Le fronde del riposo

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    Narrato
    parlato
    "pensato"
    Scheda Kai


    Si erano incontrati a notte alta, ed avevano proseguito insieme. Si erano incontrati, tesi e spaventati, e quella notte li aveva cambiati tremendamente. Le profondità fisiche in cui li fato li aveva fatti avventurare non erano niente rispetto alle profondità psicologiche e mentali in cui gli eventi appena vissuti avevano scavato. La notte dalla gelida ed argentea luna si era specchiata in un argento neonato ed in una azzurro deciso ed addolorato, per poi ammantarsi di ombre, nere come la pece... Come già avevano fatto una volta, però, erano risorti.
    Il sole sorse, splendente e timido insieme sulla città del regno infinito, su quella fredda giornata di inizio inverno. L'aria era satura di brina e gelida, ma loro non potevano curarsene. Il vento appena accennato che avrebbe dovuto farli rabbrividire non li toccava, agitando i loro capelli chiari. Kai osservò il sorgere del sole, mentre il rosa dorato di quest'ultimo si specchiava nei suoi occhi vermigli.
    "Buongiorno, sole" pensò, inspirando profondamente. Al suo fianco, tenendole la mano, c'era Nicole, la sua dolce Nicole. L'altro polo dei grandi eventi di quella notte. Il vento agitava lievemente i capelli ad entrambi, scompigliandone i vestiti... La ferita di Kai, dopo quasi due ore di viaggio, stava molto meglio, e le corde vocali si erano quasi del tutto riformate. Ancora non aveva provato a parlare, ma constatava come i suoi poteri di rigenerazione, che come gli altri ignorava di possedere, lavorassero meravigliosamente. Osservandosi una mano bianca rifletteva, con nuova coscienza di sé, di quanto fosse effettivamente incredibile il suo corpo. Il pungo chiuso, osservava il sole sorgere, una nuova luce nello sguardo.
    Il Kai bambino, il Kai neonato, era morto. Ma dopotutto, nessuno di noi è lo stesso che era a cinque anni, no? Quell'io era morto, ma Kai no. Solo, era cambiato. Quella notte aveva scavato a fondo... Rendendolo appena più vagamente cosciente delle sue abilità, di certo non irrisorie. Chi era in vita? La sua mente era ancora un foglio bianco, ma le prime parole vergativisi erano intinte col sangue... E con l'amore. Amore e attenzione, dolcezza e odio, dolore e terrore. Questo aveva conosciuto, a nemmeno una settimana dalla sua rinascita. Il mondo vorticava rapido intorno a lui, e lui era la mela a cui Eva ed il corvo/serpente tendevano. E lui apparteneva ad entrambi... Ma apparteneva anche a se stesso. Se in balia degli eventi, questi lo avrebbero distrutto. Questo, aveva imparato. E con essa, la rabbia...
    Kai appariva cresciuto. Ferito, ma cresciuto.

    Erano nei giardini della città, in mezzo ad un prato, in piedi, mano nella mano. Osservavano il sole sorgere, nella bellezza del luogo. Erano circondati da statue di angeli e ninfe, poco lo tanto vi era un laghetto sotto un salice e ordinate file di alberi bassi circondavano vialetti lastricati in pietre bianche. Erano nel cuore dei giardini, e non c'era un'anima. Poco lontano, solo il rumore di una fontana girgogliante.
    Mai si voltò verso Nicole, guardandola. Solo ora si accorse della differenza rispetto al momento in cui l'aveva vista la prima volta. Il sole donava finalmente colore alla sua vista, e lui poteva ammirarla in tutta la sua bellezza... Apparve di nuovo stupito, come un bambino. Ma il suo io più grande vide i suoi vestiti, e l'assenza del mantello. Serio, si tolse la giacca, e la posò sulla spalle di Nicole. Avevano già capito di come lui fosse decisamente meno umano di lei. Non aveva bisogno di dormire o mangiare, non sentiva freddo, caldo o dolore, ma nemmeno possedeva un decente senso del tatto. Solo concentrandosi poteva sentire vagamente qualcosa, toccando, e facendo appello ai suoi poteri... Chissà se Nicole soffriva il freddo.
    Che fine ha fatto il tuo mantello? sussurrò, pianissimo, non volendo sforzare le corde vocali ancora non perfettamente rigenerate. Tutto merito della guaritrice, in realtà, perché il suo colpo così potenziato gli avrebbe richiesto almeno una settimana di cura. Così, invece, il processo risultava decisamente velocizzato.
    Le accarezzò il viso, piano, osservandola con il suo nuovo sguardo cresciuto. Non lo sguardo sperduto ed innocente di un bambino-preda, ma quello di un ragazzo ferito e cresciuto, spaventato ma coraggioso. Un po' di quel coraggio che aveva avuto anche in vita, e che lo aveva spinto, proprio la prima volta che si erano incontrati, a mettersi contro all'assassina... Non lo stesso Kai, un Kai segnato da più dolore, ignorante ed insicuro, ma ugualmente coraggioso. La baciò, questa volta indugiando per qualche secondo in più sulle labbra chiare della nonmorta, chiaro su chiaro. Le sue erano appena rosate, ma più perlacee che vive. Morte e congelate nel tempo, con solo oscurità nelle vene a renderlo pseudo vitale.
    Perché l'hai fatto? chiese in un sussurro, pacato, guardandola negli occhi, e continuando ad accarezzarle il viso. Quel sentimento di amore che così violentemente gli aveva bruciato il cuore ora lo riscaldava internamente, come una fiammella. Nicole... Desiderava rimanere con lei per sempre, ma così...?
    te l'avevo detto che il maestro era forte... mormorò quasi con rimprovero. Ma dentro di sé provava vergogna, e dolore... I suoi mondi si erano scontrati, tentando l'autodistruzione, e lui ne era rimasto ucciso. Il suo nuovo io aveva congelato l'accaduto. Congelato, in gelido distacco, come se fosse accaduto a qualcun altro. Non aveva avuto scelta... Duplice amore. Duplice straziante legame.
    Ma i fatti concreti non potevano cambiare. Nicole ora era serva, un qualcosa che lui nemmeno comprendeva. Il concetto stesso di schiavitù gli era estraneo, per quanto lui lo fosse, emotivamente e mentalmente, sin dal primo istante in cui era rinato. Ma lui non lo comprendeva... Per ora era solo gelo, una corazza per il dolore.

    rigenerazione corporea: Ogni ferita inferta a Kai si rigenera in pche ore a ritmo incredibilmente accelerato (passiva e si attiva a discussione terminata). In un giorno si richiude, e il giorno dopo è rimasto solo un alone grigio come una cicatrice sul punto colpito. Dopo due giorni la pelle è nuovamente bianca e intatta, a meno che non sia stato ferito da un'arma sacra o pensata per la carne immortale. In quel caso i ritmi di rigenerazione sono più simili a quelli umani anche se lievemente più rapidi, e gli resterà in ricordo una cicatrice grigia.
     
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    Camminavano, ma lei non vedeva neanche dove. Era troppo impegnata a capire cosa era successo, dalla notte prima in poi. Ricapitolando...
    Aveva incontrato nuovamente Kai. Quel fastidioso ragazzo che una volta aveva quasi impedito che lei compiesse il suo dovere, quello che aveva giurato di uccidere se l'avesse rivisto. E invece lui era già morto e risorto, senza memoria alcuna della sua vita. Avevano parlato un po', sembrava così dolce ed indifeso... a quel punto era accaduto qualcosa di strano: si era innamorata. Ricambiata. Era successo davvero? Sì, a giudicare dalla mano che ora stringeva la sua. Kai era diventato un Non-morto, come lei, ma fedele ad un necromante, colui che l'aveva reso un immortale. Aveva seguito il ragazzo per conoscere questo "maestro"... un angelo folle di nome Kyriel. Lì aveva sentito le bestemmie che "Dio" aveva detto ai suoi angeli, le stesse che il necromente, per quanto decaduto, stava raccontando a Kai. Lei aveva provato a salvarlo... e aveva rischiato di rovinare tutto. Era ancora viva, ma ci aveva rimesso la libertà. Momentaneamente, o almeno così credeva.
    Adesso erano altrove, lei e Kai, il suo amato Kai, che ancora l'amava nonostante tutto. Si guardò intorno. Erano nei giardini della città, ed era l'alba. Stava davvero andando a spasso in quel luogo con solo la sottoveste? Arrossì violentemente all'idea, quasi cedendo al panico. Calmati, non è il caso di are una scenata. Vedranno che sei morta e allora non si faranno problemi col tuo abbigliamento. Magari crederanno che sia il tuo sudario... il pensiero non la calmava per niente. Per fortuna non c'era ancora nessuno, a quell'ora. Al peggio, avrebbe eliminato un giardiniere di passaggio per rubargli i vestiti. Sperò non fosse necessario. Per fortuna intervenne Kai, che la coprì col suo cappotto, in cui lei si avvolse subito, e poté vedere lo spettacolo di lui a petto nudo. Arrossì, quasi non sentendo la domanda. Il corpo del ragazzo era una fonte di distrazione, per lei. Dopo qualche secondo passato ad osservarlo, si sbrigò a rispondere. L'ho lasciato insieme agli altri vestiti alla spiaggia. Sarebbe stato difficile starti dietro in acqua con tutta quella stoffa bagnata. Ho sperato che nessuno potesse vedermi... così. Ancora non è successo, per fortuna. disse, cercando di combattere il rossore, che iniziò a scomparire quando le accarezzò il viso e iniziò subito a rilassarsi. Rispose al suo bacio, cingendogli il collo con le braccia e non lasciandolo mentre la guardava, mentre le domandava il perché.
    Perché ho fatto cosa? Perché ti ho seguito? Volevo vedere in che mani eri finito. Perché ho attaccato il maestro? Volevo solo liberarti da quel folle, puoi vivere anche senza, sai? Perché sono diventata una serva? Per spingerti a capire che da solo vivrai meglio. Presto capirai che vivere liberi è meglio. Penso che la risposta definitiva a tutto sia "perché ti amo". Quell'angelo non è poi così potente, non potrà tenerti in catene per sempre. E con me accanto lo capirai prima di quanto lo avresti capito da solo. rispose.
    Sorrise. Adesso però sono a corto di fiato. Se le mie risposte ti hanno soddisfatto, che ne dici di premiarmi con un bacio?
     
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    Adesso però sono a corto di fiato. Se le mie risposte ti hanno soddisfatto, che ne dici di premiarmi con un bacio?
    Kai sorrise, divertito, e la baciò di nuovo. Con dolcezza, le passò una mano tra i capelli.
    Non avevo visto prima il colore dei tuoi capelli... Pensavo fossero bianchi come i miei. Non vedo i colori, al buio... sorrise, avvicinando le labbra ad un suo orecchio, scostandole i capelli lisci sono molto belli. sussurrò, sempre piano.
    Fece poi un passo indietro, tenendo lieve tra le dita una ciocca dei suoi capelli, e facendola splendere al sole. Lo stesso sole che illuminava il suo petto bianco da ragazzo, appena quindicenne, sfregiato brutalmente con spesse cicatrici grigie. Seguendo lo sguardo di Nicole anche lui vi posò lo sguardo, chiedendosi come se le fosse procurate. Chissà come era morto... Aggrottò le sopracciglia, ricordando le prime parole di Nicole, quando si erano incontrati. "Se non lo sai è meglio, probabilmente sarà un incubo" e Kyriel "Non ora. Non vedi che ora sei confuso? A suo tempo, datti tempo, con calma. Una risposta alla volta, quando potrai comprendere." ed entrambi "i ricordi ora potranno causarti solo dolore".
    Se erano d'accordo, per una volta... Kai scosse il capo, decidendo che nonostante la curiosità non era il momento di preoccuparsene.
    Senti freddo? domandò a Nicole, alzando lievemente la voce. Questa uscì roca, e rinunciò, portandosi una mano alla gola. Le bende fantasma erano ancora lì... Provò a tastarne la consistenza ma non percepì niente. Era meno stanco, ma avevano viaggiato... Lui era stanco. Si guardò intorno, osservando poco più il là il salice con il laghetto. Si avvicinò, rilassandosi... E vedendo che sotto al salice, attaccato, era cresciuto un altro albero più spesso e basso, morto. Sorridendo, con attenzione ma eleganza vi si arrampicò sopra. Si voltò, una volta seduto comodamente, verso Nicole. Si dondolò, tenendosi con le gambe, e scivolando a testa in giù, tendendole le mani. Ti tiro su, dai disse, sorridendo. Non si azzardava a ridere per la gola, ma l'avrebbe fatto volentieri. E poi Mi puoi promettere di non ammazzare il maestro? Per favore. Non vorrei finire la prossima volta direttamente senza testa sorrise, ironico, pronto a prendere le mani di Nicole e tirarla sù, di fianco a lui. Con la sua forza non sarebbe stato minimamente un problema, e sarebbe stato divertente.
     
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    Kai tornò a baciarla, come gli aveva chiesto. Finalmente si sentì totalmente al sicuro, nonostante fosse coperta dalla giacca di lui e poco altro. Forse la libertà non era stato un prezzo troppo alto da pagare. Almeno c'era lui a farle compagnia. Sperò solo che il maestro fosse troppo occupato a fare altro e non avesse mandato qualche corvo a spiarli, avrebbe rovinato di nuovo tutto.
    Si appoggiò al suo petto mentre lui giocherellava con i suoi capelli. A quanto pareva il maestro aveva davvero fatto un lavoro terribile nel risvegliare Kai. Non poter vedere i colori se la luce non era abbastanza... che cosa terribile. Per fortuna il colore della sua chioma non l'aveva stranito, anzi gli piaceva. La cosa la fece sorridere ancora di più. A dire il vero sono bianchi, lo sono da quando sono nata. In vita hanno provato a tingermeli di nero, ma questo è il risultato che vedi. Mi chiamano Celestina per questo. Non che mi dispiaccia questo soprannome, spesso lo uso al posto di quello vero. spiegò Non ho dovuto aspettare di morire e resuscitare per essere strana. Quello che non uccide ti rende solo più pazzo. Almeno da morta non soffro più il freddo. Puoi riprenderti la giacca, se ti serve...
    Poco dopo lui si allontanò, osservando gli alberi, e lei si diresse invece verso il laghetto, usando l'acqua per lavarsi i piedi, sporchi di terra e polvere. Avrebbe voluto togliersi i vestiti e tuffarsi completamente, ripulirsi tutto il corpo, ma se Kai l'avesse vista sarebbe morta di vergogna. Certo, fosse stato anche lui lì a bagnarsi... Arrossì violentemente al pensiero Cosa sto andando a pensare? Va bene che ho più anni di quanto dimostro, ma fare certi ragionamenti... dei, che vergogna. Mi sto instupidendo per colpa dell'amore o cosa?
    Trovò la risposta vedendo Kai appeso a testa in giù che la invitava a raggiungerlo. Scoppiò a ridere, avvicinandosi a lui. Sì, mi stai facendo diventare scema. disse, raggiungendolo e aggrappandosi alle sue mani. Era incredibilmente leggera, non avrebbe avuto problemi a sollevarla.
    Comunque no, non posso prometterti che non ucciderò il maestro. Cosa succederebbe se me lo chiedessi? Al massimo ti prometto che lo risparmierò finché non avrai cambiato idea.
     
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    Nicole gli afferrò le mani e lui, a testa in giù, sorrise, percependo come una scossa di intesa nel loro contatto. Senza alcuno sforzo la tirò sù, ancora senza issarla sul ramo ma solo sollevandola da terra, senza alcuna fatica apparente. Quando i loro visi si trovarono alla stessa altezza la baciò, posando a lungo le labbra sulle sue. Non era più un passerotto, non aveva più paura. Non di lei, non del fatto che lo rifiutasse, almeno. La sua luce era il suo amore, la sua calma, la sua serenità.
    Poi, la tirò su, di fianco a lui. La osservò, in silenzio.
    Nicole... mormorò, aggrottando le sopracciglia, lievemente addolorato, ma pensieroso Non puoi farlo. Ti amo, fai ciò che preferisci... Ma non te lo lascerò mai uccidere. le prese una mano, con delicatezza, ogni parola un macigno, ma che doveva pronunciare per dovere Non ti lascerò uccidere il maestro. Quindi non lo fare, oppure verrà il giorno in cui dovrai colpire anche me, per arrivare a lui. abbassò lo sguardo Oggi mi hai fatto davvero morire di terrore... Perdonami, non volevo bloccarti. Non... Non sapevo di potere... O sì, volevo, ma non... Non mi hai dato scelta. distolse lo sguardo, tacendo, freddo. Si era ferito non solo nel corpo, ma gli sembrava solo doloroso parlare di quello che avevano appena passato. Strinse un pungo, arrabbiato. Con il mondo.
    Sento una tale rabbia... disse, piano, digrignando i denti Secondo te il maestro sa dove siamo? alzò lo sguardo, sul parco deserto, mentre ancora albeggiava.
    Non riesco a trovare un senso a tutto ciò. A cosa serviamo, perché siamo morti... E vivi? si bloccò, nella sua rabbia, piegando il capo Tu lo sai, lo capisci? Io non so niente, non so niente... Ed ho fame... mormorò tormentato, piegato su se stesso. I capelli candidi gli nascondevano il viso. Si sentiva bruciare internamente, per la paura appena sepolta, il dolore e l'impotente ignoranza, che sfociavano in rabbia...
     
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    La tirò su, fino all'altezza del viso, e la baciò. Lei rispose subito, chiudendo gli occhi e spingendo le sue labbra contro quelle di lui, godendosi quell'attimo di dolcezza. Se Kai era stato traumatizzato da tutti quegli eventi non lo mostrava. Era ancora quel dolce e amabile ragazzo che aveva incontrato la notte prima, quello che le aveva mostrato una nuova strada da seguire, un sentimento che non pensava avrebbe provato mai più. La sollevò ancora, posandola accanto a sé. Lei cambiò subito posizione, sedendosi di fronte a lui e appoggiandosi al suo corpo, quasi fosse un sedile. Rimase seduta così, con la nuca appoggiata sul suo petto e le braccia intorno ai suoi fianchi, in modo da non scivolare. In quel modo poteva sentire meglio il solo mattutino sulla pelle. Non aveva mai sopportato troppo il calore, ma in quel momento era così felice di vedere ancora la luce... nelle prigioni aveva temuto seriamente per la sua vita.
    E Kai continuava a parlare del maestro, colui che teneva al guinzaglio le loro vite. Sospirò. Non voglio metterti contro di te, lo sai. Ti ho detto che lo ucciderò solo se lo vorrai. Non morirà per una mia iniziativa, dovrai essere tu a chiedermelo, altrimenti vivrà. Magari ti sembrerà impossibile che tu lo voglia morto, ma quel momento potrebbe venire. E allora agirò senza che tu vorrai fermarmi. Dico, non vorrai davvero passare l'eternità con quell'angelo? Tutto quello che ti insegna è sbagliato, tanto per cambiare non c'è un dio ma molti. Guardati intorno. Pensi davvero che una solo entità abbia potuto creare tutto questo? Per di più un dio malvagio e subdolo come quello che ti ha descritto? E tralasciando le sue farneticazioni, non ti piacerebbe che vivessimo assieme, solo noi due?
    Alzò lo sguardo su di lui. Povero caro, capiva ancora così poco. Capisco la tua rabbia, la provo anch'io anche se per motivi diversi. Odi il mondo perché non sai perché sei morto, io lo odio perché me lo ricordo benissimo. strinse i pugni al ricordo In quanto al significato della nostra seconda vita... beh, al momento siamo vivi per servire il maestro, che non so se ci sta spiando o meno, ma in ogni caso con quei corvi scoprirà dove siamo se gli serve saperlo. Se cerchi altre risposte, non ne ho. Per anni ho pensato di essere un mostro, un abominio contro natura, ma non è questa la risposta. L'unica altra che ho trovato è "il senso della vita è vivere". Molto chiaro, vero?
    L'ultima risposta era data con un pizzico di sarcasmo. Non trovava tanto soddisfacente quella frase, ma evitava di pensarci. Anzi, era il suo momento di fare domande. Che vuol dire "ho fame"? Tu... mangi? Avverti i sapori? chiese, stupita e un po' invidiosa.
     
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    Non lo so... mormorò Kai, abbracciando Nicole, alla prima parte del suo discorso. Non saprei. Nom potrei mai chiederti di uccidere il maestro. Non potrei mai. E poi, io non ho nemmeno ancora ben capito cosa sia esattamente un dio...
    Strinse l'abbraccio, affondando il viso dei suoi capelli, e percependo il suo profumo. Era dolciastro, come di fiori. Forse un po' troppo dolciastro, ma era un buon profumo.
    Ascoltò la rabbia di Nicole, serio, sentendo in corpo ancora ribollire la propria, ma paradossalmente calmandosi, vedendo la sua.
    Posso chiederti cosa ricordi del mondo? Parlami del mondo... Fammi vedere attraverso le tue parole, ti prego le sussurrò, ad un orecchio. Poi glielo mordicchiò, non seppe nemmeno lui perché, ma sentì il desiderio di farlo. Che cosa significa "abominio"? domandò poi, quieto. Prima, solo poche ore prima, l'avrebbe guardata confuso, gli occhi spalancati, insicuro. Ora la abbracciava, quieto, la rabbia solo temporaneamente sopita, a voce bassa e controllata. Quanto prima non sapeva ed era cauto, ma anche arrabbiato e controllato. E voleva sapere.
    Nicole era appoggiata al suo petto, seduta con lui. Era una bella sensazione, essere abbracciati così. Lei continuò a parlare, mal comprendendo una sua espressione, che magari non esisteva nemmeno... Aveva detto così, seguendo l'onda dei suoi pensieri e delle sue sensazioni. Nicole incassi era perplessa, e forse dalla voce un po' invidiosa.
    Che vuol dire "ho fame"? Tu... mangi? Avverti i sapori?
    Kai alzò un sopracciglio. Poi si chinò appena, mordicchiandole lievemente il collo. Non sentì nulla.
    Mmm, direi di no sorrise E tu, invece, lo senti quando ti bacio? Io devo. Concentrarmi, appellarmi ai miei poteri... Oppure resta solo il sentimento, non ho nemmeno il senso del tatto. Non sento dolore, non sento nulla.
     
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    Mai dire mai. Anche se alla fine non importa, un giorno vivremo senza il maestro, che lui sia vivo a sua volta è un discorso a parte. Ora non parliamo più di lui, va bene? Già è brutto sapere che può richiamarci quando vuole, non roviniamo questo momento. E non preoccuparti neanche del concetto di divinità, non è davvero importante. disse, rispondendo ai dubbi del ragazzo. Scese ancora di più, distendendosi ulteriormente sul ramo e finendo per poggiare la testa sulla pancia di lui, sorridendo. Non era mai stata così bene in vita sua, con Kai che l'abbracciava. Sentiva che le stava annusando i capelli e sorrise ancora di più.
    Scoppiò poi a ridere quando gli morse l'orecchio, facendole scuotere la testa. Il mondo? Complicato... da dove potrei cominciare? Magari dalla luce. Viene dal sole, che è quella palla di fuoco nel cielo. Tutto esiste perché c'è la luce, ho sentito che le piante di nutrono di questa, e anche gli altri viventi prendono energia dal sole. Le piante servono poi per far vivere gli animali, che si nutrono di piante o di altri esseri viventi. Poi, quando si muore, si ritorna alla terra e nutriamo le piante, che si cibano anche di quello che c'è nel terreno. è un ciclo infinito e bellissimo. Se mi chiedi della vita, è innanzitutto questo. Noi ne siamo fuori ovviamente. Un abominio è qualcosa di orribile e sbagliato, e molti dicono che noi siamo tali in quanto fuori da questo ciclo.
    Rimase in silenzio per un po', riflettendo su quanto aveva detto. Era stata sua madre ad insegnarle tutto quello, ad mostrarle gli spiriti della natura e ad amarli. A Kai non poteva non fare bene ricevere quegli insegnamenti. Forse era quello il modo per distoglierlo dalle parole farneticanti del maestro. Rimase così, meditabonda, per interi minuti, mentre Kai le parlava di quello che non poteva sentire. Certo che quello stupido angelo necromante aveva fatto un lavoro penoso nel resuscitarlo. Lei non sentiva la temperatura, e qualunque cosa provava a mangiare aveva il sapore di cenere, ma almeno il resto dei sensi funzionava. Rise ancora, mentre le mordicchiava il collo. Si girò, mettendosi a pancia sotto. Io ti sento benissimo, il mio Maestro era meglio del tuo, o almeno con me ha fatto un lavoro migliore. sorrise malignamente E visto che non senti niente, penso che ne approfitterò per mangiarti un po'. disse, affondando scherzosamente i denti nella pancia del ragazzo, poco sopra l'ombelico.
     
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    Mai dire mai. Anche se alla fine non importa, un giorno vivremo senza il maestro, che lui sia vivo a sua volta è un discorso a parte. Ora non parliamo più di lui, va bene? Già è brutto sapere che può richiamarci quando vuole, non roviniamo questo momento. E non preoccuparti neanche del concetto di divinità, non è davvero importante. un lampo di rabbia passò fugace nello sguardo di Kai. Nicole, appoggiata a lui, non potè vederlo. E lui trattenne l'istinto di chiudere le mani a pungo, sotto frustrazione. Una saetta di energia nera gli serpeggiò tra i capelli, reagendo alle sue emozioni... Ma certo, non raccontiamo nulla al povero stupido Kai... La
    Cosa iniziava a dargli sui nervi. Tutto pareva concentrarsi intorno a questo fantomatico "dio" e la sua cara Nicole gli veniva a dire che il concetto di divino non era poi così importante? Ma allora che senso avevano avuto tutte le parole del maestro?
    Si calmò, dicendo solo, a voce calma Va bene, basta parlare del magister.
    Quanto gli disse poi, non lo comprese completamente. E come poteva? Sembrava una favola, detta così... Ma qualcosa risuonava in lui, nel suo essere stato druido, dopotutto. Mah.
    Alzò gli occhi al cielo, la rabbia che ribolliva nelle vene, non ancora sopita. Vita... Non la percepiva, la vita. Ma era naturale, lui era solo un corpo vuoto, morto, senz'anima... Così si era sentito appena sveglio, di un vuoto angosciante, e il maestro glielo aveva confermato. Ah, il maestro... La rabbia, quella sua nuova compagna, sembrava quasi riempirlo. Insieme all'affetto chiamato amore che provava per quella creatura ringhiante tra le sua braccia. Era incredibile.
    Magari è temporaneo. Che ne so io? Ogni giorno scopro poteri nuovi mormorò, un po' contrariato. Nicole però lo morse, ed ha lui scappó da ridere... Brutta mossa. Si portò una mano alla gola, mentre con l'altra cominciava a fare il solletico sotto al collo a Nicole, per farla spostare. Aveva sentito un minuscolo strappo alla gola, doveva... Accidenti a quella parola, come si diceva?
    Ah, sì: imparare l'auto controllo.
    Kai staccò la mano dalla gola, lievemente sporca di nero, e si chinò, facendo il solletico alla non morta mordendole il collo, con delicatezza, cercando di non cedere al riso.
     
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    Aveva sentito Kai irrigidirsi, mentre parlava. Effettivamente lo trattava come se fosse ancora un bambino, mentre invece stava crescendo a vista, un esperienza dopo l'altra. Una brutta esperienza dopo l'altra. Quando aveva tentato di uccidere il maestro l'aveva sconvolto, se ne rendeva conto. E dire che era convinta di star facendo del bene. Non che si fosse pentita del tentato omicidio, ma forse sarebbe dovuta essere meno diretta, meno brutale.
    Decise di lasciar perdere quei pensieri e concentrarsi nel gustarsi Kai, che in quel momento stava cercando disperatamente di non ridere dei suoi morsi e cercava di staccarsela di dosso facendole il solletico e mordendola a sua volta. Lei rideva a sua volta, cercando di evitare le sue mani e sollevandosi all'altezza del suo petto, iniziando ad alternare baci a morsi. Smetti di fare resistenza, non sentivi nulla o sbaglio? Stai buono e lascia che ti mangi. disse, fra una risata e l'altra. Le sembrava di essere davvero una bambina, in quel momento. Oltretutto sono tutta sporca, in quella prigione sono stata tutto il tempo insieme a polvere o peggio, smetti di mordermi.
    Si sollevò ulteriormente, cingendogli il collo con le braccia e baciandolo prima sul collo, nel punto dove stava riuscendo oscurità, e poi sulle labbra, mordendolo di tanto in tanto a tradimento. Poggiò la fronte su quella di lui, cercando di riprendere fiato. Da troppo tempo non rideva in quel modo, le sembrava di essere quasi ubriaca di felicità. Voleva godersi a pieno quel momento, ma si sentiva ancora sporca, aveva una gran voglia di togliersi di dosso la sporcizia accumulata sulla sua pelle. Senti... vorrei approfittare del laghetto per pulirmi, prometti di non guardarmi? chiese, arrossendo leggermente.

    Scusa se è poco...
     
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    Sembrava una lotta sensa senso. Kai voleva risponderle che non sentiva niente, sì, ma lo faceva ridere la sola situazione, e non era proprio il caso data la situazione in cui versava la sua voce e... E rischiarono di scivolare entrambi a terra. Il legno della corteccia gli graffiò la schiena ma lui nemmeno se ne accorse. Non sentiva niente, appunto, ma capì che stavano per cadere. Si arrese, quindi, per assicurare entrambi al ramo ed evitare una brutta caduta. Nicole ne approfittò per riempirlo di baci e morsi insieme. Kai sorrise.
    Non farmi ridere, scema, o mi si riapre la ferita disse, con un filo di voce, ma sorridendo. Anche Nicole era così felice... Era splendente! La osservò, così vicina a lui, meravigliato, quando alla sua immagine se ne sovrappose un'altra. Prima c'era Nicole, sorridente, con i capelli azzurri che le ricadevano intorno al viso, e poi i bordi della sua visione, diciamo, si erano sfilacciati, tremolando in un flash bianco. Confuso di grigio, dietro quel flash bianco, sovrapposto all'immagine reale di Nicole, c'era un altro viso. Un viso adulto e bello, che non riconobbe... Ma dai lunghi canini. Sbattè le palpebre. Era una donna dai capelli rossi, e aveva un bicchiere in mano, e...
    E scomparve, e ci fu solo Nicole. Le sorrise, debolmente, la mente alla disperata ricerca della continuazione di quel ricordo, inutilmente. Più si sforzava e più faticava.
    Scosse il capo, e si tirò lievemente su, per baciare Nicole.
    Senti... vorrei approfittare del laghetto per pulirmi, prometti di non guardarmi?

    Kai alzò un sopracciglio candido, confuso. Guardò il laghetto. Non era propriamente allettante, non era molto grande e probabilmente era pieno di fango, ma lui non lo sapeva. Solo, non gli sembrava molto pulito. E poi, non capiva la richiesta di Nicole, nella sua innocenza. Tuttavia, scrollò le spalle, annuendo.
    Va bene. Però secondo me è meglio se ti lavi nella fontana, se proprio vuoi si voltò, un po' a fatica, indicando oltre il laghetto, dietro ad un ordinata fila di alberi. Aveva visto prima che c'era una larga fontana, sicuramente più pulita del laghetto.
     
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    Kai sembrava essersi arreso, e si limitava a rimanere aggrappato all'albero, cercando di non cadere, mentre Celestina continuava a torturarlo alternando baci e morsi, molte delle cicatrici sul petto del ragazzo erano ormai ornate dal segno dei denti. Se il maestro ci chiama in questo momento finirà male per lui. pensò, senza malignità alcuna, come se fosse un pensiero innocente. Smise per un po' di morderlo, stringendosi a lui e notando col tatto i graffi che si era fatto alla schiena. Doveva assolutamente ridargli la giacca, non poteva rimanere così. Rimase per un po' silenziosa, accarezzandogli la schiena e il collo, chiedendosi come fosse avere oscurità liquida al posto del sangue.
    Si voltò verso la fontana, chiedendosi come non l'avesse notata prima. Effettivamente era più invitante del laghetto, e visto che in autunno poche persone andavano ai giardini, poteva davvero approfittarne per lavarsi. Certo, c'era Kai che poteva guardarla ma... era importante? Si voltò a guardarlo, così innocente e confuso, chissà cosa aveva pensato di quella strana richiesta. Oltretutto era il suo amato, non c'erano problemi se la vedeva svestita, no? L'amore era anche quello... Arrossì violentemente. Quel ragazzo la stava spingendo verso pensieri che non aveva mai pensato di toccare. Grazie per avermi indicato la fontana, effettivamente è più adatta e... iniziò a balbettare, rossa fino alla punta delle orecchie, al punto che i capelli, alla radice, sembravano più viola che azzurri. e... ignora la domanda. Puoi guardare... se vuoi... davvero, non mi disturba e... se vuoi venire anche tu... a quel punto non riuscì più a parlare. Si tolse la giacca, restituendogliela, scese dall'albero e ad una velocità impensabile raggiunse la fontana, si spogliò del tutto e si immerse completamente. Si sentiva avvampare a tal punto che si chiedeva come mai l'acqua non stesse ribollendo.
    Dopo interminabili minuti riuscì a calmarsi e si rialzò, iniziando a sfregarsi la pelle per togliersi lo sporco di dosso e intanto, dando un occhiata al suo corpo, si chiese cosa potesse trovarci Kai in lei. Kai...
    Avrebbe potuto girarsi e chiederglielo, ma rimase lì, dando le spalle all'albero dove aveva lasciato il ragazzo.
     
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    Nicole aveva iniziato a balbettare, diventando improvvisamente tutta rossa. Kai iniziò a preoccuparsi. Era normale, era malata? Non aveva mai visto nessuno - be', le sue conoscenze si limitavano a due persone, lei ed il maestro che difficilemente sarebbe mai arrossito, ma... - in quello stato, e cominciò a chiedersi se per caso fosse pericoloso o un'avvisaglia di qualcosa...
    Prima che potesse fare alcunché, tuttavia, Celestina scese dall'albero, come una furia, per scomparire dietro gli alberi, come una fontana. Kai rimase di sasso, senza capire. Sbatté le palpebre, più volte, improvvisamente rigido e sulle sue. Perché non capiva?
    Si guardò intorno, improvvisamente solo. A dividerlo da Nicole c'era una fila di alberi, quindi non poteva vederla, ma grazie al suo udito riusciva a sentirla con un minimo di concentrazione. O meglio, sentiva il gorgogliare della fontana unito a qualche suono d'acqua irregolare, probabilmente lei che si lavava, ma...
    Alla fine, aggrottò le sopracciglia, imponendosi di pensare. C'era qualcosa che non andava. La richiesta di non essere guardata, il suo rossore, la balbuzie... Erano sicuramente segni di agitazione, decise. Ma il motivo gli restava oscuro. Scese dall'albero, con un balzo lieve, come quello di un felino, senza fare rumore. Non riusciva a trovare una soluzione. Infine schioccò le dita, serio.
    "Non capisco quale sia il problema, ma direi che... Non vuole essere guardata." concluse, serio.
    Bene, ma allora cosa poteva fare?
    "Evitare che qualcuno si avvicini a lei...?" l'idea lo mandò in panico temporaneo. Come poteva? Accidenti.
    Chiuse gli occhi, ascoltando intorno a sé. Grazie al cielo sentiva solo Nicole, nelle vicinanze, ma...
    Poco più in là, dei passi.

    Rapidissimo, Kai corse in quella direzione. Passò, correndo, accanto a Nicole, ma non la guardò. Girò l'angolo e strisciando in terra si arrestò... Davanti ad un barbuto giardiniere. Stava semi piegato e raccoglieva le foglie autunnali da un lato. Si guardarono, entrambi, come se fossero degli alieni, e mandarono entrambi dei versi stupiti e meravigliati. Sembrava una scena uscita da un fumetto. L'anziano giardiniere, in carne e dalla folta barba rossiccia, si trovata davanti una ragazzo bianco come la morte con capelli fantasmagorici ed occhi rosso sangue, gola che nonostante la fasciatura era evidente che fosse aperta, petto scoperto e costellato da spesse e profonde cicatrici, stigmati nelle mani e nei piedi nudi, che lo guardava come un alieno, con un pugnale legato ad un fianco. Il povero Kai vedeva per la prima volta un uomo vivo in carne ed ossa che non avesse la pelle bianca come il gesso, grasso, vestito a suo avviso da pagliaccio, con occhi piccoli e porcini, e soprattutto adulto ed avanti con gli anni. Che razza di creatura era quella? E perché andava verso Nicole?
    Entrambi fecero un balzo all'indietro, con un mezzo grido. Il giardiniere gli puntò contro il forcone con cui stava spostando le foglie, convinto di avere davanti un fantasma o un qualche tipo di demone. Kai estrasse il pugnale, di riflesso, con un ringhio tra lo stupito ed il difensivo, mettendosi in guardia.
    "CHI SEI?" tuonarono, entrambi, in sincronia. Kai con voce inumana, davanti all'alieno aggressore, e il giardiniere con forza dettata dalla stupidità bigotta e dalla paura. La cosa poteva finire male.
     
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    Si sedette sul bordo della fontana, continuando a raschiare via polvere e altro dalla pelle e ripensando all'espressione confusa di Kai. Era ovvio, scordandosi tutto, non poteva avere idea di cosa fosse il pudore, chissà, magari qualche volta si era pure chiesto perché bisognasse portare i vestiti. Doveva spiegargli un paio di cose, e soprattutto doveva trovare il coraggio di mostrarsi nuda di fronte a lui, in fondo quel ragazzo era... come si diceva? La sua dolce metà? In ogni caso dovevano conoscere ogni sfumatura l'uno dell'altra, stare insieme voleva dire anche quello. Meglio pensarci più tardi, comunque. Il gorgoglio della fontana stava iniziando a rilassarla, e sarebbe stato uno spreco non approfittare di tanta calma, quindi riprese a lavarsi facendo finta di essere l'unico essere senziente rimasto al mondo. Certe volte pensava che quella sarebbe stata la soluzione perfetta per stare in pace con tutti: rimanere da sola, in eterno. Anche se adesso c'era Kai. Del resto sarebbe stato facile aggiungerlo a quell'immagine di pace: solo loro due, soli al mondo senza nessuno ad ostacolare la loro unione.
    Si guardò intorno. Nessuno. Non sapeva se esserne contenta o delusa, una piccola parte di sé aveva desiderato Kai lì, a farsi il bagno con lei. una parte molto piccola, effettivamente, ancora si sentiva imbarazzata all'idea. Si immerse di nuovo, concentrandosi nel lavarsi i capelli, assorta nel compito al punto da non vedere Kai passare accanto a lei. Non poté ignorare però tutta una serie di versi e rumori che provennero poco dopo a qualche metro di distanza. Riconobbe subito la voce del ragazzo, mescolata a quella di un uomo più anziano.
    Questa non ci voleva. Che fare? Spostò lo sguardo verso i vestiti, pugnali compresi, che aveva lasciato a terra. No, non sarebbe corsa in aiuto a Kai nuda, piuttosto avrebbe preferito morire, e non aveva tempo per divertirsi. Meglio pensare a qualcosa di più astuto.
    Che stupida, basterà terrorizzare il malcapitato. Per quanto carino Kai è inquietante quanto qualsiasi altro non-morto, agli occhi degli umani, basterà poco per terrorizzare quel tipo. si disse. Senza ulteriori scoppiò nella sua tipica risata fredda, vuota, senza alcuna traccia di emozioni. Sarebbe bastata senz'altro a spaventare chiunque. Per dare un ulteriore tocco macabro alla cosa alzò le braccia al cielo ed evocò i suoi poteri. Una nuvola di fumo viola fuoriuscì dai pori della sua pelle. Sicuramente l'uomo l'avrebbe vista e avrebbe pensato a chissà quale potere demoniaco.
     
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  15. S h a u l » »
     
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    Una risata fredda ed inumana eccheggiò da dietro l'angolo. Completamente inaspettata, fece rizzare i capelli in testa sia a Kai che all'uomo, ed entrambi, ancora in una mimesi comica, fecero un balzo, all'unisono, voltandosi verso Nicole, nascosta dietro l'angolo da una siepe e da un filare di meli, facendo perfettamente in tempo a vedere la nuvola di fumo viola uscire da sopra gli alberi. E qui finalmente le reazioni dei due si diversificarono. Kai rimase a fissarla, interndetto, ed il nerboruto giardiniere, non potendosela spiegare, cacciò un urlo, che fece sobbalzare Kai. Lui si voltò di nuovo verso di lui, come al rallentatore, e l'uomo incrociò il suo sguardo rosso fuoco. Fu il colpo di grazia per l'uomo che, spaventato, caricò contro quel demone pallido con un urlo, conficcandogli il forcone nelle sue intenzioni del petto, nei fatti - dato che Kai si era spostato di riflesso - gli causò solo tre tagli ad un fianco.
    La situazione parve gelarsi, mentre una goccia di oscurità, con lentezza, cadeva a terra, seguita poi da altre. Kai emise un verso che era in misto tra un ringhio - la sua reazione istintiva - ed un sibilo, cioè che data la sua gola riuscì effettivamente a produrre. Improvvisamente i suoi occhi si colmarono di furia omicida, inaspettata. Erano ore che il dolore, la paura e la rabbia lo rivoltavano come un guanto, oltre ai poteri neonati che ancora premevano per uscire, e capitava quella feccia. Quella cosa dall'aspetto insolito che urlava e si avvicinava a Nicole, senza volerlo certo, ma lui non lo sapeva, e che adesso osava ferirlo. Ferirlo!
    Veloce come un serpente, Kai afferrò con la mano sinistra il forcone dell'uomo, che facendo un passo indietro aveva comunque tentato di colpirlo di nuovo, ma alla gola. Appena lo ebbe tra le mani gli diede uno strattone, facendo barcollare in avanti l'uomo, e costringendolo al contempo a lasciare la presa. Strinse le dita sul legno del manico, spezzandolo all'istante, furibondo. L'uomo non ebbe poi nemmeno il tempo di urlare che Kai gli fu addosso. Lo colpi al petto, con forza, facendolo collassare all'istante. L'uomo cadde di schiena, e anche parecchi metri indietro. Urlò per il dolore, probabilmente con una spalla fratturata, e questo fece ancora impazzire Kai di più.
    In in secondo colmò la distanza che li separava, e gli fu sopra. L'uomo urlò, disperato, cercando di colpirlo con il braccio sano, al viso. Ci riuscì, ma Kai nemmeno lo sentì. Alzò il pugnale, veloce come in serpente, e furioso come una tigre, una valvola di sfogo appena trovata, e lo calò sul petto dell'uomo, conficcandolo sino alla impugnatura.

    Non sapeva a cosa stava pensando. Non si rendeva nemmeno conto della cosa irreparabile che stava facendo. Non ne aveva la sensibilità, in quel momento era solo un fascio di nervi e rabbia. E quell'uomo andava cancellato, nella sua testa. Le sue urla, continue e disperate anche dopo che ebbe estratto il pugnale, gli davano alla testa. Non aveva idea di come fosse fatto il corpo umano, altrimenti avrebbe mirato al cuore, o alla gola. Invece lo colpì ancora due volte al petto, appena sotto i polmoni tra l'altro, in modo che l'altro fosse comunque in grado di urlare.
    Ma l'uomo, dopo tre pugnalate, non moriva. E Kai si ricordò, come un lampo, quello che gli aveva detto Celestina poche ore prima, al cimitero. "I punti migliori sono senza dubbio la testa ed il cuore"... Dov'era il cuore? Kai, come un serpente, fissò lo sguardo sul viso dell'uomo, che si dimenava con le ultime forze, cercando di scrollarsi Kai di dosso. Inutile, non poteva competere con la sua forza. Con un accenno di sorriso crudele Kai gli afferrò la gola, tenendolo fermo, e gli conficcò il pugnale fino all'elsa in fronte, trapassandolo.

    Finalmente l'uomo morì. Era stato un lavoro brutale ed animale, dettato dalla rabbia e dall'ignoranza. E Kai si calmò, a sua volta. Senza ansimare, senza emettere un suono, non si mosse, freddo e calmo, lo sguardo fisso in quello rovesciato e colmo di sangue dell'uomo.
    Che cosa era successo?
    L'evento non lo aveva scosso. Non lo comprendeva. Sapeva solo che era ancora arrabbiato, e sentiva l'oscurità palpitare impaziente ed affamata, furiosa, nelle vene. E che gli esseri umani perdevano sangue rosso. Sangue che gli ricopriva il petto e le mani, fino ai polsi, e che era schizzato, per la brutalità, anche sul viso e sui capelli. Sangue che usciva dalla testa dell'uomo, in quantità incredibili, che macchiava il vialetto di ghiaia dove erano entrambi i cadaveri. Il pugnale, ancora conficcato nella testa dell'uomo, splendeva sotto i raggi del sole neonato.
    Però l'uomo ora taceva, fermo. E la sua rabbia aveva trovato un soddisfaciente sfogo.
     
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