Anima perduta

Kai e Celestina

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    «Parlato»
    "pensato"
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    Scheda Kai


    Kai alzò gli occhi al cielo. Nei grandi occhi rossi la luna si rispecchiò come una sfera d'argento, rendendolo apparentemente cieco per pochi istanti. Il ragazzo inspirò l'aria fredda della notte, sentendone il profumo. Ma non il piacere del respiro. Chiuse gli occhi, come se fosse stanco, celando le iridi vermiglie con le folte ciglia candide.
    Era cambiato tutto. Seduto su una grande croce di marmo, da un lato del vecchio cimitero, il giovane Kai restava seduto sotto la luna di quella notte oscura, immobile come una statua. Non sentiva più il bisogno di muoversi. Di respirare, di nutrirsi, di vivere. Poteva rimanere lì in eterno. Il tempo aveva cessato di avere importanza. Non lo poteva più sfiorare...
    Sarebe sopravvissuto comunque. Perchè era già morto.
    "morto..." assaggiò quella parola sfiorandola con il pensiero, titubante. Non per il fatto in sé. Titubante per i ricordi... Di vita. Sentiva di essere morto. Non aveva istinti vitale. Ma i ricordi... Si mosse, massaggiandosi la fronte. Un gesto automatico e inutile, visto che non poteva più sentire dolore. Gli mancava? Ma se ancora i ricordi filtravano appena la nebbia di Kyriel... Non lo sapeva. Non ne era sicuro. Ma il tatto... Quello sì. Lo ricordava. Il calore del sole sulla pelle...
    Ora lo scottava. La sua pelle era così... Bianca...
    Kai scosse il capo. La verità era che non lo sapeva. Era confuso. Non ricordava come era morto. Ma sentiva un sentimento di affetto e legame con Kyriel eccezionale... Il suo padrone.
    Eppure...
    Alzò il capo, guanrdandosi intorno stancamente. Dovevano essere le tre di notte, o qualcosa di simile. Il cimitero era deserto. Deserto... Era un deserto, quello che aveva dentro. Niente ricordi, niente anima... Solo una mente agitata e confusa, timorosa ed emotiva. Eppure lì c'era qualcosa.
    Doveva esserci già stato. In passato. Chissà quando, chissà a fare cosa... Chiuse gli occhi, concentrandosi, e una forte folata di vento gli mosse i capelli bianco-azzurri da un lato, agitandogli la giacca-mantello nera e blu.
    Era una notte fredda. Ma lui non aveva freddo. In passato lo aveva avuto. Improvvisamente un'immagine flash gli apparve davanti agli occhi. Neve. Bianca, gelida. Mani piccole, arrossate. Il suo piccione nel suo cappuccio, a scaldarsi con lui.
    Non ricordava il suo nome.
    Sospirò, triste, nel buio della sua mente e della sua morte nera, come la notte che inghiotteva il cimitero.
     
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    Ecco cosa succede a lavorare di notte. si disse fra sé Celestina, imprecando contro il sonno che rifiutava di arrivare. Negli ultimi tempi si era gettata assiduamente nel lavoro, e come risultato non riusciva più a dormire la notte, trovandosi quindi a vagare nell'oscurità cercando di prendere sonno. Inutile.
    Decise di farsi un giro nel cimitero. Da viva aveva sempre avuto paura di quel luogo, ma ora lo trovava quasi accogliente.
    Si intrufolò nella casa di un venditore di fiori, prendendone qualcuno e lasciando qualche moneta in cambio, poi superò i cancelli del camposanto e iniziò a cercare le tombe delle sue vittime, lasciando un fiore su ciascuna di esse. A furia di girare si ritrovò davanti tre tombe affiancate, un'intera famiglia. Si ricordava bene quell'omicidio, era avvenuto proprio in quel cimitero. E si ricordava soprattutto quei dannati scocciatori che a momenti avevano mandato tutto a monte. Gettò lì il resto dei fiori con un gesto rabbioso. Quella volta avrebbe probabilmente fatto una strage se non fosse intervenuto quel dolcissimo angelo. Era stato l'unico evento positivo della giornata. Al contrario di quel dannatissimo ragazzo. Quanto l'aveva fatta arrabbiare! Camminò ancora per qualche minuto quando intravide proprio quello stesso ragazzo. Eh, no. Se mi rivolge la parola lo ammazzo sul serio, meglio girare al largo. si disse, quando si accorse dell'immobilità del giovane. Un'immobilità che conosceva bene. Si avvicinò di soppiatto per vedere meglio. Non era possibile, si stava sicuramente sbagliando. Invece no. La pelle bianca, le iridi rosse, tutto corrispondeva. Era diventato anche lui un immortale, un non-morto. Saltò fuori dal suo nascondiglio, andando davanti a Kai (se ricordava bene si chiamava così). Un sorriso maligno gli comparve sul viso. Dimmi: predichi ancora il perdono, dopo che ti è successo questo, idiota?
     
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    Kai continuava a contemplare la luna, assorto nei propri pensieri, immobile come una statua. Sembrava non vederla, intento a ricordare... Frammenti di vita.

    C'era stato tanto bianco, nella sua vita. C'era stato dolore. Paura, ma anche calore.
    Un sorriso. Tre bambini. Un'anziana signora dagli occhi azzurri e vivaci. Un involtino di carne caldo.


    Erano flash improvvisi e senza alcun ordine logico e cronologico. Lo lasciavano stupito e più disperato di prima. Ciò che lui era non era altro che una coscienza incisa sulla fronte, legata dall'oscurità al cervello morto. Sotto alla frangetta bianco-trasparente, ma corporea, la cicatrice coperta recitava il suo nome.
    Kai Elcuin.
    Qualsiasi cosa volesse dire.

    All'improvviso una ragazzina bianca dai capelli azzurri gli comparve davanti, con un balzo, sorridendo malignamente. Kai non l'aveva sentita arrivare, perso nei suoi pseudo ricordi, e si prese un colpo. Emettendo un verso inarticolato - misto a sorpresa, allarme e paura - rovinò all'indietro dall'equilibrio raggiunto sulla spessa e massiccia croce di marmo, cadendo di schiena sull'erba del cimitero con un tonfo. Tuttavia il suo corpo aveva già agito senza che lui nemmeno avesse avuto bisogno di pensare. Aveva appena toccato terra quando un braccio si era mosso a ribaltarlo e a rimetterlo in piedi con una specie di piroetta all'indietro. Riatterrò quasi in piedi, stupito. Dove e quando le aveva imparate, quelle cose...? O le sapevano fare tutti?
    L'oscurità nelle sue vene - l'unica cosa che ancora si muoveva, forse - fremette inquieta rispondendo alla sua inquietudine, mentre il ragazzino alzava il volto maledettamente pallido e cerchiato di occhiaie sulla ragazzina vestita di nero. I capelli ricadevano disfatti e disordinati - lisci e dai riflessi azzurrognoli - sul viso e sulla schiena, lunghi nella mezza coda rovinata.
    Dimmi: predichi ancora il perdono, dopo che ti è successo questo, idiota? Lo apostrofò quella, dando prova di conoscerlo. Kai la fissò, vedendola distintamente nella notte come se fosse stato giorno, solo in bianco e nero.
    Non la riconosceva.
    «Di cos...» La sua voce lo fece sussultare. Chiara, tremendamente innaturale, senza incrinature... Qualla di un fantasma. Abbassò lo sguardo sulle sue mani: una era appoggiata a terra, bloccata in una posizione pronta allo scatto, vicina al ginocchio in terra, e l'altra... Teneva in mano il pugnale di ossidiana, che non ricordava di aver estratto. Inorridì. Per un istante. Poi l'oscurità dentro alle sue vene ribollì, e lui si sentì...
    uccidila.
    Kai alzò lo sguardo rosso fuoco, fissandolo in quello della ragazzina di fronte a lui. Gelido, innaturale.
    Non Kai.
    «Chi sei?» chiese, con quella sua voce innaturale e quasi aggressiva. Non era più Kai. Sentiva di... Dover uccidere.
    Era arrabbiato. Era triste. era disperato, solo, confuso. Era, ora... Incattivito. Anche se... Dentro di lui... Lo sentiva sbagliato.

    Eppure era lì, si faceva i fatti suoi. Cercava di tenere insieme i cocci di quello che rimaneva di lui... E chi era quella femmina??? Cosa voleva da lui... Perchè non lo si lasciava in pace?
    Aveva bisogno di tempo. Tra il gelo omicida nei suoi occhi vibrò una scintilla di disperazione.
     
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    Il ragazzo sembrò incredibilmente sorpreso dall'apparizione di Celestina, al punto che rischiò di finire a terra, se i riflessi tipici dei non-morti non l'avessero salvato. La ragazzina solitamente avrebbe riso a tanta imbranataggine, ma quella scena l'aveva sorpresa. Non aveva visto molti come lei in vita sua, ma quelli che avevano visto non si lasciavano prendere così di sorpresa. Forse doveva ancora fare i conti con la sua nuova condizione. Oppure era rimasto il fesso di prima. Certe cose non le cambia neanche la morte.
    La successiva reazione di Kai la sorprese ancora di più, visto che sfoderò un pugnale, pronto a balzare su di lei. Ma guarda, un'arma. Vuoi davvero uccidermi? Hai smesso di predicare la bontà e il perdono? nella voce della non-morta non c'era traccia di emozione, sembrava un alchimista che osservava un esperimento. Il fatto che Kai sembrasse più sospettoso e meno candido di un tempo era una buona notizia, sarebbe sopravvissuto più a lungo di quanto avesse mai potuto fare quando era vivo. In fondo Celestina non aveva nessuna intenzione di ucciderlo, non si era macchiato di nessun crimine e non l'avevano pagata per eliminare quel ragazzo.
    Poi Kai pronunciò una frase che la sorprese. Il necromante che l'aveva risvegliato non doveva aver fatto un buon lavoro, visto che evidentemente non si ricordava di lei. Comunque era meglio indagare, magari la stava prendendo in giro. Ma come, non ti ricordi? Ci siamo conosciuti proprio qui. Io stavo cercando di compiere il mio dovere togliendo la vita ad uno scarto umano e tu hai tentato di fermarmi predicando il perdono, secondo le leggi di quel dio assurdo e senza nome che veneri. O veneravi. scosse la testa Quanto mi hai fatto arrabbiare, quella notte, stavo per farti cose di cui mi sarei pentita.
    Non le preoccupava di aver detto al ragazzo che aveva tentato di fargli cose brutte, quel tipo non le destava nessuna paura, probabilmente non sapeva neanche quali erano le sue nuove capacità. E se avesse tentato di ucciderla non l'avrebbe mai scoperto.
     
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    Ma guarda, un'arma. Vuoi davvero uccidermi? Hai smesso di predicare la bontà e il perdono? La voce della nonmorta era fredda e atona, priva di emozione o interesse. Tanto bastò per pacare l'oscurità ribollente nelle vene del nuovo Kai. Il neo-nonmorto spalancò gli occhi, in un gesto innato innocente, stupito e spaventato. Abbassò il pugnale, confuso.
    Quella ragazza lo conosceva.
    Ma come, non ti ricordi? Ci siamo conosciuti proprio qui. Io stavo cercando di compiere il mio dovere togliendo la vita ad uno scarto umano e tu hai tentato di fermarmi predicando il perdono, secondo le leggi di quel dio assurdo e senza nome che veneri. O veneravi. Quanto mi hai fatto arrabbiare, quella notte, stavo per farti cose di cui mi sarei pentita.
    Kai sbattè le palpebre un paio di volte, guardando attenatamente la nonmorta. Lo stava confondendo enormemente. Dio...? Scarto umano? Fece un passo indietro.
    Voleva andarsene. Non sapeva niente. Voleva tornare da Kyriel. Lui gli avrebbe spiegato tutto. Non doveva allontanarsi così presto dalla cattedrale, non sapeva nulla di quel mondo...
    Ma i ricordi...
    La guardò meglio. Cercando di ricordare... Qualcosa. Inutilmente.
    Si passò una mano sul viso bianco, scuotendo il capo.
    Era disperato.
    «Oh, davvero. E cosa mi avresti voluto fare? E soprattutto chi sei e cosa avrei fatto? Ti farà un po' strano, ma non ricordo assolutamente nulla, di te.» disse, piatto.
     
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    Celestina fissò il ragazzo con un misto di curiosità e incredulità. Non riusciva a capire come mai il Kai non ricordasse nulla. Aveva perso la memoria prima di venire resuscitato? Oppure il necromante che aveva compiuto l'opera voleva ottenere un servo senza memoria? No, probabilmente era giusta la prima, non si mandano in giro i servi in questo modo. Oppure non ricordava niente per altri motivi. Le possibilità erano innumerevoli e non aveva voglia di ponderarle tutte. Una cosa era sicura, non avrebbe potuto divertirsi come avrebbe voluto a prendere in giro il redivivo imbecille. Oltretutto la discussone poteva farsi pericolosa, se gli avesse rivelato i dettagli del loro incontro. Non avendo più quella stupida tendenza al perdono, avrebbe potuto offendersi e attaccarla. Non che gli facesse paura, ma avrebbe preferito evitare lo scontro.
    Mi stai confondendo, sai? Io non ho mai avuto problemi a ricordarmi chi sono stata quando ancora respiravo, tu invece hai un vuoto totale in testa. Non che prima avessi un grande cervello, ma almeno non avevi vuoti di memoria. mormorò, più a se stessa che al ragazzo. Comunque, non penso sia importante riferirti i particolari del nostro incontro, ormai sei una persona diversa dal fesso che eri da vivo. Segui il mio consiglio, non cercare di recuperare i ricordi, probabilmente sei morto per la tua stupidità, e anche se ora sei più difficile da eliminare ci sono ancora cose capaci di farti male.
    La non-morta fece una pausa, chiedendosi se avesse ascoltato il suo consiglio oppure l'avesse solo spronato a recuperare i suoi ricordi. Scosse la testa. Non importava. Se fosse tornato quello di un tempo sprecando la sua seconda possibilità, peggio per lui. Comunque, meglio dargli una possibilità. Si avvicinò a lui fino ad averlo il più vicino possibile, celando sotto un'espressione ancora più fredda di prima il disagio che provava a stare così vicino a qualcuno. Un unico avvertimento. Io sono un assassina, uccido su commissione, anche se i miei bersagli sono sempre esseri spregevoli. Quando ci siamo incontrati per la prima volta hai cercato di fermarmi, e ci mancava poco che non portassi a termine il mio dovere. Quella volta non mi sono vendicata, ma prova di nuovo a fare qualcosa de genere e farò in modo di eliminarti definitivamente. sibilò, con voce glaciale.
     
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    Mi stai confondendo, sai? Io non ho mai avuto problemi a ricordarmi chi sono stata quando ancora respiravo, tu invece hai un vuoto totale in testa. Non che prima avessi un grande cervello, ma almeno non avevi vuoti di memoria. Mormorò piano la ragazza. Tuttavia Kai la sentì ugualmente. Aggrottò le sopracciglia, serio e vagamente contrariato. Lui non sapeva niente di niente, ma... era stato così idiota? No, non lo credeva. Nessuno crede mai di essere stupido, no?
    Comunque, non penso sia importante riferirti i particolari del nostro incontro, ormai sei una persona diversa dal fesso che eri da vivo. Segui il mio consiglio, non cercare di recuperare i ricordi, probabilmente sei morto per la tua stupidità, e anche se ora sei più difficile da eliminare ci sono ancora cose capaci di farti male. continuò lei. Kai fece per aprire la bocca per parlare quando la nonmorta candida - nella sua vista notturna la vedeva tutta bianca, eccezion fatta per gli occhi che gli apparivano grigi e per le vesti - gli si avvicinò rapidamente contro. Fece per alzare d'istinto il pugnale per dividerli, con un brivido, sentendo di nuovo l'istinto a colpire... Ma si fermò a metà del movimento.
    Non voleva capire? Non voleva sapere? Era rinato da... Oggettivamente pochi giorni. Troppo poco, e doveva ancora capire molte, molte cose. I suoi istinti, i suoi flash di ricordi, i suoi poteri... Ciò che era naturale e ciò che no. Ciò che dipendeva da Kyriel, e quanto lui gli fosse succube. Doveva capire cosa fosse il mondo e rimettere insieme i cocci della sua esstenza. Almeno in parte.
    Quindi, voleva colpire una creatura che sapeva qualcosa su di lui? O peggio... Quanto era vantaggioso abbandonarsi a istinti simili?
    Il ragionamento avvenne in una frazione di secondo, e Kai se ne stupì. Era strano pensare in maniera così cinica e obiettiva. Non pensava di esserne capace... Evidentemente in vita aveva posseduto determinate capacità.
    Voleva scoprire tutto sul suo vecchio sé.
    Un unico avvertimento. Io sono un assassina, uccido su commissione, anche se i miei bersagli sono sempre esseri spregevoli. Quando ci siamo incontrati per la prima volta hai cercato di fermarmi, e ci mancava poco che non portassi a termine il mio dovere. Quella volta non mi sono vendicata, ma prova di nuovo a fare qualcosa de genere e farò in modo di eliminarti definitivamente. sibilò gelida la ragazza. Kai fece due più due. Alzò, appiccicato alla ragazza - le mani in segno di resa.
    «Va bene, va bene.» disse, con un sorriso esitante «Lo farò, se... Che ne dici se facciamo un patto?» il sorriso si allargò, mostrando una dentatura perfetta dai piccoli canini affilati, che di certo in vita non aveva «Io sarò stato risvegliato da al massimo... Ehm, novantasei ore? Penso.» il sorriso si spense e gli occhi rossi si illuminarono dall'interno, con lo stesso cipiglio che aveva assunto nel difendere con tanta ostinazione l'alchimista che giaceva tre metri sotto terra poco lontano da loro. Non poteva saperlo, ma quel suo viso giovane... Dai tratti quasi angelici, bianco e con pesanti occhiaie... Così serio e deciso, era lo stesso determinato e tremendamente deciso di allora. «Io non so nemmeno bene cosa voglia dire essere un'assassina. Non so com'è fatta la neve, di che colore è il sangue. O meglio» si picchiettò lentamente con un lungo indice bianco sulla tempia «Qui dentro... C'è qualche ricordo. Flash, soprattutto, ma mi lasciano solo più confuso. E poi, questo corpo... Non capisco cosa voglia» terminò, in un sussurro. Poi tornò a fissare gli occhi di fiamma in quelli altrettanto intensi di Celestina «Tu lo sai. Sei come me, e oltretutto mi... conoscevi? Insomma» fece un gesto vago con la mano «Non ho ben capito che torto ti ho fatto, ma ti posso chiedere scusa. Solo, aiutami, e ti sarò debitore. Non ti darò più fastidio, cosa che invece potrei fare se imparassi da solo prendendo facciate. Voglio solo capire... Chi ero, le regole di questo mondo... Ciò che posso fare solo io e ciò che possono fare tutti. E mettere a tacere questi flash o... Chiarirli.» abbassò le mani, guardando celestina. Lui non era alto, ma la ragazzina era ancora più bassa, magra e minuta di lui. «Mi puoi aiutare...?» fece una pausa, come se stesse pensando.
    «Ah... E non so nemmeno come ti chiami. MAgari il tuo nome potrebbe aiutarmi. Eravamo nemici?» aggiunse, con un sorriso tra il dolce, l'innocente e il divertito.
    Era incredibile. Non si rendeva conto di quanto sembrasse stupido e innocente insieme. Una faccia di bronzo senza pari, probabilmente, o Celestina aveva davvero ragione, e lui era un deficiente.
    Se solo avesse saputo cosa voleva dire.
     
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    La non-morta fissò il ragazzo con occhi sempre più stupiti. La situazione stava anche iniziando ad imbarazzarla, come si poteva notare dal velato rossore delle guance. Non le piaceva molto il contatto fisico e si era accostata a Kai fin troppo. Ora che faccio? Di sicuro non sono la persona adatta a dare lezioni sulla vita, senza contare che potrei far arrabbiare il necromante che l'ha resuscitato, se gli insegnassi qualcosa di sbagliato.
    Era confusa e non sapeva come iniziare il suo discorso. Doveva sapere di più su quel ragazzo, voleva sapere tutto il poco che poteva dirle. In caso il creatore di Kai avesse avuto qualcosa da ridire avrebbe chiesto scusa. O l'avrebbe eliminato. Se aveva intenzione di tenere il ragazzo come schiavo sarebbe stato giusto liberare il giovane dalla prigionia. E poi? Non poteva certo farlo vagare per il mondo, nello stato in cui era. Doveva per caso tenerlo con se? E dove, poi? Lei viveva in una cavità su un albero, non c'era assolutamente spazio per entrambi. Doveva capire meglio in che guaio si stava cacciando.
    Se ci tiene a saperlo, un assassino è qualcuno che uccide la gente, a volte per denaro, altre per il piacere di farlo, la neve è bianca e il sangue è rosso. Queste sono cose semplici e te le posso dire. Per quanto riguarda il resto, prima mi devi dire qualcosa tu. Perché sei stato resuscitato? Sei uno schiavo oppure qualcos'altro? Nel primo caso saresti destinato a servire il tuo padrone per sempre senza sapere nulla sul tuo passato, e se ti dicessi qualcosa sarei nei guai. Nel secondo caso, posso provare ad aiutarti, e prima o poi anche il tuo padrone ti chiarirà tutto. Dimmi, allora. Cosa sei?
     
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    Se ci tiene a saperlo, un assassino è qualcuno che uccide la gente, a volte per denaro, altre per il piacere di farlo, la neve è bianca e il sangue è rosso. Queste sono cose semplici e te le posso dire. Per quanto riguarda il resto, prima mi devi dire qualcosa tu. Perché sei stato resuscitato? Sei uno schiavo oppure qualcos'altro? Nel primo caso saresti destinato a servire il tuo padrone per sempre senza sapere nulla sul tuo passato, e se ti dicessi qualcosa sarei nei guai. Nel secondo caso, posso provare ad aiutarti, e prima o poi anche il tuo padrone ti chiarirà tutto. Dimmi, allora. Cosa sei?
    Kai fece un passo indietro, alzando il capo verso la luna. Già, non ci aveva mai pensato prima. In ogni caso doveva dirle ciò che gli era più vantaggevole o la verità? Meglio la verità, non sapeva quali danni avrebbe potuto fare, non sapendo nulla. Anche se l'istinto alla menzogna si era fatto per un istante pressante sulle sue labbra, come se fosse quasi abituato a farlo... Gli uomini quindi mentivano. E forse lui era un po' troppo acuto per rimanere ignorante tanto a lungo.
    Aveva bisogno di una seria alleata. E la ragazza - che ancora NON si era presentata! C'era qualcosa di pericoloso nel rivelare un nome? Doveva starci attento? Che cosa ben definiva poi il concetto di "pericoloso"? Non sapeva niente, e aveva fame nello spirito - capitava davvero a pennello.
    «Be'» iniziò, tornando a posare lo sguardo su Celestina, presa la sua decisione «Innanzitutto il mio padrone ha due grandi ali nere, da corvo, è sempre incappucciato e perennemente circondato da Corvi, ancora non ho capito bene quanti. Si chiama Kyriel. Ti dice qualcosa?» fece una pausa «Non so come sono morto. Non ricordo nulla della mia vita precedente se non qualche flash, come ti ho detto. Lui dice che prima o poi si metteranno in chiaro da soli e di lasciarli chetare, che mi procureranno solo dolore. Solo che non riesco a ingorarli sul serio; sono troppo intensi.» respirò profondamente, senza nemmeno rendersene conto, come vecchia abitudine «Sul corpo non ho cicatrici. Solo questa.» si sollevò la frangetta con un amano, mostrando la sottilissima e perlacea cicatrice che gli incideva il nome sulla fronte. Kai Elcuin. «E non mi ha rivelato per quale motivo sono stato riportato indietro. Ha detto» disse, ricordando all'improvviso «Che nel mio vecchio ego umano vi era un qualcosa di potente, un'anima dannata, che mi aveva schiacciato e soggiogato. E che lui mi aveva liberato, riportandomi in vita, per non sprecare la mia esitenza. » Nuovamente serio, ma calmo, guardava la piccola nonmorta. «Questo è quanto mi ha rivelato. » terminò. «Ha detto che mi avrebbe guidato. E insegnato, come maestro ad allievo. Ha detto che avrei eseguito i suoi ordini, ma non mi ha legato in alcun modo. Mi ha lasciato libero di esplorare, e sono qui. Ha detto che ero libero, ma che avevo bisogno di lui. E quando gli chiesi cosa sarebbe accaduto se gli avessi mai disubbidito ha risposto che nulla sarebbe accaduto, in quanto lui mi offriva il suo aiuto.»
    L'innocente Kai in vita non era stato così innocente. Non possedeva più iostinto animale, ma se lo sentiva nel cuore. Le cose non vanno mai come sono presentate... Ma lui non sapeva ancora fidarsi di se stesso.
     
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    Celestina si concesse un sospiro di sollievo. Non si sarebbe trovata nei guai a parlare con quel redivivo. Certo, la descrizione del suo maestro era un po' inquietante. Un angelo necromante? Strano, a sentirsi. Tornò a guardare Kai, sentendo una qualche affinità col ragazzo, non che le piacesse, ma non le provocava il disgusto che sentiva quando era vicina ad un uomo. Si ricordava ancora come si era sentita dopo essere tornata in vita. Il dolore, l'ira, la disperazione. Se non fosse stato per il Maestro sarebbe probabilmente impazzita... o più pazza di quanto fosse adesso. Anche Kai avrebbe avuto bisogno di una guida, e per fortuna il suo necromante era disposto a guidarlo. E aveva anche lei. Le suscitava uno strano istinto di protezione, sembrava un bimbo che aveva appena iniziato a guardare il mondo. Sono ancora così umana da provare simili emozioni? si chiese, sorpresa e paura al tempo stesso lampeggiarono nei suoi occhi. Ringraziando gli Dei, ogni volta che pensava di starsi per trasformare in un mostro arrivava qualcosa che le faceva scoprire il contrario. Anche se era la prima volta che un maschio le suscitava emozioni simili. Scosse la testa, tornando a concentrarsi su Kai. Fece qualche passo indietro, leggermente imbarazzata. Sei fortunato, da come me lo descrivi il tuo maestro sembra una brava persona, molti necromanti ci vedono come giocattoli. Ti consiglio di ascoltare i suoi consigli, probabilmente potrà dirti molto di più di quello che potrei dirti io, su tutto. Ma sei vuoi chiedermi una qualunque curiosità, o andare da qualche parte, stanotte non ho impegni. scosse la testa Sai che sei la prima persona di sesso maschile che non mi fa venire voglia di uccidere che incontro da un po' di tempo a questa parte?
     
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    Sei fortunato, da come me lo descrivi il tuo maestro sembra una brava persona, molti necromanti ci vedono come giocattoli. Ti consiglio di ascoltare i suoi consigli, probabilmente potrà dirti molto di più di quello che potrei dirti io, su tutto. Ma sei vuoi chiedermi una qualunque curiosità, o andare da qualche parte, stanotte non ho impegni.
    Kai annuì, sorridendo con quel suo sorriso innocente, che non era mutato. Lui era lo stesso di prima, almeno nel fisico. Magro e sottile con un giunco, il volto liscio, giovane e infantile, gli occhi grandi... Solo la pelle perlacea, bianca come gesso, le occhiaie, le vene in risalto, i capelli eterei e gli occhi color rubino... Si sentì confortato dal giudizio di Celestina. Aveva di chi fidarsi... E lui si sarebbe fidato di Kyriel.
    Sai che sei la prima persona di sesso maschile che non mi fa venire voglia di uccidere che incontro da un po' di tempo a questa parte?
    Kai sorrise, lievemente imbarazzato. In vita... Sarebbe arrossito, con quell'aria angelica.
    «Devo considerarlo un complimento, miss...?» sbattè le palpebre «Ne sono onorato e sono felice che tu voglia aiutarmi. Solo, lo sarei ancora di più se mi rivelassi il tuo nome...» Disse, cercando di essere il meno scortese possibile.
    «E poi ci sono un sacco di cose che so fare! Insomma, più o meno... Te le posso fare vedere?» disse, tutto felice ed emozionato. Voleva imparare! E dimenticare, forse con un'amica, il dolore della sua condizione...
     
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    La non-morta fece un paio di passi indietro, sorpresa dalle parole del ragazzo. Aveva una gran voglia di schiaffeggiarsi, predicava sempre le buone maniere e non si era nemmeno presentata. Certo, si era avvicinata a Kai senza sapere che aveva perso la memoria, ma questa non era una scusa valida, avrebbe dovuto dirgli il suo nome. Fece una leggera riverenza, inchinandosi. Nicole Celestina von Auerbach. Perdonami se non ti ho subito detto il mio nome, sono imperdonabile. disse, sorridendo timidamente. Sembrava adorabile, in quel momento, completamente diversa dal gelido sicario che di solito era. Ringraziò mentalmente il ragazzo per quel momento di umanità.
    Le successive frasi di Kai la lasciarono leggermente turbata, e il tono allegro non la tranquillizzò per nulla. Aveva appena deciso di fidarsi di lui, ma quel tono era troppo confidente per i suoi gusti. E poi cos'erano quelle cose di cui parlava?
    Scosse la testa Non essere ridicola. In vita non avrebbe fatto male ad una mosca, qualunque cosa stia parlando sarà innocua. Fece un paio di passi indietro per sicurezza poi, simulando tranquillità, diede il suo consenso. Fammi pure vedere. disse, cercando di tenere lontane le mani dai pugnali. Era terribilmente paranoica da quando era resuscitata, ma come darle torto, dopo essere stata assassinata?
     
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    Kai si accorse del nervosismo della ragazza ma non lo diede a vedere. Si sedette a gambe incrociate in terra, mettendosi in posizione di naturale svantaggio, per tranquillizzarla. Nel sedersi i pantaloni neri si tirarono un po' su, mostrando le caviglie bianche come il gesso insime ai candidi piccoli piedi nudi. Rilassò le spalle e portò una mano di fronte a sé. Chiuse gli occhi rossi, e le lunghe e folte ciglia candide mandarono ombre sul suo viso pallido, rilassando tutto il corpo e concentrandosi. Era una cosa strana che Kyriel gli aveva mostrato, ma che c'entrava anche con un qualcosa dentro di lui. Concentrandosi sentiva calma. La natura, la vita, era un potere naturale che sentiva dentro di sé. Anche la morte ne faceva parte, e nulla era mutato... Se non la natura stessa del potere, come la faccia opposta della medaglia. Concentrandosi... Trovava equilibrio. E sentiva la scintilla - il rogo - di potere che danzava nelle sue vene e nel suo cuore privo di pulsazioni.
    Una luce nera, come un liquido, nacque dal centro del suo palmo. Sembrava lucida acqua nera come la pece. Kai non aprì gli occhi, la fronte agrottata, concentrato, e la nera acqua - così affascinante e lucida che sembrava essere oscurità emanante luce - crebbe attorcigliandosi su sé stessa in una colonna circolare innalzandosi verso l'alto. Crebbe sempre di più, evocata dal potere di Kai, attorcigliandosi ubbidiente intorno al suo braccio per poi girare oltre il suo collo e arrestarsi ondeggiando, risplendendo d'oscurità. come un'innaturale opera astratta dallla bellezza elegante e crudele. Bellezza che divenne improvvisamente affilata quando d'un tratto divenne solida e lucente come nero metallo riflettente la bianca luna, appena pulsante. Lunghi spuntoni simili a spessi aculei crebbero all'improvviso sul fusto del gigantesco rovo, evitando la pelle di Kai per un soffio, ma in un movimento ben calcolato e voluto.
    Era bellissimo e letale.
    Kai aprì gli occhi, sorridendo.
    «Ho imparato a fare questo, Nicole.» girò la testa da un lato, guardandolo incuriosito
    «E' una cosa che sanno fare tutti i nonmorti, per caso?»

    rovi: come Kai prima di morire fu avvolta e incatenato dai rovi, ora i rovi sono i suoi alfieri. Di energia nera, non catramosa ma simile all'affilata e letale ossidiana, ne può evocare una quantità tale da coprire dieci metri di diametro intorno a lui. Sono spessi, dalle spine che possono raggiungere anche i venti centimetri di spessore, lucenti e mobili, rapidi e pericolosi. Li può evocare dal terreno o dalle proprie mani, anche se in questo caso in quantità minore. (6 turni, se li mantiente per tutti e sei i turni necessita di 2 turni di ricarica) Non bruciano, perchè sono più simili al metallo che al legno, e non conducono elettricità. A sua discrezione a contatto con la preda oltre a ferire possono corrodere e bruciare (in quel caso può tenerli evocati solo per 4 turni)
     
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    Kai si sedette sul terreno, iniziando a concentrarsi. Ciò non tranquillizzò Celestina, il ragazzo era stato una specie di mago in vita, e sapeva bene che gli incantatori erano in grado di fare danno anche mentre restavano immobili. Probabilmente la sua paranoia era eccessiva, ma non si poteva mai sapere. Intanto, dalla mano di Kai apparve una scintilla di luce nera, che iniziò a crescere, diventando una specie di laccio che si avvolse intorno al braccio e al collo dell'incantatore. La non-morta assunse un'espressione corrucciata, facendo assumere al suo viso infantile la stessa espressione di una bambola di porcellana che teneva il broncio. A quanto pare i poteri più fastidiosi sono difficili da eliminare. Si ricordava bene di un potere simile, lacci candidi che l'avvolgevano, impedendole qualunque movimento e facendole montare un'ira terribile verso il ragazzo. Provava ancora rabbia, al pensiero di quella notte: odiava sentirsi impotente.
    Quando apparvero le spine, fece un'altro passo indietro, ringraziando gli Dei per non aver deciso di attaccare il ragazzo a vista, quei rovi sembravano dolorosi al solo guardarli. Quando Kai riaprì gli occhi e le fece quella stupida domanda, l'espressione dell'assassina era ancora corrucciata, e la risposta giunse in tono tagliente. No, sei l'unico a saper fare qualcosa del genere, e ti pregherei di non farmi più vedere questo potere, l'hai usato contro di me quando ci siamo incontrati, e mi fa ancora rabbia il ricordo. A dire il vero non era proprio così, erano lacci bianchi, senza spine. Suppongo che la rinascita abbia corrotto in parte la tua magia. disse, cercando di assumere nuovamente un espressione impassibile, impresa che riuscì solo in parte, nei suoi occhi rimase una traccia di odio verso quel potere capace di legare la gente rendendola impossibilitata a tutto.
     
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    No, sei l'unico a saper fare qualcosa del genere, e ti pregherei di non farmi più vedere questo potere, l'hai usato contro di me quando ci siamo incontrati, e mi fa ancora rabbia il ricordo. A dire il vero non era proprio così, erano lacci bianchi, senza spine. Suppongo che la rinascita abbia corrotto in parte la tua magia.
    Il viso di Kai assunse un'espressione addolorata.
    «Scusami» mormorò, mentre il rovo improvvisamente tornava liquido e si spalamava sulla sua mano, che lo riassorbì in pochi istanti, come vera oscurità, ombra, quello che era. «non lo farò più, perdonami. Non era mia intenzione fare del male.» ma mentre lo diceva le parole gli risultarono estranee, come se fossero state pronunciate per riflesso dal suo vecchio io. Mentre lesentiva risuonare nella testa si chiese se era davvero giusto non fare del male a nessuno.
    A lui era stato fatto del male.
    Alzò lo sguardo verso Celestina, illuminato dalla luna. Si sentiva addolorato, era riuscito già a far arrabbiare l'unica persona che per un istante gli era sembrato essere in grado di comprenderlo. Distogliendo lo sguardo si rialzò, puntellandosi con un braccio nudo per lo strano cappotto che indossava. Si risedette appoggiando la schiena alla croce di marmo dove si era appollaiato in precedenza, in un silenzio vergognoso. Gli dispiaceva e si sentiva sinceramente ferito, quindi taceva, cercando di mantenere il viso iil più neutrale possibile. Avrebbe esercitato i suoi poteri con Kyriel, o da solo, si disse. Non doveva più farne parola con Nicole, decise, gurardando traversalmente la luna, per non dover incrociare l'ardente sguardo della piccola nonmorta.
    In silenzio, iniziò a giocare con il pugnale di ossidiana donatogli da Kyriel.
    «Dove devo colpire un uomo, per ucciderlo?» chiese, improvvisamente, piano e pensieroso. Non ne aveva davvero idea. Per lui era tutto uguale.
     
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