vi consiglio di mettervi all'opera, maestro Palin. Nel dettaglio ed al meglio come la mia compagna Celestina desidera.» terminò, piano, sempre con voce morbida e solo molto vagamente minacciosa.
     
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    Mentre si recavano dall'artefice Celestina aveva avuto da Kai conferma che avrebbero potuto fermarsi per un po', in modo che lei potesse avere la sua arma. Una preoccupazione in meno, in compenso però trovava strane le occhiate che il ragazzo riservava alla gente. Sembrava quasi volesse scattare contro qualcuno o qualcosa. Non è strano, in fondo. Non lascia spesso la cattedrale, non ha modo di capire le persone. Per lui gli uomini sono una razza a parte, che ancora non ha avuto modo di comprendere.
    Andare in città sarebbe servito anche a quello, Kai doveva pur abituarsi a stare in mezzo alla gente. Sorrise fra sé, ricordando sé stessa appena risvegliata, un fragile involucro di nervi pronto ad aggredire qualunque cosa le si avvicinasse troppo. Non che effettivamente sia migliorata più di tanto. pensò. Beh, nessuno è perfetto.
    Qualunque problema Kai avesse con l'umanità, riuscì a stare buono mentre camminavano per strada e poi dentro la bottega.
    Poi Palin fece la sua richiesta, e il ragazzo scattò subito sulla difensiva, aggredendo il fabbro con minacce più che esplicite. La non-morta divenne se possibile ancora più pallida, mentre si preparava al peggio. Offendere un creatore di oggetti magici nella sua fucina non era una cosa positiva per la salute, soprattutto se chi minacciava aveva l'aspetto di un ragazzino.
    Ragazzino impertinente, pensi davvero sia tanto facile strapparmi il cuore? Potrei ucciderti e prendere ugualmente il tuo sangue senza neanche sudare per farlo, nonostante questo preferisco chiedertelo gentilmente e tu osi ripagarmi con delle minacce? nel dire quelle parole il vecchio non si mosse, ma l'assassina sentiva nell'aria l'odore di uno scontro imminente. Non poteva permettersi la morte di Palin, a parte il fatto che era un vecchio amico del Maestro (il vero Maestro, non Kyriel), dubitava che rianimarlo e metterlo all'opera fosse tanto semplice, il loro padrone era bravo con i fantasmi, ma per quel che riguarda la sua abilità i corpi interi... Celestina aveva più volte detto quel che ne pensava.
    Si piazzò fra Kai e l'artefice, sperando che la sua minuta mole bastasse ad impedire ai due di saltarsi addosso a vicenda e tentò di mediare. La prego di scusare il mio compagno, mastro Palin, il suo carattere non è dei migliori ma sono sicura che non avesse intenzione di realizzare le sue minacce. si voltò verso il ragazzo Kai, tesoro, puoi aspettarmi fuori, concluderò l'affare in fretta, sono sicura che non ci sarà bisogno di prendere il sangue o uccidere qualcuno per avere quello che voglio.
     
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    Kai era così giovane e sicuro della sua forza che non gli passava neanche per la mente che il maestro d'armi potesse essere una qualche minaccia. Era solo un vecchio impertinente, e Nicole si preoccupava troppo.
    Ragazzino impertinente, pensi davvero sia tanto facile strapparmi il cuore? Potrei ucciderti e prendere ugualmente il tuo sangue senza neanche sudare per farlo, nonostante questo preferisco chiedertelo gentilmente e tu osi ripagarmi con delle minacce?
    Kai scoppiò a ridere, con la sua voce angelica e limpida, cristallina. Ragazzino impertinente? Ma se lui conosceva la loro natura, come poteva credere che non fossero entrambi più vecchi di quello dimostrato...? Aveva già messo la mano al pugnale, le dita che gli formicolavano, una strana sensazione addosso, quando Nicole si mise deliberatamente in mezzo.
    La prego di scusare il mio compagno, mastro Palin, il suo carattere non è dei migliori ma sono sicura che non avesse intenzione di realizzare le sue minacce. tentò di mediare Celestina, in veste ufficiale.
    "Oh sì, invece" pensò Kai, torvo, smettendo di sorridere. Aveva ancora il cappuccio sul capo, e di lui era visibile solo il pallidissimo viso angelico dai grandi occhi rosso acceso, incorniciato dai lunghi capelli lisci e bianchi. Decisamente inquietante, ma non proprio minaccioso come un guerriero di due metri e mezzo.
    Kai, tesoro, puoi aspettarmi fuori, concluderò l'affare in fretta, sono sicura che non ci sarà bisogno di prendere il sangue o uccidere qualcuno per avere quello che voglio. Nicole si girò verso di lui, esortandolo ad uscire. Kai la guardò un istante, rinfoderando il pugnale e calmandosi osservando il viso della sua amata. Poi alzò lo sguardo sul maestro Palin, essendo più alto di quasi tutta la testa di Nicole, fulminandolo, torvo.
    «Se hai bisogno...» mormorò, aggiustandosi il mantello all'altezza del collo, come per dire "chiamami che arrivo". Non voleva lasciarla assolutamente sola, ma si rendeva conto che avrebbe finito per uccidere qualcuno. Nicole era arrivata per l'arma, e l'oggetto conteso di tensione era lui, come al solito.
    «Va bene» mormorò, uscendo. Avrebbe pagato il maestro a lavoro ultimato, quindi uscì semplicemente senza dire niente.
    Quando la porta si chiuse dietro di lui, scoprì che aveva ricominciato a piovere di nuovo, e più forte. Si guardò intorno, correndo, così rapido da essere palesemente innaturale, riparandosi sotto un arco. In giro non c'era nessuno, ma qualcuno stava cucinando, sentiva vagamente odore di cibo da... Indeciso se andare a vedere o meno, per restare in zona dove si trovava Nicole o seguire quell'istinto affamato, rimase fermo sotto l'arco un secondo. Poi, con un salto, ci si arrampicò sopra, saltando da un appiglio all'altro, fino a saltare supra al tetto relativamente più basso della bottega del maestro Palin.
    La costruzione della casa gli ricordava vagamente qualcosa... Non poteva sapere che aveva vissuto in case simili per tutta la vita. In quel momento del vecchio Kai non restava proprio più niente. I flash della sua vita passata si erano quasi esauriti, confusionari e misteriosi, e non gli erano serviti a niente. Non ricordava come fosse morto ma...
    Sotto la pioggia, il mantello ormai bagnato, Kai cercò di ignorare il disagio, chiudendo gli occhi e mettendosi all'ascolto, per ascoltare quello che accadeva dentro, due piani più sotto, ed eventualmente intervenire al più presto.
    L'odore di stufato appena pronto però, probabilmente proveniente dalla poco lontana taverna, lo distraeva sin troppo.
    "Ma perchè stufato? Non mangio cibo umano, sa di sabbia come per Nicole, non..." ma aveva già dischiuso le labbra in un ringhio affamato.
    Stupito, si portò una mano guantata ed ormai sporca di fango e polvere per quando si era arrampicato sul tetto alle labbra. Cosa gli succedeva? Serrò i denti, inspirando profondamente, mentre l'odore era sempre più forte.

    Dopo cinque minuti in quella posizione, però, non resistette più. Si alzò dalla posizione accucciata che aveva assunto per ascoltare sotto di lui - non era riuscito a sentire praticamente niente, tra la pioggia e la distrazione - e saltò verso un tetto vicino. Muovendosi per i tetti, in silenzio, si avvicinò alla taverna.
    Era illuminata e rumorosa, in quella giornata in cui non si poteva fare niente. Nonostante non fosse nemmeno primo pomeriggio il cielo era infatti scuro di nuvole nere e la pioggia, anche se non molto forte, era fine ma fitta. La gente era lì dentro a pranzare, ed il rumore era parecchio.
    Kai si trovò con l'acquolina in bocca.
    Indeciso se entrare o meno rimase lì, in ascolto, in dubbio. Non gli conveniva aspettare Nicole per provare cibo umano? Se era la carne ad attrarlo tanto - sentiva forte l'odore della carne e del vino, in effetti, in resto non lo attraeva - forse era meglio provare con lei. Eppure qualcosa gli diceva -la sua stessa oscurità nelle vene, in effetti - che non era la cosa giusta da fare.
    "Avrei dovuto origliare. Magari Nicole ha bisogno di me" si disse, dubbioso, cercando di convincersi ad andarsene da lì, sul tetto.
    Fino a quando qualcuno non uscì dalla taverna.

    Erano un uomo ed un ragazzo. Lui sembrava un mercenario, alto, con una lunga treccia biondo scuro e l'altro poteva essere un garzone o un apprendista. Non sembravano ubriachi o niente, e non sembravano avere brutte intenzioni.
    Eppure, Kai sentiva il loro odore con una forza spaventosa, e quasi il loro sangue pulsare, sotto il sottile strato di pelle.
    Senza neanche accorgersene si era sporto in avanti, la bocca socchiusa. Fece cadere una tegola, che cadde rompendosi poco lontano dal mercenario, tre o quattro metri sotto di lui.
    "Ehi idiota, stai attento lo apostrofò lui, alzando lo sguardo. Poi lo guardò meglio, vedendo un ragazzino con un lungo mantello schiacciato sul corpo per la pioggia, pallido nell'ombra e con gli occhi spalancati, troppo in ombra per definirne il colore, ma evidentemente fradicio. Lì'uomo portò una mano alla spada.
    Vuoi qualcosa? disse, senza arretrare, sguainando la spada per pochi centimetri. Il ragazzo fece un paio di passi indietro.
    Kai scosse il capo. «No, niente» mormorò solo, con un filo di voce, mentre vedeva rosso. Poi l'istinto dell'oscurità del suo sangue, e quella fame sconosciuta, presero il sopravvento.
    Il mercenario non fece nemmeno in tempo a sguainare la spada, da quanto quella macchina per uccidere che era diventato Kai gli fu velocemente addosso. Come un fulmine nero e bianco, sfocato, in un istante gli fu addosso, con tanta forza da mandare quei due metri d'uomo a terra, afferrandogli con una mano il braccio che voleva estrarre la spada e con l'altra colpendogli il petto con lo schianto. L'uomo urlò, finendo nel fango con Kai, mentre la sua magia gli smembrava la cassa toracica, spaccandogli tutte le costole e sfibrando tutti i muscoli del petto, aprendo subito una macchia di sangue sui vestiti e per terra, sulla schiena. L'uomo, un guerriero, smise di urlare, mentre il ragazzo si dava alla fuga per i vicoli della città e Kai, senza controllo, si chinava sul collo dell'uomo, mordendolo e strappandogli un lembo di carne.
    Il guerriero estrasse con la mano libera un pugnale, ma Kai nemmeno se ne accorse mentre gli stringeva il polso destro con tanta forza, nelle esili dita fanciullesche, da spezzarglielo con un rumore sordo. Il nonmorto non capiva più niente, preso solo dalla fame, ma il guerriero era un tale esemplare umano da essere in grado di combattere anche in quelle condizioni, e soprattutto in quelle. Con la mano libera, urlando di dolore per Kai che gli mordeva il lato sinistro del collo, gli conficcò il pugnale nel collo e nella schiena, circa quattro volte prima che Kai se ne accorgesse.
    Con il pugnale ancora in corpo, Kai si staccò dal collo dell'uomo, che stava morendo dissanguato, afferrandogli il capo e ruotando, come gli aveva insegnato Nicole, spezzandogli l'osso del collo ed uccidendolo.
    Rimase un istante fermo, le ginocchia immerse nel sangue e nel fango dell'uomo, i guanti ormai di un rosso uniforme e il viso intorno alle labbra e sul mento lordo del sangue dell'uomo.
    Stordito un istante, sentiva il battito dell'oscurità nelle sue vene, normalmente quasi statica, muoversi rapida e pulsante, esaltata dalle sue azioni, mentre prendeva potenza. La fame lo assalì di nuovo, e senza pensare ad altro si chinò di nuovo sul cadavere fumante, divorandole a morsi le carni. Non pensava a nulla, tutto il suo essere era solo divorato dalla fame e dall'urgenza. E le carni umane avevano gusto, erano così calde, fumanti, soddisfacenti... Ad ogni morso ogni fibra del suo essere esultava, si sentiva sempre meglio da quella strana frenesia che l'aveva preso, in quelle due settimane, e ne voleva ancora.
    Alla fine, dopo circa dieci minuti e dopo aver spolpato il collo e buona parte del petto e degli intestini del mercenario, con uno sforzo si staccò dal cadavere, ormai quasi freddo. Più le carni diventavano fredde o dissanguate più perdevano di attrattiva e gusto, per lui. Non c'era quasi più niente da mangiare.
    Barcollando si rimise in piedi, udendo finalmente dei rumori.

    La guardia cittadina, altri mercenari o comunque qualcuno, probabilmente allertati dal ragazzo fuggito, si stava avvicinando in gran carriera. Kai si alzò, saltando sul tetto e spostandosi su un altro, nascondendosi poi dietro un camino. Le urla di terrore e disgusto degli uomini d'arma quando trovarono il cadavere gli giunsero confuse al suo cervello emanante endorfine felici. Mise a fuoco il ragazzo.
    In un attimo era balzato di nuovo nel fango, alle sue spalle, e gli aveva afferrato il capo, rotandogli il collo e spezzandolo, uccidendolo. Aveva visto il suo viso e forse non aveva avuto il tempo di descrivere l'aggressore agli altri soccorritori... Il ragazzo cadde a terra senza fare un lamento e, tra la pioggia, le urla, la semioscurità e la confusione nessuno se ne accorse per il primo minuto o due.
    Kai era già sparito.

    "Cosa succede... Cosa succede...?" era di nuovo sopra il tetto della bottega del maestro Palin. Erano passati sì e no quindici minuti, e sperava con tutto il cuore che Nicole non si fosse accorta della sua scomparsa.
    Doveva dirglielo? E che cosa? Che aveva divorato vivo un uomo? Era certo, più che certo, che Nicole non avesse mai mangiato le sue vittime. Forse aveva ragione, tutto il potere che il maestro gli aveva infuso aveva... Effetti collaterali.
    Si rannicchiò su se stesso , portandosi le mani alle labbra. "Maestro" implorò, disperato. Era scomparso, sarebbe tornato tra un paio di settimane, lo sapeva, ma... Cos'era quella crisi?
    Aveva ancora fame... Scosse il capo, togliendosi i guanti lordi di sangue e gettandoli lontano, sul tetto, dove Nicole non potesse vederli. Si pulì il viso con la pioggia e l'interno del mantello, ripulendosi dal sangue e mascherando quello sui pantaloni e i bordi del mantello con il fango e lo sporco sul tetto. Non voleva... Non voleva farglielo sapere. Si tolse il pugnale dalla scapola dove era rimasto, rendendosi finalmente conto di stare sanguinando a sua volta... Dal collo, di lato e dalla spalla. Imprecando, sapendo che avrebbe faticato enormemente a nascondere quelle ferite a Nicole, le coprì con il mantello, mentre la rigenerazione già si attivava e quelle smettevano almeno di sanguinare. Nonostante pulsasse ancora agitata nelle sue vene l'oscurità si stava stabilizzando... E colma di nuovo potere, agiva meglio di prima.
    Finalmente "a posto" scese con un unico balzo dal tetto, ringraziando di essere già mortalmente pallido di suo e di non poter allertare Nicole in nessun modo. Si massaggiò la fronte un istante, solo nella strada, riassumendo l'espressione più frustrata, viziata ed incazzata che gli veniva, come per aver aspettato troppo. Poi aprì la porta della bottega, bagnato fradicio.
    «Nicole, sicura di non volere una mano? Qui fuori diluvia» si lagnò, senza lasciar trapelare niente del feroce omicidio appena compiuto. Anche se non come era quando era in vita era diventato bravo a mentire, confidava di farcela.

    schianto: necessita del contatto fisico. Kai apre il palmo della mano toccando una superficie e rilasciando un quantitativo tale di energia che:
    - spacca ossa e distrugge buona parte del tessuto muscolare, facendo sanguinare copiosamente e rendendo inutilizzabile la parte del corpo colpita (i muscoli non funionano più, si sono sfibrati)
    - Rompere un muro anche spesso.
    -Schiantare in lontananza l'avversario fino a dieci metri di distanza, accompagnato dalla dolorosa energia latente, che gli entra nelle carni martoriandole. (effetti: o lividi e sangue copioso o dolore intensissimo durante tutta la caduta ma senza altri effetti a parte la botta poi ovviamente presa nello schianto)
     
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    Kai rise delle minacce di Palin, e Celestina pensò al peggio. Perché si era messa in mezzo, rischiava di finire per fare da scudo ad uno dei due uomini. Certo, se l'artefice avesse attaccato il ragazzo lei avrebbe reagito di conseguenza, di sicuro non avrebbe barattato il suo amato per un'arma, per quanto potente. Avrebbe trovato altri modi per eliminare Kyiriel.
    Fortunatamente, il ragazzo riuscì ad essere ragionevole e rinfoderò il pugnale, assumendo un atteggiamento più rilassato. In ogni caso, dovremmo lavorare un poco sulle sue abilità... diplomatiche, non può andare in giro a minacciare la gente come gli pare. non che lei fosse più socievole, ma almeno sapeva un minimo come relazionarsi con il prossimo.
    Tranquillo, ti chiamerò se avrò bisogno. rassicurò Kai, mentre usciva fuori per evitare altri spiacevoli... scambi di vedute. Sii voltò verso Palin, che stava iniziando ad analizzare vari pezzi di metallo vicino la forgia, cercando i pezzi migliori per fabbricare il katar. Ora che siamo fra noi, Celestina, posso sapere a cosa ti serve l'arma? Non è certo una richiesta di tutti i giorni un'arma in ferro freddo, per di più di quel tipo. La non-morta si guardò intorno, chiedendosi se Kai fosse a portata di udito. Se avesse ascoltato avrebbe fatto di tutto per fermarla, il suo piano sarebbe andato a rotoli e sarebbe stato molto difficile realizzarne altri. Si avvicinò al fabbro, con fare cospiratore. Devo eliminare un angelo oscuro, e ho sentito che il ferro freddo è il materiale migliore per eliminare demoni e altre creature infernali. Ho già provato ad affrontarlo, e i pugnali non sono stati molto utili, è riuscito a bloccarli prima che colpissero punti vitali. Con un katar sfrutterei le lame divaricabili per raggiungere gli organi vitali. spiegò lei.
    Il vecchio rimuginò un paio di minuti. Un angelo oscuro? Sai che non sarebbe il metodo definitivo per ucciderlo, vero? Tornerebbe a tormentarti dopo qualche anno. Iniziò a camminare verso la bottega, come in cerca di qualcosa, finché non prese una daga ricurva con strani segni, disturbanti alla vista, lungo tutta la lama e il manico. Questa bellezza, trovata e migliorata dal sottoscritto, è capace di eliminare qualunque creatura. Trafiggi il tuo nemico con questa, recita la formula magica e l'anima della creatura, anche se fosse soprannaturale, verrebbe divorata dal vorace demone prigioniero all'interno della lama. Che ne dici?
    Celestina guardò l'arma con occhi scintillanti. Quanto costa?
    Palin glielo disse.
    La non-morta dovette fare violenza su sé stessa per non estrarre i pugnali e fare a strisce il vecchio. Il prezzo proposto era mortalmente offensivo, avrebbe dovuto derubare un nobile schifosamente ricco di tutti i suoi averi per raggranellare una cifra simile. Fissò l'uomo con aria di rimprovero. La riciesta da lei formulata è eccessiva. sibilò in tono gelido.
    Va bene, va bene, allora torniamo al tuo progetto e alla miglioria che volevo aggiungere. Pensavo inizialmente a del veleno, ma trattandosi di un angelo oscuro direi che ci vuole ben altro. frugò ancora qualche minuto, finché non tirò fuori una manciata di fialette contenenti un liquido trasparente. Celestina fissò scettica il contenuto delle fiale, poi comprese cosa c'era dentro e il timore comparve sul suo volto. Acqua santa? chiese, intimorita. Per lei quella roba era peggio dell'acido, il danno inflitto da una sola goccia di liquido benedetto poteva impiegare oltre un mese per guarire. Ottima per eliminare quelli come te, ancora più efficace con creature più oscure. Un po' di questa e il tuo nemico impiegherà secoli a ricomparire. Potrei creare degli alloggi per le fialette nella lama centrale del katar, in modo che si rompano dopo un affondo ben piazzato. Il liquido brucerà l'angelo dall'interno. Che ne dici?
    L'assassina ci pensò su. Era una mossa pericolosa, una mossa falsa e rischiava di ferirsi gravemente, se non perdere direttamente la mano, ma se funzionava avrebbe eliminato Kyriel, infliggendogli atroci sofferenze.
    Dalla sua bocca uscì un'unica parola. Quanto?
    Stavolta il prezzo era abbordabile, considerando i soldi dati da Kyriel e i risparmi della sua attività da assassina. Andata. Prendo anche una decina di fialette di acqua santa.
    L'affare era fatto. Strinse la mano a mastro Palin (cosa che richiese un certo sforzo di volontà, a parte Kai aveva ancora qualche problema a relazionarsi con l'altro sesso) e si diresse verso la porta della fucina per lasciarlo lavorare. L'arma sarebbe stata pronta la mattina successiva.
    Kai la chiamò proprio in quel momento. Eccomi, ho appena finito. si calò il cappuccio sulla testa e uscì nella pioggia.
    Guardò Kai. Il ragazzo aveva perso l'aspetto immacolato di prima, e negli occhi aveva qualcosa di tormentato. Hai un aspetto terribile. Ti sei fatto coinvolgere in una rissa o cosa? Non è che hai ucciso qualcuno, vero? chiese, preoccupata. Kai non aveva più rimorsi ad uccidere, le missioni per conto del loro padrone lo dimostravano, ma non aveva mai dato segno di perdere il controllo di sé, come a volte succedeva a Celestina. Come mai adesso lo ritrovava con i pantaloni sporchi e il mantello rovinato?
     
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    Kai era così sconvolto che non si sarebbe accorto dei piani di Nicole nemmeno se lei glieli avesse sventolati sotto al naso con un gran sorriso. C'era solo da sperare che anche lei fosse così nervosa ed ansiosa di non fargli intuire le sue intenzioni da non accorgersi di quello che lo preoccupava davvero.
    Vana speranza, quella ragazza gli sondava l'animo meglio del maestro stesso. Non era distratta da voci interiori, lei, ed era sinceramente preoccupata di poterlo perdere, un giorno, tanto da prestargli vera attenzione... Non è quello che fanno due amanti, dopotutto?
    Hai un aspetto terribile. Ti sei fatto coinvolgere in una rissa o cosa? Non è che hai ucciso qualcuno, vero? indagò Nicole, mentre entrambi uscivano sotto la pioggia.
    «Figuriamoci» fece secco, Kai, mentre si toglieva un ciuffo di capelli fradici da davanti agli occhi. «Ho fatto un salto sui tetti ed evitato una russa, se proprio vuoi saperlo. Quelli della Gilda lavorano anche nel primo pomeriggio?» chiese, riferendosi alla Gilda degli assassini di cui faceva parte Nicole «Ho sentito davvero un gran clamore, da lassù. Questa città è lercia. Odio questo tempo, ma è comunque meglio del sole.» sbottò poi, scocciato, cercando la mano di Nicole con le sue, sperando che non si accorgesse che non indossava più i guanti, che aveva tinto indelebilmente di sangue.
    La mezza verità era meglio di una bugia completa. Era stato sui tetti ed aveva effettivamente visto una rissa, anche se... A distanza MOLTO ravvicinata, a portata di denti, per l'appunto.
    «Cosa vuoi fare, cos'ha detto Palin?» indagò poi lui, con cortese curiosità. Stava nel frattempo guidando Nicole verso il lato opposto alla taverna dove aveva aggredito il mercenario e il ragazzo, andando verso la taverna principale della città, dove avrebbero potuto dormire. O almeno, dove Nicole avrebbe potuto dormire e riposarsi, mentre lui...
    "Ho bisogno di fare qualche ricerca. Ma quando, è dove? Già questa notte? No... Sarebbe stupido e sconclusionato, ho bisogno solo di un posto tranquillo dove riflettere e lasciare che la ferita alla spalla si rigeneri senza che Nicole se ne accorga... È escluso che possa dormire con lei, almeno per questa notte. Si accorgerebbe subito della ferita, anche se non provo dolore e posso comportarmi come se niente fosse... Come devo rapportarmi con questa cosa? Dovrei dirglielo? No... Si preoccuperebbe inutilmente e sarebbe la volta buona per lei per maledire in via definitiva Kyriel... Maestro, questo non era previsto, vero? Dovrei sondare i miei poteri, se hanno subito una variazione o meno, e far guarire questa spalla e la pugnalata al collo prima che lei la veda. Non posso nemmeno togliermi il cappuccio..."
    I pensieri di Kai erano rapidi e sconclusionati, ansiosi ma logici, rapidi e ferrei, mentre camminava tra i vicoli verso la taverna principale, mentre il suo corpo ricordava la strada automaticamente, visto che l'aveva percorsa parecchie volte, quando era in vita... In primis dopo essere sfuggito a Nicole la prima volta che si erano incontrati, inseguendo la vampira Artemis dopo che lei aveva decapitato l'uomo che lui aveva tanto disperatamente cercato di proteggere. In nome della giustizia...
    Che idiota. Il nuovo Kai non sapeva nemmeno cosa volesse dire il concetto di giustizia. Il suo mondo era quello di un bambino, ancora: egoista e concentrato su se stesso, la sua "mamma", ovvero Kyriel e Nicole, la sua compagna, amica, amante e sorella. Tutto qui.
    «Ho... Avuto un flash» inventò, sbottando di botto, corrucciato «Di quando vivevo qui. Ho avuto un dejà vue, riconoscendo queste strade. È ricordo quella» disse, fermandosi dopo aver voltato l'angolo, indicando la loro meta: la taverna. Una diversa da quella dove aveva aggredito le sue vittime, ancora lieta e non raggiunta dalle notizie del massacro di venti minuti prima.
    Era vero che Kai ricordava la taverna, ma era un vago flash che aveva avuto mesi prima. Aveva smesso da un po' di raccontare a Nicole ogni evoluzione del suo recupero della memoria, che si era comunque arrestato senza un nulla di fatto. Quello avrebbe spiegato il suo corrucciamento, insieme al maestro Palin.
    «Vuoi entrare?» chiese Kai, atono, non curando si ormai più della pioggia.

    Se vuoi entrare ci spostiamo nella taverna o continuiamo qui? (Io consiglierei qui, tanto poi tempo di dormire e devono tornare qua)
     
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    Kai le stava nascondendo qualcosa, ne era certa. L'evitata (o presunta tale) rissa poteva spiegare il suo aspetto malridotto, ma non il tormento negli occhi. Che avesse scoperto qualcosa del suo passato? O forse improvvisamente gli mancava la presenza di Kyriel? Di sicuro non poteva essere stato lo scontro, era cresciuto in quell'anno, e il bambino sperduto e sconvolto per aver ucciso un uomo ai giardini era sparito del tutto, anche per merito della non-morta. La domanda sulla Gilda era strana, ma non pensava che qualcuno avrebbe pagato per la loro pelle. Qualcuno in servizio c'è sempre, colpiamo la vittima quando siamo sicuri del successo, e se il momento adatto è il pomeriggio, ben venga, ci Guadagnamo una notte di sonno. Gli prese la mano, non curandosi della mancanza dei guanti, probabilmente si erano rovinati durante la fuga sui tetti e li aveva gettati via, Kai era fatto così, se qualcosa non gli piaceva più la gettava via. Un po' infantile, ma in fondo avevano un esercito di spettri che li rifornivano continuamente di tutto ciò di cui avevano bisogno, quindi si potevano permettere certi sprechi.
    Continuarono a camminare, mentre lei riepilogava quello che era successo alla bottega. Mastro Palin ha promesso che la mia arma sarà pronta per domani mattina, quindi dovremmo passare pomeriggio e sera qui, se il Maestro non ci chiama prima. Sono anche riuscita a fare in modo che migliorasse il progetto senza dovergli consegnare il tuo sangue. Certo, avessi io quella robaccia nera nelle vene non avrei esitato a dargliene quanto volesse, senza pensare che Kyriel si sarebbe adirato. E' stata una fortuna che abbia rifiutato di farmi sostituire il sangue con quel liquido nero che ti scorre dentro, non trovi?
    Camminarono un'altro po', fino ad arrivare alla locanda più grande della città. A quanto pare Kai era stato lì in precedenza. Anche lei, del resto, veniva lì per trattare i suoi affari, anche se di solito gli incontri avvenivano il luoghi più loschi. Non ho bisogno di entrare, ma se pensi che possa essere importante per te, andiamo pure. In caso contrario possiamo continuare ad andare in giro, per quanto lercia, come dici tu, e sono anche d'accordo, questa città ha parecchi posti interessanti da vedere, il mercato, la biblioteca, i giardini... a te la scelta, tesoro.
     
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    Kai rimase fermo davanti alla taverna, truce ed indeciso. Era di pessimo umore ed era evidente. Forse... Aveva ancora fame. Era certo, comunque, che era per oggi motivi molto inquieto!
    Ma certo, che stupido che era stato. La pioggia gli aveva fatto perdere la cognizione del tempo, ma in effetti era ancora primo pomeriggio. Avevano tutta la giornata da passare fuori, ma... Con quella pioggia? Dove sarebbero potuti andare?
    E' stata una fortuna che abbia rifiutato di farmi sostituire il sangue con quel liquido nero che ti scorre dentro, non trovi?
    Kai lasciò la mano della sua compagna per togliersi l'ennesima ciocca ribelle di capelli candidi da davanti al viso. Era davanti ad un dubbio: la pioggia, che detestava sul suo corpo, oppure il rischio che, abbassandosi il cappuccio, Nicole notasse la ferita alla base del collo, la pugnalata di lato? Oppure anche quelle sulla schiena...
    «Credo che il maestro si sarebbe arrabbiato non poco... Credo sia piuttosto geloso, delle sue creazioni. Sarà per questo che mi fa fare sostanzialmente quello che mi pare, non sono cieco» disse, scrollando le spalle. Il nervosismo lo rendeva schietto «Che sia paranoico l'avrai notato, suppongo... Penso che avresti potuto condannare a morte Palin, con quel gesto. Per quel che importa.» fece un paio di passi in avanti, allontanandosi da Nicole. Aveva bisogno di qualche minuto da solo.
    «Senti, Nicole, credo di... Ho bisogno di fare una passeggiata da solo. Questa pioggia mi rende inquieto, e non ho voglia di starci sotto. Perché non mi precedi dentro» disse, riferendosi alla taverna «...e non prendi una stanza per noi due? Non ho proprio voglia di stare in giro con questo tempo. Potremmo prenderci una mezza giornata di riposo... Però prima devo fare un giro. Forse farò a botte, lo ammetto» disse, sorridendo e girandosi di nuovo verso di lei. Le prese le mani, entrambe, per poi chinersi a baciarla.
    «Prometti di non seguirmi, ti prego. Oggi la testa, con i suoi incubi, non mi da tregua. Sarò di ritorno in dieci minuti, te lo prometto. Ho solo bisogno di qualche istante per me.»
    E così difendo, con un bacio di saluto, si voltò girandole intorno, tornando indietro, dalla parte opposta della taverna. Non appena ebbe girato l'angolo si mise in ascolto, portandosi subito una mano al collo, dove la ferita non sanguinava più ma era evidente. Silenzioso ed attento - non voleva che Nicole lo seguisse - girò un paio di minuti a vuoto prima di entrare in una piccola bottega, dove comprò un cambio di gonna e camicia per Nicole - doveva essere fradicia anche lei, e la cosa le avrebbe fatto comunque piacere, pensò - e delle bende per fasciarsi le ferite, insieme ad un cambio di vestiti anche per lui. Qualcosa di semplice, pantaloni neri ed una casacca marrone, che si fermava in vita con una semplice cintura. Normale, comune e coprente. Chiese il permesso di cambiarsi nel retrobottega e, mentre si cambiava la maglia, si fasciò anche le ferite, che comunque miglioravano a vista d'occhio. La sua inquietudine, invece, di stava trasformando rapidamente in energia. Distruttiva, amorosa, giocosa... Chi poteva saperlo? Kai al momento era solo piuttosto instabile.

    Come promesso, comunque, dopo circa dieci minuti era di nuovo davanti alla locanda, entrando rapidamente, fasciato, curato e con il cambio di vestiti per Nicole ed i suoi pantaloni sottobraccio. La casacca rossa gli piaceva, quindi l'aveva tenuta, bagnata. Quella nuova nascondeva bene le bende, bastava evitare di spogliarsi.
    Bene, non c'era quel pericolo. Non credeva avrebbero potuto farsi un bagno...
     
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    Continuava a non capire lo stato d'animo di Kai. Era preoccupato per qualcosa, questo era certo, ma cosa? Qualche strana iniziativa di Kyriel di cui lei non era a conoscenza? O forse nuovi ricordi della sua vita passata? Ultimamente quel problema stava svanendo, ma la non-morta temeva che al ragazzo potesse ricordarsi della prima volta che si erano incontrati, quando lui era ancora vivo e lei... beh, lei non era cambiata da allora. Aveva scoperto di provare sentimenti che credeva preclusi per quelli come lei, ma niente di più. In ogni caso Kai sembrava preoccupato per qualcosa di personale, i suoi atteggiamenti verso di lei non erano cambiati, però il suo comportamento era davvero strano.
    La voce di lui la distrasse da quei pensieri. Effettivamente sarebbe stato un guaio se avessero pagato Palin con il sangue nero, Kyriel si sarebbe arrabbiato non poco se l'avessero scoperto. E' anche per questo che non ho voluto farmi modificare. Posso essere una serva di Kyriel, ma di certo non sarò MAI una sua creazione, il mio precedente Maestro mi ha rianimata così, e voglio rimanere in questo modo. Oltretutto, col sangue nero non potrei arrossire, e questo mi renderebbe meno attraente ai tuoi occhi. disse, tentando di scherzare.
    Non ebbe tanta fortuna. Del resto, fra i suoi pregi, sia quelli reali sia quelli che solo Kai le attribuiva, non c'era quello di essere divertente. Kai era ancora cupo, al punto di chiederle qualche minuto per passeggiare da solo. Questo preoccupò ancora di più Celestina. Il ragazzo era maturato parecchio nell'ultimo anno, ma non al punto dal voler essere totalmente indipendente. Nonostante tutto, decise di non protestare, non voleva mostrarsi preoccupata. Uomini. Pensano solo a divertirsi in giro. sbuffò Come vuoi, fai pure due passi, ti aspetterò volentieri qui. disse, sorridendo e cingendogli il collo con le braccia quando la baciò.
    Appena lui si fu avviato, lei scivolò dentro la locanda. La conosceva bene, ci veniva speso per discutere di affari, quando ancora era una libera professionista. Scrutò velocemente l'ambiente. Pochi tavoli occupati, quello a cui lei sedeva, in un angolo e lontano dal camino, al punto che la gente ci si sedeva solo se non c'erano altri posti liberi, ovviamente vuoto. L'oste e le due cameriere si voltarono a guardarla, sorpresi di vederla ricomparire dopo la lunga assenza. Portate un boccale del solito... anzi, no, due boccali, al mio tavolo, io torno subito. disse, uscendo nuovamente fuori.
    Kai non si vedeva, ma le sue tracce nella strada infangata erano visibili. Salì rapidamente su un tetto, e seguì le orme da lì. Trovò il non-morto mentre entrava in una sartoria. Abiti? Perché diamine non voleva che lo seguissi se si trattava solo di quello? di sicuro non perché si vergognasse, facevano sempre il bagno assieme, cosa stava nascondendo, allora? Beh, avrebbe indagato in seguito. Dopo poco il ragazzo uscì dal negozio, in direzione della locanda e lei dovette correre per tornare prima di lui.
    Fortunatamente Kai camminava tranquillamente, quindi la trovò già seduta quando fece il suo ingresso nella sala comune. Ler era al tavolo, con due boccali di quello che ordinava sempre: acqua. L'unica cosa che per lei non aveva il sapore della cenere.
    Eccoti qui. lo accolse, dando un'occhiata alle sue compere con finta curiosità. Abiti asciutti? Ottima idea, indossare i sandali non è stata la più geniale delle idee e ho i piedi zuppi. potrei usare i tuoi nuovi pantaloni per asciugarli, che ne dici?
     
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    Non era affatto difficile capire come in Kai qualcosa non andasse. Eppure, allo stesso tempo, per quanto Nicole potesse essere ben abituata alle sue anche minime reazioni - come del resto lo era lui per le sue - da percepire immediatamente un'anomalia, era difficile ormai capire la fonte del turbamento stesso, se Kai si ostinava a nasconderla come in quel caso. Appena entrato nella locanda, infatti, Kai si sentì girare la testa e la sua mano destra tremò lievemente nel abbassarsi il cappuccio. L'odore di tutti quei caldi corpi umani, insieme al calore del fuoco, gli giunse al cervello come una stilettata sia dolorosa che piacevole. Dallo stomaco, dove risiedevano le carni strappate a morsi dalla sua precedente e prima vittima si irradiò un'estranea sensazione di calore disarmante. A fatica, Kai riuscì a dissimulare il tutto con un fastidio per la luce (si coprì un momento gli occhi, socchiudendoli) e per l'essere ancora mezzo bagnato (si spettinò stizzito i capelli più volte, mentre si sedeva al fianco di Nicole).
    Abiti asciutti? Ottima idea, indossare i sandali non è stata la più geniale delle idee e ho i piedi zuppi. potrei usare i tuoi nuovi pantaloni per asciugarli, che ne dici?
    Kai si sedette al suo fianco, annusando l'acqua nel boccale che la compagna aveva portato, senza sentirne il minimo interesse. Tuttavia prese un sorso molto moderato, sentendo ovviamente il suo corpo agitato, prima di rispondere alla sua compagna. Prima, abbassò appena gli occhi sulla gonna di Nicole, che le copriva i piedi e le caviglie.
    Come vuoi... Hai già preso una stanza? Se preferisci vado a cercasti un panno apposta, sono certo che ne avranno buttò giù l'acqua. Per lui non tutto sapeva di cenere, affatto: i gusti c'erano tutti, ma erano così scialbi, e di basso interesse da non risultare stimolanti, per lui. Come se in vita avesse provato seriamente a mangiare del legno. Non si poteva dire hennon avesse un suo gusto, ma era così vago e scialbo da risultare completamente di disinteresse per il suo organismo, cioè poi per lui. Allontanò l'acqua, tornando a guardare Nicole Non ho davvero voglia di uscire. Potremmo giocare a carte azzardò, con un mezzo sorrisetto furbo. Aveva riscoperto come le sue dita fossero incredibilmente agili con le stesse, come se avesse passato metà della sua vita a barare con le stesse. Cosa effettivamente esatta. Si era fatto delle belle partite con un paio di spiriti... Ma Nicole?
    Scommetto che vinco la stuzzicò, puntandole con delicatezza e dispetto l'indice in mezzo alla fronte, punzecchiandola con un bel sorriso da gatto. Un Kai piuttosto particolare.
    Ma fu quando al suo fianco passò un garzone con in mano un qualcosa che nemmeno vide che Kai capì di essere ancora affamato. Si irrigidì appena, un istante, quando l'odore di questo lo avviluppò, passandogli di fianco, e il suono del suo respiro e del battito del suo cuore non gli invasero il cervello.
    "Devo parlare con il maestro... Al più presto" pensò, lucido mentre il viso di Nicole si perdeva in una sfocata macchia rossa che confluiva davanti a lui dai margini del suo sguardo, offuscandolo. Aveva... Fame, ma riuscì a controllarsi. Non voleva che Nicole lo scoprisse...
     
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    Non sembrava che Kai si fosse accorto che lei lo avesse spiato poco prima. I primi pensieri di lui, una volta entrato nella locanda furono di sistemarsi i capelli bagnati e ripararsi gli occhi dalla luce delle lampade e del camino. Sembrava stare meglio rispetto a prima, non sembrava più soffrire di chissà quale male. Meglio così, era la prima volta che si trovavano in un posto con così tante persone, ed erano lì di loro spontanea volontà, senza che nessuno glielo avesse ordinato. Era la prima volta che uscivano insieme senza che Kyriel ordinasse loro di farlo. Oh, che bello, sto iniziando a pensare che questo sia un appuntamento, mi sto rammollendo. pensò, stizzita. Negli ultimi tempi le sembrava di essersi divisa in due, diventando a seconda dei momenti una fredda assassina o una ragazzina innamorata, senza capire cosa fosse davvero. Non pensarci. Sei te stessa in entrambi i casi, stai semplicemente imparando ad adattarti alle condizioni. Incontrare Kai ti ha cambiata, e agisci di conseguenza a questo nuovo elemento della tua vita. si disse.
    Tornò a concentrarsi su Kai. Chissà cosa provava, a stare vicino a così tanta gente? Sembrava teso, ma questo era comprensibile. Niente sembrava presupporre che avesse qualcosa che non andasse. Non ho ancora preso la stanza, è ancora presto. lasciò perdere la sua proposta di cercarle un panno per asciugarsi i piedi, non le andava di spiegargli che era una battuta.
    Decise invece di assecondarlo quando le propose una partita a carte, fingendo di voler mordere il dito con cui la punzecchiava. Posso batterti come e quando voglio, pivello.
    Una nuova voce si unì alla conversazione. Carte? Posso unirmi anch'io? Voglio vedere quanto è difficile strappare soldi dalle grinfie di un morto. Un uomo si sedette al tavolo con noncuranza, quasi come se Celestina e Kai fossero due creature normali. L'assassina studiò il nuovo venuto. Era biondo, sui trenta anni, con capelli lunghi e un pizzetto biondo. Gli abiti che indossava erano semplici ma tenuti relativamente bene, al fianco aveva un paio di pugnali e una borsa. L'alito sapeva di birra e vino da quattro soldi, che probabilmente l'avevano aiutato a prendere la decisione di sedersi al tavolo dei due non-morti. Celestina guardò l'uomo e poi Kai, meditando. Sapeva che il ragazzo adorava fare trucchetti con le carte, ma chissà come se la sarebbe cavata con un vero baro? Oltretutto non l'aveva mai visto relazionarsi con qualcuno a parte lei e Kyriel, era curiosa di sapere come si comportava col resto del mondo.
    Sorrise, posando qualche moneta sul tavolo. Giochiamo.
     
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    Kai ridacchiò, quando Nicole cercò di mordergli il dito. Lo ritrasse, per poi toccarle il naso, sfuggendo dai suoi denti. Giocare in quel modo lo rilassò, tanto che riuscì a dimenticarsi la fame per qualche minuto.
    Posso batterti come e quando voglio, pivello. lo sfidò lei. Kai alzò un sopracciglio, senza prenderla sul serio. Davvero?
    Carte? Posso unirmi anch'io? Voglio vedere quanto è difficile strappare soldi dalle grinfie di un morto.
    Kai si irrigidì visibilmente, quando l'uomo - che non aveva notato - spostò una sedia, trascinandola al tavolo dove sedevano loro. Kai si allontanò di un paio di centimetri, di scatto: non si era praticamente mai avvicinato ad un uomo senza averlo poi ucciso, e si trovò a serrare i denti in una morsa dura, trattenendosi dal ringhiare o peggio, morderlo.
    Nicole, invece era più tranquilla. Kai guardò la compagna, calmandosi davanti alla sua calma, e passò ad osservare il nuovo venuto con attenzione, come un animale che osserva un nuovo arrivato. Con sospetto e curiosità, rigidità dei movimenti ed allo stesso tempo naturale eleganza. Riavvicinò la sedia al tavolo, senza respirare. Era tremendamente innaturale, così pallido e senza segni vitali: non sbatteva quasi più le palpebre ed il viso era una maschera liscia e perfetta, nella sua eterna conservazione color avorio. L'altro invece era l'emblema della vitalità: pelle chiara arrossata dal vino, occhi lucidi per l'alcool ma svegli, capelli biondi e lunghi ma in generale ben curato. Addirittura il pizzetto, vestiti puliti e ben tenuti...
    Giochiamo disse Nicole, posando qualche moneta sul tavolo. A questo punti Kai ghignò, infrangendo la sua perfezione angelica con quel sorriso crudele, tirando fuori dal mantello un mazzo di carte. Con eleganza e rapidità se lo fece passare da una mano all'altra, mischiandolo come un prestigiatore. Gli ci era voluta appena un po' di pratica, il suo corpo ricordava bene come giocare...
    Alla fine appoggiò il mazzo sul tavolo, facendo poi uscire da una manica una moneta d'argento. La posò al centro.
    Non dovresti giocare con i morti, non lo sai che la morte è una dama molto gelosa? lo punzecchiò.
    In realtà, nonostante Kai sembrasse così rilassato, dopo il primo impatto, doveva impedirsi di respirare per evitare di saltare addosso a quelle carni calde in movimento di fronte a lui. Ma non poteva: c'era Nicole, e troppa gente...

    Ho un problema: IO so giocare solo a scala quaranta D: non saprei cosa descrivere!
     
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    Kai, inizialmente rilassato dalla conversazione con Celestina, tornò nuovamente teso all'arrivo dell'uomo. La non-morta sorrise fra sé. Anche lei era così, quando aveva a che fare con le persone vive: tesa e pronta a scattare, preparata a qualsiasi segnale di tradimento da parte dell'umano. Era rilassata, ma solo in apparenza. Un gesto sbagliato e quel tizio si sarebbe trovato con un pugnale alla gola in un'istante. In ogni caso, quello sembrava interessato soltanto alle carte, tenendo gli occhi fissi sul mazzo che Kai stava mischiando, non staccandoli neanche mentre posava delle monete sul tavolo. L'assassina, del reato, non staccò gli occhi dai due pugnali che l'uomo portava alla cintura. Probabilmente quello non era abbastanza veloce da risultare pericoloso, ma poteva esserlo abbastanza da ferirli, e lei non voleva che il suo amato si facesse male.
    Alla fine Kai distribuì le carte e la partita cominciò senza nessun segno di aggressività da entrambe le parti, tutti sembravano interessati solo al gioco. Non che Celestina ci capisse molto, aveva capito abbastanza bene le regole del poker, ma non riusciva mai a capire le carte da scartare e se e quando bluffare. E il giocare con un professionista da un lato e un non-morto assolutamente inespressivo dall'altra non aiutava, dai loro volti non traspariva nulla, non riusciva a capire se avessero unza buona mano o meno.
    Venne il momento di rivelare la propria mano. L'assassina se l'era cavata con una coppia di dieci. Kai rivelò un tris di regine. Si è limitato, con i suoi trucchetti avrebbe potuto ottenere un punteggio più alto. pensò lei. Venne il turno dell'uomo. Poker d'assi! Pagare e sorridere, ragazzi. esclamò, rivelando le sue carte e prendendo le monete sul tavolo.
    Celestina stava poggiando le sue carte al centro del tavolo, in modo che potessero venire rimescolate nel mazzo, quando notò un particolare. Chiedo perdono, signore, come fa ad avere quattro assi in mano se anch'io ne ho uno? Nel mazzo ce ne sono solo quattro, giusto?
    Pessima affermazione. L'uomo, forse più brillo di quanto lei avesse pensato, scattò in piedi, un coltello nella mano destra e, con aria offesa esclamò Cosa stai mettendo in dubbio, poppante? Se ci sono carte in più è senz'altro colpa del tuo amichetto e del suo mazzo truccato.
    La non-morta ringhiò all'insulto, alzandosi e estraendo le armi a sua volta.
    Hey, voi, niente risse qui! urlò l'oste, tirando fuori da sotto il bancone una grossa balestra dall'aspetto minaccioso. Celestina abbassò le armi. Kai torno subito, me la sbrigo fuori in un attimo e torno.
    Oh, ma porta pure l'altro moccioso con te, non vorrei entrare dopo aver finito con te solo per vederlo piangere e rovinare l'atmosfera con i suoi lamenti.
    La non-morta guardò Kai. La decisione se uscire o meno era sua. Magari scannare quello scarto umano gli avrebbe fatto passare i problemi che aveva manifestato quella mattina.

    Mi sono permesso di muovere Kai per la durata della partita, se non va bene modifico ^^
     
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    Stava andando meglio di quanto si fosse aspettato. Il gioco scorreva liscio e piacevole tanto da addirittura distrarlo, e l'autocontrollo che stava esercitando gli veniva anche piuttosto comodo per non lasciare spiragli all'avversario. Tutto sommato, però, Kai stava tenendo un basso profilo, concentrato sul non respirare e deviare la sua attenzione dal contenitore di carne e sangue ambulante al suo fianco. Forse fu per questo che non si accorse che aveva barato... Le sue carte erano pulite: gli assi non erano di certo così banalmente lì mischiati... Kai aveva dita sin troppo abili, in realtà: quante volte, in vita, aveva barato giocando, per guadagnarsi sostanzialmente da vivere?
    Ma non quella volta.
    Meno male che Kai aveva perso la memoria: foglio bianco, kaput, nessun ricordo di passate soddisfazioni che potessero in qualche modo farlo vergognare della sconfitta appena inflittagli. Ebbe solo un violento ma silenzioso moto di fastidio, piccato, come il bambino dispotico ed instabile che Kyriel lo stava trasformando, al centro del petto. Riuscì a mantenersi impassibile, sopprimendo mentre la rabbia infantile si diffondeva scemando di potenza per tutti gli arti, dal centro del petto, piegando le labbra in un sorriso sarcastico e cortese insieme. Ancora una volta, concentrato sul trattenere i suoi impulsi e non cedere alla fame, non vide gli assi.
    Ma non era, Nicole, ancora una volta infinitamente migliore di lui?
    Chiedo perdono, signore, come fa ad avere quattro assi in mano se anch'io ne ho uno? Nel mazzo ce ne sono solo quattro, giusto? fece notare la sua amata, calma e deliziosamente educata ma ferma, dura come la roccia. Kai aprì gli occhi che aveva abbassato, come a presa coscienza della sconfitta, quando in realtà stava cercando di equilibrarsi. Ma l'allievo di una creatura folle e lunatica come kyriel poteva davvero riuscirci?
    Evidentemente no.
    Era vero, gli assi erano ovviamente solo quattro, e lui non aveva giocato sporco. Come nemmeno, però, si era premurato di prestare attenzione al soggetto umano, per evitare di saltargli letteralmente alla gola.
    Ora però doveva prestargli la dovuta attenzione.
    Cosa stai mettendo in dubbio, poppante? Se ci sono carte in più è senz'altro colpa del tuo amichetto e del suo mazzo truccato.
    Nicole saltò in piedi, ringhiando davanti all'insulto, mentre lo sguardo di Kai folgorava finalmente la figura del suo prossimo pasto.
    Questo, concentrato su Nicole, brillo e con un coltello in mano - illuso, pensava davvero di essere più veloce delle letali armi di Nicole? In quanto a velocità e precisione lei era quasi imbattibile - non aveva modo di vedere Kai. Non vide lo sguardo del mostro creato da Kyriel, l'ex ragazzo angelo diventato bestia degna dell'inferno. Altri intorno a loro videro, ma non ebbero nemmeno il tempo di reagire: videro le occhiaie intorno agli occhi di Kai, simili a trucco pesante, farsi ancora più scure e minacciose, mentre il suo sguardo circondato dalle volte ciglia bianche diventava freddo e letale come quello del mostro che ormai era. Kai vide nuovamente rosso, davanti al coltello e a quell'uomo, che insultava la sua Nicole.
    Ma era stato solo un istante, un istante di intenso istinto omicida e amante dal ragazzo: come ho detto, anche chi lo vide non ebbe il tempo di far nulla, perché appena un momento dopo che Nicole ebbe afferrato le sue armi Kai si era alzato. L'oste non aveva neanche iniziato a dire che non voleva risse che lui, rapido come un serpente, il mantello ancora dietro di lui, aveva afferrato con una mano dalla presa ferrea ed inumana la gola del malcapitato, già stringendo, un'espressione d'odio sul viso bianco come il latte e dalla bellezza fredda ed irreale. L'uomo gorgogliò, conficcandogli il coltello nel polso, per fargli mollare la presa, ma Kai non batté ciglio: nessun dolore nessuna sensazione, nessuna paura; solo odio, cocente e freddo come il ghiaccio, immotivato, per quell'insetto infimo che aveva osato insultare la sua signora.
    Lo avrebbe ucciso.
    Ma Nicole, invece, aveva abbassato le armi, e lui alla fine non gli aveva ancora spezzato l'osso del collo, ancora una volta per la sua attenzione nei confronti delle azioni di Nicole. Se lei non attaccava, anzi, si calmava, si calmava anche lui.
    Kai torno subito, me la sbrigo fuori in un attimo e torno. disse lei, calma. Quanto ammirava quella sua fredda e rispettosa calma, forte ed indistruttibile. Quella era la vera forza, non l'instabilità di Kyriel e Kai, potenziato per essere un alfiere nero sulla scacchiera di un dio: la forza dell'animo di una persona che non si spezzava, superiore senza neanche sapere di esserlo, adulta e consapevole di sé e del mondo. Fu solo per questo che Kai si trattenne dallo stringere la presa, quando quel verme dopo parlò.
    Oh, ma porta pure l'altro moccioso con te, non vorrei entrare dopo aver finito con te solo per vederlo piangere e rovinare l'atmosfera con i suoi lamenti.
    Kai neanche si era accorto della balestra. Probabilmente l'oste non aveva ancora colpito, come nessuno dei presenti, che aveva o fatto largo intorno a loro, come se fossero stati degli appestati, alzandosi dai loro tavoli troppo vicini alla morte, perché aveva avuto una lampante prova di quanto fosse stato inutile il pugnale conficcatogli nel polso. Il suo sangue nero neanche gocciolava più, denso e forte per il precedente pasto: anche se perduto, sembrava troppo vivo e cosciente per staccarsi da quel suo splendido corpo ospite.
    Kai avvicinò l'uomo - molto più alto di lui - a sé, alle tanto lievemente la stretta, fino a quando i loro visi non furono più vicini. Le carte si sparpagliarono in terra e l'uomo estrasse il pugnale dalle sue carni morte, guardandolo con disprezzo. Kai sorrise: un sorriso dalla crudeltà dolce e cruda come un massacro, una promessa di tortura o forse semplicemente, i frutti della dilagante follia di Kyriel, i meandri oscuri e corrotti della cattedrale, dove si era addentrato con lui è, suo malgrado, aveva attinto a piene mani.
    Sarà un piacere strapparti quella lingua falsa di bocca sibilò, piano, con un sorriso crudele. Un sorriso simile a quello di Celestina, non Nicole, la volta che aveva tentato di ucciderlo a botte e tirapugni. Il loro primo incontro. Ma negli occhi di Kai, freddi come il ghiaccio e del colore dell'inferno, c'era una lucidità offuscata dalla fame, ed uno schema menatale ormai rigido ed automatico, che gli rendevano lo stesso sguardo due lame letali ed affilate.
    Ridacchiò, lasciandolo andare e riappoggiandolo a terra completamente (era così alto che anche a sollevarlo da terra giù rimanevano sempre le punte dei piedi o addirittura anche i talloni). Era strano perché lui, il cui unico vero difetto che aveva era la totale assenza del senso del tatto, compensato dagli abbondanti altri sensi, sentiva distintamente il sangue pulsante sotto quelle calde ed attraenti carni. E lo stava facendo impazzire.
    Non vedo l'ora di farlo, piccolo bastardo baro. Ma perché no? Usciamo disse, mentre le sue dita lasciavano il collo del biondo appena per un istante.
    Poi, senza alcun preavviso, semplicemente riacciuffò il bastardo per il collo, per poi... Mandarlo a Schiantarsi contro la pesante porta di legno dell'ingresso della taverna. Non che andò poi poco oltre, rimase per un instante lì, a terra, la porta be' si era aperta per lo scontro e la pioggia pomeridiana che entrava nella stanza.
    Kai si alzo, impassibile, incurante del sangue che gli colava da un braccio, bianco come la morte stessa e... Ormai vedeva completamente rosso, ma era riuscito a non saltargli Addosso. Non lì, non davanti a tutti. Nelle orecchie sentiva solo un rombo confuso, come il battito di un cuore non suo, dato che il suo taceva da più di un anno. Alzandosi, era chiaro a chiunque nella stanza che si stava muovendo semplicemente per ammazzarlo.
     
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